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Tom Clancy's The Division - Voci dal Sottobosco

Dopo Destiny, è in arrivo un altro interessantissimo titolo da giocare online

RUBRICA di Christian Colli   —   30/10/2014

È ufficiale: gli MMO sono stati sdoganati anche su console. Se un tempo si credeva che il genere dei Massive Multiplayer Online fosse riservato soltanto ai PC, i nuovi hardware e le nuove prospettive del mercato hanno permesso agli sviluppatori di confutare quella buffa teoria e di tentare l'esperimento del "sempre online" anche sulle console da salotto.

Tom Clancy's The Division - Voci dal Sottobosco

Si era già azzardato qualche tentativo nella scorsa generazione, ma oggi sembra che si stiano moltiplicando i titoli che si giocano solo online, e il successo commerciale di Destiny, il MMOFPS firmato Bungie, ha confermato la predisposizione dell'utenza a questa nuova filosofia. The Division, in un certo senso, viene già oggi considerato la nemesi dello sparatutto sviluppato dai creatori di Halo. Nonostante manchino ancora diversi mesi all'uscita - un generico 2015 - i più attenti hanno già colto alcuni punti di contatto tra i due titoli: squadre di giocatori, ambientazioni più o meno vaste, armi da fuoco, abilità da sbloccare, tutto l'ambaradan. Ma ovviamente Ubisoft non mira a clonare Destiny, e negli ultimi mesi ha anche cambiato qualche carta in tavola...

Come procedono i lavori su The Division, il nuovo titolo online firmato Ubisoft?

La next-gen è qui

"Siamo stati molto ambiziosi fin dal principio, ma abbiamo parecchia esperienza con ogni tipo di piattaforma e, a mio avviso, anche uno dei team di sviluppo più bravi del mondo", afferma il senior brand art director Rodrigo Cortes. "Il nostro asso nella manica è il nuovo engine Snowdrop. Lo abbiamo sviluppato contemporaneamente al gioco, basandoci sulle peculiarità delle piattaforme di nuova generazione: insomma, invece di aver trapiantato una vecchia tecnologia nei nuovi hardware, ce ne siamo inventata una da zero". The Division, infatti, uscirà solo su PlayStation 4, Xbox One e PC, a differenza di Destiny che è nato cross-gen, con tutti i limiti di cui ogni tanto ci si rende conto giocando alla versione per console di ultima generazione. Non vi è alcun dubbio che il titolo Ubisoft abbia lasciato tutti a bocca aperta, quando è stato presentato per la prima volta durante la conferenza della società sullo showfloor dell'Electronic Entertainment Expo 2013.

Tom Clancy's The Division - Voci dal Sottobosco
Tom Clancy's The Division - Voci dal Sottobosco

"Per farla breve, siamo riusciti a sfruttare i nuovi hardware meglio di molti altri sviluppatori, senza contare che siamo in ottimi rapporti con le società che li producono e ci stiamo prendendo tutto il tempo necessario per rifinire il nostro gioco", prosegue Cortes. Lo scorso maggio, infatti, The Division è stato posticipato dalla fine del 2014 a un imprecisato mese del 2015 per concedere al team tutto il tempo di perfezionare il lavoro. "Lo sviluppo sta procedendo a gonfie vele", rivela Cortes in quel di settembre. "Non è facile lavorare a un gioco open world con il livello di realismo cui puntiamo. In quei casi bisogna occuparsi di un sacco di cose contemporaneamente, così si finisce per proseguire a piccoli passi. Il lato positivo è che lo proviamo in continuazione, ogni settimana, e quindi ci sono sempre nuove aree, attività, missioni o armi da testare". The Division è già in sviluppo da qualche anno, e tra il 2013 e il 2014 il team ha anche deciso di apportare alcune modifiche dell'ultimo minuto, come quella al rendering che si è palesata durante la dimostrazione dello scorso E3. "Nonostante stessimo sviluppando uno dei giochi più belli visivamente sul mercato, a un certo punto ci siamo detti che volevamo anche i riflessi in tempo reale. E così abbiamo modificato il renderer per implementare i riflessi dinamici in tempo reale di ogni elemento sulla scena". Bisogna dare credito di una cosa, al signor Cortes: è maledettamente sicuro di sé. È come se si sentisse già il successo in tasca. "Per noi si tratta di un impegno davvero eccitante", conferma il director. "Siamo scesi in campo nel primo anno della nuova generazione di console, perciò abbiamo settato uno standard davvero molto alto. Le persone che hanno visto The Division dicono che sembra una vera esperienza next-gen, non qualcosa che si è già visto ma che gira ad alta risoluzione. The Division è un gioco stratificato, pieno zeppo di cose da next-gen". La reazione del pubblico, in effetti, è stata a dir poco entusiasta. Molti hanno già cominciato a fondare clan e community senza neppure sapere come funzioneranno davvero nel gioco fatto e finito, a dimostrazione che l'hype che circonda il prossimo titolo Ubisoft è veramente concreto.

Frammenti di futuro

Abbiamo notato che molti degli utenti che sono rimasti delusi da Destiny sembrano riporre tutte le loro speranze in The Division, come fosse un naturale antagonista o un'evoluzione di quello che è cominciato con il titolo Bungie. Se a ragione oppure a torto è ancora difficile dirlo, ma se c'è una cosa in cui Destiny ha oggettivamente mancato il bersaglio è l'implementazione di un convincente meccanismo social: è chiaro che uno dei primi obiettivi di The Division dovrà essere far di meglio nello stesso senso. "Non voglio esprimermi sugli altri giochi, ma per quanto riguarda il nostro abbiamo voluto fortemente che fosse un'esperienza social perché... be', giochiamo molti titoli di quel tipo, e sappiamo quanto possano essere frustranti".

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Cortes ha perfettamente ragione: c'è sempre qualcuno che ci balla davanti, che ci rovina l'esperienza o il coinvolgimento in termini di storia o di gameplay. Ciò nonostante, poter condividere con qualcun altro i momenti più intensi di un gioco è impagabile. "Personalmente, i miei più bei ricordi da videogiocatori sono quelli legati alle partite in cooperativa, siano esse state online o in split-screen. Sono dei momenti speciali, perché puoi parlarne apertamente con chi stai giocando, come se fosse accanto a te. Perciò abbiamo accettato la sfida di realizzare un gioco in cui la condivisione di quei momenti fosse cruciale, ma non è stato facile: anzi, è stata una sfida infernale, ma abbiamo voluto affrontarla a tutti i costi". E infatti The Division, ambientato in un futuro prossimo in cui la civiltà sembra essere crollata e pochi superstiti si battono per il controllo di New York, permetterà ai giocatori di seguire la storia da soli o in compagnia. "Ovviamente non c'è solo quell'aspetto, ma anche molto altro: lo sviluppo del personaggio, le abilità che si imparano... Tuttavia, i giocatori possono decidere se fare tutto da soli, con i loro amici o con le altre persone incontrate a caso nel gioco. Se vogliono, possono persino completare la campagna da soli". Si tratta di un escamotage che molti MMO ormai usano da anni proprio per non imporre troppi limiti ai giocatori, i quali possono adattare il gameplay alla situazione di turno senza sentirsi vincolati. "Abbiamo implementato un sistema che non costringe i giocatori a ricoprire un certo ruolo e basta: le abilità sono dinamiche e si possono cambiare al volo. In molti giochi di ruolo bisogna decidere all'inizio se fare i guaritori o limitarsi a infliggere danni, ma in The Division no", chiarisce Cortes.

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Per esempio, si potrà giocare con altri tre amici e ricoprire il ruolo del guaritore, ma se poi ci si unisce a un altro gruppo dove c'è già un guaritore si potrà tranquillamente cambiare abilità al volo per ricoprire un altro ruolo, magari più aggressivo o difensivo. In realtà non è certo una novità nell'ambito dei giochi online, e anche quel The Elder Scrolls Online che avrebbe dovuto vedere la luce su console next-gen da mesi e che è apparentemente finito nel limbo permette già una ruolistica dinamica nella sua attuale versione PC. "Ovviamente, però, ci sono molti altri parametri di cui tenere conto nel nostro open world", precisa il director. "Non è certo impresa facile, ma si ha un gran senso di soddisfazione nel raggiungere una determinata area del gioco di propria volontà e senza che nessuno ti ci abbia mandato per forza". Come dicevamo prima, infatti, The Division è ambientato a New York. Ma non sarà una scelta un po' troppo banale? Cortes stesso ammette che la Grande Mela è stata il teatro di innumerevoli film o videogiochi catastrofici. "C'è una precisa ragione se abbiamo scelto New York, però. Tanto per cominciare, è una delle città più famose del mondo: la conoscono tutti", spiega il director. Di conseguenza, quando scoppia un'epidemia e la società crolla, proprio come succede nel nostro gioco, ci si rende subito conto che qualcosa non va appena si notano le insegne al neon spente. È come avere la sensazione di essere in un posto famosissimo e non riconoscerlo affatto. Abbiamo scelto New York proprio per suscitare quell'inquietudine". E poi, anticipa Cortes, The Division si svolge dopo il Black Friday, poco prima di Natale, perciò c'è un forte contrasto tra le insegne e i festoni natalizi con le zone di quarantena e i cadaveri delle sfortunate vittime dell'epidemia. Un altro dettaglio, insomma, che conferma la cura riposta in tutti gli elementi del gioco. Se il risultato sarà all'altezza delle aspettative, però, lo sapremo solo tra alcuni mesi... sperando che nel frattempo non sia scoppiata davvero qualche brutta epidemia catastrofica, che per certi versi The Division ci sembra anche un po' troppo realistico!