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Buon sangue non mente

Invitati a Parigi da Halifax, abbiamo avuto tre ore per provare con mano le nuove avventure di Gabriel Belmont

PROVATO di La Redazione   —   09/01/2014

Con il senno di poi, è facile affermare che quello di Castlevania sia stato un successo prevedibile. La verità è che i primi avvistamenti della produzione firmata Mercury Steam lasciarono al tempo perplessi un certo numero di fan, i quali non videro subito di buon occhio i drastici cambiamenti apportati al protagonista e allo stile visivo della saga. All'uscita, il gioco incontrò tuttavia il favore di una buona parte della critica, e risultati di vendita inaspettati. Di certo, a contribuire al buon passaparola ci aveva pensato a suo tempo anche il coinvolgimento di Hideo Kojima, il quale, oltre a dare preziosi pareri relativamente al sentiero da seguire, contribuì senza dubbio ad attirare molta attenzione sul prodotto. Risultati ottimi dunque, al punto da garantire un seguito al capostipite (questa volta, tuttavia, senza supporto da parte di Mr. Kojima, attualmente impegnato sul nuovo Metal Gear Solid), con i ragazzi di Mercury Steam al lavoro per ben tre anni, nel tentativo non solo di ripetere il successo originale, ma di superarlo e, soprattutto, di rispondere a tutte le critiche generate dal primo capitolo. Il frutto di questi intensi anni di lavoro è ormai quasi pronto per il rilascio, e, poco prima di Natale, il publisher italiano Halifax ci ha invitato negli uffici parigini di Konami per una prova diretta di una versione ancora non definitiva del gioco, e per fare una chiacchierata con gli sviluppatori. Circa tre ore, DualShock alla mano, ci hanno permesso di farci un'idea di quanto questo atteso ritorno potrà fare felici i fan di Gabriel Belmont.

Un Castlevania più spettacolare: cede un pezzo della sua originalità in favore della contestualizzazione

Un nuovo inizio

Per quanto Castlevania: Lords of Shadow 2 sia a tutti gli effetti un seguito del suo diretto predecessore, per tutta la durata della nostra prova diretta le parole "nuovo inizio" non hanno smesso di farci eco in testa. Sin dalle prime battute è infatti evidente da parte di Mercury Steam l'intento di superare tutti i limiti del primo capitolo, a partire dalla linearità. In questo sequel, i giocatori troveranno molta più enfasi sull'esplorazione, sebbene essa non appaia forzatamente inserita in un contesto inopportuno.

Buon sangue non mente

Semmai, gli sviluppatori hanno fatto in modo che, limitatamente alle proprie esigenze e alla voglia di scoprire di più sul mondo di gioco, spesso e volentieri ci sia la possibilità di deviare dal percorso principale, ed esplorare più a fondo alcune ambientazioni, naturalmente ottenendo anche maggiori chance di crescita per il personaggio. Tutto questo, in ogni caso, solo superate le prime due ore abbondanti di gioco, che i ragazzi di Mercury Steam hanno sfruttato per mettere a fuoco in maniera molto evidente la rinnovata enfasi sulla contestualizzazione e sulla trama. Laddove l'incipit molto asciutto del predecessore arrivava al punto di disorientare il giocatore, qui ci troviamo di fronte a un inizio molto più cinematografico, tra lunghi dialoghi e sequenze filmate. Senza anticipare assolutamente nulla della trama, ci limitiamo ad affermare che, dal punto di vista narrativo, i collegamenti con il predecessore sono solidi, e in pochi minuti ci si trova ancora una volta calati nelle atmosfere tipiche della nuova saga. Castlevania 2 si svolge a cavallo tra il Castello e un'ambientazione nota come Modern City (in accordo, naturalmente, con gli eventi raccontati nella trama e anche con il finale del predecessore), quest'ultima forte di una caratterizzazione molto particolare, e per certi versi un po' estrema, dove barocco, digitale e steampunk si fondono in una soluzione originale. La caratterizzazione minuziosa delle ambientazioni era una delle caratteristiche distintive del predecessore e anche in questo sequel abbiamo ritrovato con piacere la medesima cura al dettaglio. Altro elemento portante dell'impianto stilistico e di gameplay è, questa volta, il sangue. Scontato, se si pensa ai temi alla base della produzione, ma non poi così tanto, dato che nel predecessore tale aspetto era appena abbozzato. Qui il flusso scarlatto prende ben altre forme, e non tutte rassicuranti per il protagonista come ci si potrebbe aspettare, ribellandosi anche violentemente al suo padrone.

Stile libero

La scelta di rinunciare alla telecamera fissa che aveva caratterizzato il predecessore e passare a una alle spalle è stata tra le più difficili che i ragazzi di Mercury Steam abbiano dovuto affrontare, ed è facile immaginare il perché. Non solo essa ha richiesto una totale riscrittura del gameplay legato al combattimento, ma ha decretato anche la necessità di un completo cambio di motore grafico, allungando enormemente i tempi di produzione del gioco.

Buon sangue non mente

Proprio questo dovrebbe bastare come testimonianza di quanto, effettivamente, gli sviluppatori tenessero a tale radicale modifica, la quale si è rivelata peraltro fondamentale per dare al gioco un look e un feeling a cavallo tra nuovo e familiare. Parlando di telecamera, si deve accennare l'ottimo lavoro svolto sulla gestione di quest'ultima, a tal punto raffinato da richiedere al giocatore solo di rado degli aggiustamenti manuali. Dal punto di vista del combat system, come sempre colonna portante dell'intera offerta ludica, le basi sono rimaste assolutamente invariate. Gli attacchi base di Gabriel, portati con la sua Croce, vanno ad alimentare come di consueto un contatore delle combo. Una volta riempito questo, i colpi successivi fanno rilasciare ai nemici globi di energia, i quali possono essere raccolti con la pressione dell'analogico sinistro o destro, andando ad alimentare due rispettive barre d'energia tra loro indipendenti. Queste ultime danno a loro volta accesso all'utilizzo di due armi, gli Artigli del Caos e la Spada del Vuoto, selezionabili rapidamente con la pressione dei dorsali. Come è facile intuire, queste ultime vanno a sostituire i poteri di Luce e Ombra che caratterizzavano il predecessore, ma ne mantengono intatte le caratteristiche di base. Gli Artigli si rivelano indispensabili per affrontare i nemici corazzati, le cui armature vanno ammorbidite a suon di pugni, mentre la Spada è utile ad assorbire l'anima degli avversari, permettendo a Gabriel di recuperare rapidamente salute durante gli scontri più impegnativi.

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Si tratta, proprio come nel predecessore, di un sistema che premia il "bel gioco", costringendo il giocatore a inanellare contromosse e schivate in modo da ricevere meno colpi possibili, e mantenere il misuratore delle combo in costante crescita. Si tratta, allo stesso tempo, di un sistema di combattimento ancora una volta in controtendenza con i trend del videogioco degli ultimi anni, che tendono a semplificare e a rendere accessibile a tutti ogni aspetto delle produzioni di riferimento. Di contro, senza mani abili sul pad, anche al livello di difficoltà medio Castlevania: Lords of Shadow 2 rischia di trasformarsi in un'esperienza oltremodo frustrante, e non ha paura di ammetterlo. Già accennato in occasione di presentazioni precedenti, degno di nota è anche il nuovo sistema di Mastery introdotto dal sequel, il quale permette di migliorare le caratteristiche delle singole armi (anche le secondarie, di cui abbiamo avuto un assaggio) tramite l'utilizzo ripetuto. In questo modo, il gioco tende a premiare chi prediligerà maggiormente un certo tipo di attacchi, in un certo senso "specializzandosi", dandogli modo di migliorare via via sempre più la specialità selezionata. Naturalmente le prime tre ore di gioco non sono state neanche lontanamente sufficienti per analizzare a dovere questo aspetto, ma le basi appaiono piuttosto chiare.

Tradizione e novità

Per quanto non ci sia stato possibile farne molta esperienza diretta, data la natura preliminare della nostra prova, il backtracking offerto da Castlevania: Lords of Shadow 2 appare più approfondito rispetto a quello appena accennato del predecessore e gli sviluppatori, con i quali abbiamo avuto modo di fare una chiacchierata a fine hands-on, hanno parlato di brevi incarichi secondari. Oggetto della nostra prova è tuttavia stata la componente più lineare del gioco, la quale in certi momenti sembra aver preso ispirazione da God of War, soprattutto nella capacità delle ambientazioni stesse di diventare parte integrante del combattimento, trasformandosi man mano che gli scontri evolvono.

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Forse una perdita di originalità rispetto al predecessore, ma in ogni caso funzionale alla spettacolarità del contesto. Si notano, in ogni caso, soluzioni interessanti sia nei momenti più concitati, sia in quelli puramente esplorativi. In un frangente abbiamo notato come una particolare tipologia di nemico, ossia un angelo dotato di arco e frecce dorati, poteva servire a diversi scopi. Inizialmente, i suoi colpi andavano evitati, magari cercando di coinvolgere i suoi compagni armati a corto raggio nelle sue offensive, mentre successivamente era necessario sfruttare le sue frecce per fargli rompere, involontariamente, dei sigilli, con schivate ben piazzate all'ultimo secondo. Per quanto riguarda invece le fasi esplorative e narrative, abbiamo apprezzato particolarmente una sequenza in cui al giocatore è richiesto di dirigere un gigantesco teatro di marionette, seguendo una voce narrante e scegliendo di conseguenza i protagonisti e i fondali corretti. Non molto approfondita dal punto di vista interattivo, la sequenza si è comunque rivelata un modo originale per raccontare un importante retroscena della trama, diverso dalla solita cinematica. Purtroppo, a non ricevere a nostro pareri grandi attenzioni è stato invece il comparto platform, già deficitario nel predecessore. Invece di lavorare su questo aspetto, magari sfruttando le nuove possibilità offerte dalla telecamera libera, gli sviluppatori sembrano aver mantenuto fermi i capisaldi già ben noti, ossia la natura assolutamente scriptata e la legnosità negli spostamenti.

A conferma di quanto sopra, proprio le fasi platform sono state le uniche nella nostra prova a mostrare evidenti segni di mancanza di rifiniture, con qualche bug e compenetrazione, accompagnate dall'occasionale mancanza di evidenzazione per il successivo appiglio, a volte in grado di generare notevole disorientamento. A non convincerci del tutto sono state anche le occasionali fasi stealth, ambientate nella Modern City. Queste ultime permettono al giocatore di trasformare Gabriel in una nebbia invisibile in alcuni, specifici, punti dei livelli, e, all'occasione, di possedere un topo, prendendone per qualche istante le sembianze. Concatenando questi passaggi, lo scopo è sempre quello di aggirare le guardie, arrivando a destinazione nel livello. Perlomeno nelle fasi iniziali da noi provate, tali sequenze ci sono apparse sin troppo lineari e guidate, senza quindi il medesimo livello di sfida offerto dai combattimenti. Solo se le successive dovessero invece rivelarsi più complesse e appaganti, allora potremmo parlare di un diversivo tutto sommato interessante ai tradizionali scontri. Venendo al comparto tecnico, la scelta di lavorare solo sull'ormai passata generazione di console ha ancorato il comparto tecnico di Castlevania: Lords of Shadow 2 a ambizioni non troppo elevate dal punto di vista dell'effettistica e della qualità delle texture, ma il lavoro svolto ci è apparso nondimeno piuttosto solido, e già discretamente ottimizzato per non sfigurare rispetto agli ultimi titoli usciti su Xbox 360 e PlayStation 3.

Buon sangue non mente

Nonostante la sua natura a volte volutamente eccessiva, anche il design ci ha perlopiù convinto, con qualche riserva solamente nella Modern City, a volte un po' piatta quanto a tratti dedicati ai vari nemici, non troppo riusciti. Circa tre ore di prova diretta ci hanno dato un'idea preliminare abbastanza precisa di Castlevania: Lords of Shadow 2, una produzione senza dubbio molto ambiziosa. Sul combat system non avevamo molti dubbi, e i ragazzi di Mercury Steam sembrano aver colto nel segno, sfruttando la telecamera libera per alzare ancora il tiro sulla spettacolarità, senza dimenticare però la natura sostanzialmente hardcore del comparto, che premia soltanto chi si impegna a fondo. Se anche la caratterizzazione e alcuni momenti dedicati alla pura narrazione si sono rivelati molto efficaci, rimane qualche riserva sul platform, fortunatamente non centrale nell'esperienza, e nelle nuove fasi stealth. Le basi per garantire a questo sequel un nuovo successo ci sono comunque tutte, e l'attesa per la versione finale, d'improvviso, si è fatta ancora più difficile da sopportare.

CERTEZZE

  • Sistema di combattimento solido e approfondito
  • Telecamera libera ben implementata
  • Contestualizzazione molto più curata
  • Level design di qualità

DUBBI

  • Fasi stealth sin troppo guidate e lineari
  • Platforming di nuovo deludente