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Il punto della situazione

Cerchiamo di capire come se la sta passando l'ambizioso MMORPG di ZeniMax Online e Bethesda

SPECIALE di Christian Colli   —   30/09/2014

L'ultima volta che ci siamo lasciati con The Elder Scrolls Online non l'abbiamo fatto nel migliore dei modi. Lo abbiamo giocato a lungo e recensito freddamente, riconoscendo le potenzialità del MMORPG sviluppato da ZeniMax Online per conto della storica Bethesda ma anche i suoi parecchi difetti, non ultimo il fatto di portare un nome che poco ha da spartire con la pluripremiata serie di videogiochi di ruolo. Proprio in questi giorni abbiamo imparato con Destiny che le aspettative possono rivelarsi un'arma a doppio taglio ma, diciamocelo, nei confronti di The Elder Scrolls Online non sono mai state particolarmente alte. Il problema, in origine, era proprio il titolo: i fan di The Elder Scrolls vogliono... be', The Elder Scrolls, specialmente quelli più attempati che sono cresciuti con Daggerfall e Morrowind, non uno spin-off che, in questa forma di MMORPG in particolare, perde giocoforza le caratteristiche salienti del franchise.

Come vanno le cose in quel di The Elder Scrolls Online e cosa riserva il suo futuro?

Cosa non ha funzionato

In realtà, abbiamo scoperto che le incongruenze concettuali erano il minore dei mali. Sì, la Tamriel "online" non era coinvolgente come quella in cui vivevano, letteralmente, i personaggi non giocanti dei precedenti The Elder Scrolls, ma appariva dannatamente bella e dettagliata, ricca di scorci incantevoli e molto più ampia di quanto ci aspettassimo, nonostante non fosse completa come era stato promesso dallo sviluppatore.

Il punto della situazione

È vero, con gli NPC non si può interagire approfonditamente (niente secchi in testa, sorry) e non vi sono routine comportamentali, ma le questline di The Elder Scrolls Online - anche le meno interessanti - sono comunque una spanna sopra a quelle della maggior parte dei MMORPG "theme park", grazie anche e soprattutto ai dialoghi interamente doppiati e alle scelte che di tanto in tanto ci permettono di alterare il corso delle vicende. Il PvE, insomma, basandosi peraltro su un innovativo percorso libero, quasi sandbox, totalmente incentrato sull'esplorazione, si è rivelato abbastanza soddisfacente, pur con i problemi causati da una generale inconsistenza in termini di qualità e di progressione. Il PvP, che con il PvE si incrocia in quel di Cyrodiil, inscenando spettacolari battaglie campali per la conquista della capitale di Tamriel, per quanto eccessivamente complesso e articolato, è sicuramente il cuore pulsante di un'esperienza sociale che regala grandi soddisfazioni specialmente se si è in grado di comunicare con un gruppo organizzato di giocatori. Insomma, The Elder Scrolls Online, per quanto ridondante e dissimile dai maggiori esponenti della saga, non si è rivelato il pessimo MMORPG tutto fumo e niente arrosto che ci aspettavamo, ma un prodotto con ampi margini di miglioramento.

Il punto della situazione

Di mesi per sistemare le cose ZeniMax ne ha avuti ormai sei e passa, ma se c'è una cosa che è ancora in divenire è proprio quella fondamentale: l'endgame, il momento in cui un MMORPG tira fuori le unghie e dimostra se è in grado di tenere incollati i giocatori, facendosi pagare per farli divertire. E non è un caso se ZeniMax ha deciso di rielaborare il suo originale sistema Veteran che, molto semplicemente, non funziona, ed è stato fin troppo a lungo il punto di arrivo dei giocatori. L'idea era che, una volta raggiunto il level cap e completata la main quest della fazione scelta all'inizio, si doveva ricominciare da capo l'esplorazione delle regioni appartenenti alle altre fazioni per scalare i cosiddetti "rank Veteran": un iter chiaramente ripetitivo e limitato, per non dire poco sensato, per chi ha già fatto cinquanta livelli a suon di quest, il quale viene sicuramente scoraggiato qualora decidesse di crescere un secondo personaggio. Non solo assume l'aspetto di un grind forsennato di quest, ma contribuisce anche a "spezzare l'illusione", mescolando le fazioni nelle stesse zone in modo surreale persino per un'ambientazione fantasy. La maggior parte dei giocatori si è annoiata nella fase Veteran e ha abbandonato il gioco ancor prima che fosse implementata la zona di Craglorn.

Cosa ci riserva il futuro

Craglorn è attualmente il vero cuore dell'endgame PvE costituito da sfide, dungeon e "trial" molto difficili che richiedono la collaborazione di più giocatori. Le trial, in particolare, sono tutta una questione di velocità: c'è un record da battere e un limite di tentativi, perciò i gruppi vengono costruiti intorno a una serie di parametri che consentono di raggiungere l'obiettivo senza troppi sforzi, isolando alcune classi e build considerate non ottimali.

Il punto della situazione

Per fortuna non sono l'unica attrazione della nuova zona, che grazie a dungeon e arene rappresenta una valida alternativa al grind di quest per salire di rank Veteran, seppur basata più sul gioco di gruppo che sul solo-play. Con Craglorn e i successivi aggiornamenti ZeniMax sembrerebbe aver capito che, nell'ambito di un MMORPG, non è possibile tenersi stretti alla forma originale di The Elder Scrolls. Insomma, è stata proprio la volontà di rimanere fedeli, anche soltanto marginalmente, alla natura del franchise titolare a incrinare lo status quo di The Elder Scrolls Online, finendo con l'alienare i fan della proprietà intellettuale e quelli del genere MMORPG che si sono ritrovati tra le mani un ibrido non troppo convincente. Giunti a questa conclusione, i ragazzi di ZeniMax rimasti dopo la botta di licenziamenti estivi, sembrano aver intenzione di rilanciare il loro progetto entro la fine dell'anno con un grande revamp tutto incentrato sull'endgame e sulla personalizzazione del gameplay. Le patch 1.5 e 1.6, previste per i prossimi mesi, avranno il difficile compito di rimpiazzare il sistema Veteran con il cosiddetto sistema Champion: i dettagli sono ancora parecchio confusi, ma a quanto pare i rank Veteran si tradurranno in punti da spendere sulle "costellazioni" per alterare i parametri e le abilità del proprio personaggio, incidendo ulteriormente sulla libertà concessa dalle build.

Il punto della situazione

Ovviamente, il nuovo sistema sarà accompagnato da nuovi contenuti. All'orizzonte si prospetta quantomeno un nuovo dungeon per i giocatori di massimo livello, ma anche una nuova regione in stile Craglorn con le sue sfide, una questline inedita che proseguirà la storia del gioco e un revamp di tipo tecnico per quel che concerne le opzioni relative alla gestione dei gruppi e al chiacchierato sistema di combattimento action. In tutto questo, cala l'ombra delle versioni console, annunciate e poi sparite nel nulla: ZeniMax Online aveva promesso inizialmente una versione PlayStation 4 e Xbox One entro l'estate, salvo poi rimandarla a data da destinarsi. Data che, ad oggi, rimane ignota. Non ci stupirebbe se, visto il calo di sottoscrizioni e il carico di lavoro necessario a perfezionare il gioco in sé, le versioni per console fossero state cancellate del tutto, ma finora non è trapelata alcuna notizia ufficiale in merito. Staremo a vedere, insomma: l'appuntamento è per il 2015, quando sapremo se tutte le novità delle prossime patch avranno giovato a The Elder Scrolls Online... o l'avranno destinato all'ormai consueta rotta free to play su cui ormai navigano quasi tutti gli MMORPG.