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Liscio con ghiaccio

Nuovo incontro con Lost Planet 3 ad un mese dall'uscita nei negozi

PROVATO di Matteo Santicchia   —   30/07/2013

Dal momento dell'annuncio a sorpresa, targato Captivate 2012, abbiamo avuto possibilità di tornare a giocare più volte con Lost Planet 3, ma ad un mese dall'uscita, prevista per il 30 agosto, grazie ad un codice di anteprima, presumibilmente (quasi) definitivo, abbiamo passato tre ore insieme al gioco realizzato da Spark per Capcom.

Liscio con ghiaccio

Ormai conosciamo tutto sul gioco, che segna il ritorno alle atmosfere del primo capitolo, abbandonando totalmente l'impostazione coop del secondo (e sperimentale) episodio in favore di quella che è da sempre la visione originaria, ovvero sopravvivere in un ambiente ostile e ghiacciato, il tutto impreziosito da quella che sembra una spiccata voglia di raccontare una storia, senza dimenticare un gameplay che alterna fasi esplorative e di combattimento a piedi e a bordo dei giganteschi RIG da lavoro dotati di trivella e braccio meccanico dal cazzotto facile. Insomma se non è Artic Rim poco ci manca.

Granchio alla brace

Accanto quindi ai semplici "ragni", quelli che ci hanno dato più filo da torcere sono senza dubbio stati una sorta di funghetto esplosivo sputazzante, senza dimenticare una specie di zanzarona elettrica che ci colpisce da lontano. Ci attaccano sempre in buon numero e con grande ferocia, e per rendere il tutto ancor più "complicato" Spark è ricorsa senza risparmiarsi al "trucco" dei nidi, ovvero un punto di spawn visibile che va chiuso velocemente a colpi di granate quando si apre. Anche qui poca fantasia, si è certi che dietro un cunicolo, dietro una piattaforma rialzata che facciamo fatica a vedere ci sarà sempre un nido. Vai quindi di bombe o di un buon numero di fucilate tentando nel contempo di uccidere tutti gli alieni che ci attaccano.

Liscio con ghiaccio

A ravvivare queste prime fasi impegnative certo, ma poco sorprendenti ci hanno pensato gli scontri con le bestie più grandi che appaiono appena gli spazi si allargano. Quelli più piccoli, come quelli assimilabili a dei leoni con delle fruste al posto della criniera o degli armadilli corazzati e rotolanti, ci hanno impegnati a piedi. Grandi schivate, rotolate cercando nel contempo di colpire da lontano i punti deboli come da copione segnalati in rosso vivo, magari lanciandogli una granata nella bocca per abbattere di molto i tempi del combattimento. Quelli più grandi invece ci hanno visto sfruttare tutto il nostro arsenale, RIG compreso per fortuna. La lunga missione di cui parlavano in apertura, per rimettere in funzione una enorme antenna satellitare, ci ha visto salire sino alla cima di una montagna, o meglio salire all'interno di essa, rimettendo in funzione sei stazioni di controllo, il tutto liberando cunicoli e grotte pieni della solita fauna locale, noiosi nidi compresi. Arrivati in vetta, l'enorme spazio aperto ci ha fatto subito temere il peggio e infatti si è palesato un gigantesco granchio, un boss tipico del franchise. Peccato però che il RIG sia rimasto ai piedi della montagna, visto che il nostro peregrinare era inteso anche in funzione di rimettere in sesto il montacarichi. È iniziata quindi la battaglia, un lungo balletto per colpire le chele del granchio, evitando le sue cariche, cercando anche di piazzargli una bella granata nelle tonsille. Una volta ucciso, è comparso magicamente il nostro RIG dal montacarichi. Il solito tempismo dei videogiochi. Nemmeno il tempo di salire sul mech per sistemare la parabola che il fratello del granchio da poco fatto a pezzi è comparso sulla scena. Abbiamo quindi sperimentato il combattimento a bordo del RIG: pochi ma funzionali comandi, ovvero parata, colpo di braccio robotico e soprattutto trivella.

Liscio con ghiaccio

Nulla di particolarmente complicato, i comandi a schermo ci dicono quando parare e quando afferrare le chele per farle a brandelli, il tutto da ripetere cinque/sei volte per ucciderlo. Senza dubbio più veloce e coreografico dello sparacchiare da terra, anche se la varietà dei pattern del nemico non è proprio esemplare. Non siamo comunque invincibili, il RIG è lento e non permette schivate fulminee, dobbiamo solo parare e contrattaccare stando attenti all'energia che quando va a zero ci costringe a scendere a terra per aspettare il ripristino dei sistemi. Senza subbio questa è stata la parte migliore della nostra esperienza di gioco, che ha innalzato di molto il livello degli scontri che sino ad allora erano stati poco entusiasmati e fondamentalmente tutti piuttosto simili. Il gunplay con i boss sembra funzionare davvero come da tradizione e l'inclusione del RIG è una sicura nota positiva, sperando che la progressione ci regali qualche modifica per andare oltre trivella e braccio robotico.

Aspettami, sto caricando!

Una cosa che non ci è piaciuta davvero è come Spark ha legato le varie zone che compongono E.D.N. III. Di fatto tanto nella base quanto sul pianeta, ad ogni singola zona, grotta o compartimento che sia, ci si accede tramite un caricamento dalla durata non proprio brevissima, anche a distanza di pochi metri. La cosa è davvero frequente, anche a gioco installato, e il solo pensare di tornare sui propri passi (si legga back tracking) passando per le numerose transizioni per poi magari andare a riscuotere le ricompense piano per piano può diventare in breve davvero frustrante.

Liscio con ghiaccio

Anche qui siamo di fronte ad una criticità che speriamo venga presa in carico col codice finale, ma è giusto citarla perché particolarmente frequente. A livello tecnico la versione testata non brilla certamente per dettaglio e per fluidità del frame rate, ma senza dubbio Spark è riuscita a catturare l'atmosfera mortale del pianeta E.D.N. III. Le grotte, benché anch'esse non siano un monumento di level design (tutt'altro...), ci portano direttamente in zona Alien, tra escrescenze biologiche, rottami della colonizzazione e una musica che cita a piene mani quella del capolavoro di Ridley Scott. Non ci troveremo di fronte ad un survival horror fatto e finito (anche se i proiettili scarseggiano), ma Spark ha fatto un buon lavoro sotto questo punto di vista. Peccato insomma per texture e modelli che avrebbero meritato un trattamento migliore, Jim e comprimari a parte, davvero ben realizzati e dotati di notevoli animazioni facciali. Vogliamo insomma vedere di più di Lost Planet 3, le basi per una progressione che sappia limare le criticità delle fase iniziali ci sono tutte. A fine agosto quindi sapremo dirvi tutto sul gioco.

Ritorno alle origini per Lost Planet 3: tempeste di ghiaccio, insettoni voraci e robottoni da lavoro!

CERTEZZE

  • L'atmosfera da condizione estreme è azzeccata
  • Focus sulla storia
  • Scontri con i boss appaganti

DUBBI

  • Rischio ripetitività e forte back tracking
  • Frequenti e lunghi caricamenti
  • Varietà delle missioni
  • Tecnicamente non proprio esaltante