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La follia della memoria

Scopriamo questo incredibile titolo italiano ambientato in un manicomio abbandonato

PROVATO di Simone Tagliaferri   —   20/05/2015

C'è un motivo per cui l'arte è sempre stata affascinata dalla follia. Diciamo che tra le due ci sono sempre state delle innegabili affinità elettive che sono diventate più evidenti nell'ultimo secolo, con la nascita della psicanalisi. Non per niente sono stati scritti diversi e importanti saggi psicanalitici partendo dai profili di grandi artisti. Lo stesso Freud ha dedicato all'arte diversi scritti, svelandone aspetti che la critica tradizionale ignorava completamente. Il motivo di tale vicinanza è complesso da spiegare e difficile da ridurre in poche parole.

L'ex manicomio di Volterra riprodotto nel gioco
L'ex manicomio di Volterra riprodotto nel gioco

Diciamo che arte e follia si toccano nel loro essere pezzi di mondo fuori dal mondo, cioè brandelli di realtà decontestualizzati e ricomposti in qualcosa di completamente diverso rispetto a ciò che percepiamo come normale. Se l'arte è anche rivelazione, la follia è verità incosciente che altera i riflessi condizionati del quotidiano, uno specchio terribile quanto affascinante dell'illusorietà della percezione del reale. Materia che si stacca dalla sua funzione e ne assume un'altra completamente diversa, interpretabile, spesso a fatica, solo se legata al vissuto di chi la esprime. Gli artisti da sempre trovano nella rappresentazione della follia un modo per celebrare il lavorio incessante del caos, che quella che definiamo società vorrebbe tentare di rimuovere burocratizzandolo. Anche i videogiochi hanno spesso attinto all'immaginario della pazzia, vuoi perché si tratta di un argomento affascinante per i motivi espressi, vuoi perché la possibilità di esaminare l'universo onirico di personaggi deviati consente di prendersi delle libertà nella rappresentazione che altrimenti sarebbero impossibili. Facile affermare che alcuni dei videogiochi più interessanti di sempre dal punto di vista visivo nascono proprio dalla domanda di come rendere efficacemente la follia in un universo videoludico, ossia legandola a un gameplay. Pensate a Sanitarium o Dear Esther, per fare un paio di esempi.

In italiano

Siamo coscienti che siete sempre desiderosi di sapere se i titoli che proviamo sono tradotti nella nostra lingua. Bene, sarete felici di sapere che la demo di The Town of Light offre sia i sottotitoli che il doppiaggio in italiano.

Scritto nelle pareti

Siete mai entrati in un manicomio abbandonato? Si tratta di un'esperienza unica se condotta con il giusto spirito, da fare non tanto per il gusto feticista di vedere un luogo un tempo pieno di sofferenza, ma per sentirne il peso, anche storico, nonostante gli anni passati.

Uno sguardo penetrante
Uno sguardo penetrante

Probabilmente è un fenomeno di suggestione, ma provate a entrare in un luogo in cui, nonostante l'abbandono, siano ancora leggibili i segni di un'infinita barbarie verso altri esseri umani e sappiateci dire l'impressione che ne trarrete. Uno dei meriti maggiori di The Town of Light, avventura horror in prima persona di cui abbiamo provato una nuova demo aggiornata nei contenuti e più stabile rispetto a quella di qualche mese fa, sembra essere proprio la sua capacità di descrivere efficacemente un ambiente così carico di fantasmi di un passato che sembra avere cucito addosso come una seconda pelle. L'ex ospedale psichiatrico di Volterra non è solo una mappa in cui si "gioca" in senso tradizionale, ma anche un corpo in cui si entra e che si esplora nei suoi recessi più oscuri, fatti non solo di macerie, di infissi crollati, di pareti lacerate, di strumenti medici arrugginiti e di documenti ingialliti, ma anche di un vissuto impossibile da rimuovere, che fa ormai parte di quelle stanze vuote come un ricordo fa parte della vita di una persona. Ovviamente si tratta di una prima impressione, legata alle fasi iniziali che sembrano lambire appena quello che sarà il cuore dell'avventura, ma l'effetto è innegabile e potente, paragonabile a titoli dal tema simile, anche se molto differenti come The Path o il già citato Dear Esther.

Torniamo nei meandri dell'italianissimo The Town of Light e scopriamo cosa dobbiamo aspettarci

Fotonirismo

Il primo frammento di The Town of Light richiede di osservare e di risolvere una serie di semplici puzzle, tutti legati allo scenario e alla storia della protagonista, donna che rivela una parte del suo passato solo nel finale della demo e in una sequenza interlocutoria legata a una bambola. Non ci sono forzature, non si rimane bloccati (nel caso è stato integrato un comodo sistema di aiuti) e si avanza desiderosi di scoprire di più di questa donna, complice anche l'ottima recitazione in italiano di Daniela D'Argenio, attrice che le dà la voce, personaggio di cui è evidente sin da subito il legame con il manicomio, di cui riconosce gli ambienti che descrive con grande efficacia, aiutando contemporaneamente il fruitore a orientarsi.

Alcuni elementi grafici rendono l'ambiente davvero inquietante
Alcuni elementi grafici rendono l'ambiente davvero inquietante

Comunque niente ipocrisie: a favorire l'immersione ci pensa anche la sapienza tecnica e stilistica con cui è stato disegnato il mondo di gioco. Teoricamente dovremmo parlare di realismo estremo, ma l'uso delle musiche e di alcuni elementi grafici gli regalano un coefficiente visionario che va oltre la mera riproduzione fotorealistica. A parte la bellezza dei vari oggetti 3D, di alcune texture e l'uso espressivo del sistema di illuminazione, a risaltare è la gradualità con cui siamo introdotti al tema. All'inizio abbiamo solo qualche indizio visuale e qualche accenno testuale su cosa ci aspetta, ma presto le battute della protagonista diventano più esplicite su ciò che stiamo facendo (anche se giustamente non è mai chiaro cosa stiamo cercando) cambiando di tono quando è richiesto dalla situazione. È come se ci trovassimo di fronte a un riconoscimento reciproco tra lei e il manicomio, che crea una terribile e assordante comunione spirituale di cui il giocatore può solo intuire la natura. Staremo a vedere. Per ora è presto per dare dei giudizi. Diciamo che, detto molto rozzamente, l'obiettivo della versione dimostrativa è stato raggiunto, ossia farci venire voglia di vivere l'opera finita. Speriamo solo che si mantenga tutta sullo stesso livello. Intanto non ci rimane che attendere la fine del 2015, periodo in cui ne è prevista la pubblicazione.

CERTEZZE

  • Grande atmosfera
  • Tecnicamente ottimo
  • Ambientazione d'effetto

DUBBI

  • La qualità sarà la stessa per tutto il gioco?