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Cinque tie-in di film italiani degli anni ottanta che vorremmo

Videogiocatori nel pallone

SPECIALE di Dario Rossi   —   02/08/2015

Le temperature di questa estate 2015 si fanno sempre più roventi, tanto da portarci ad allucinazioni di stampo fantozziano. In questo caso però non abbiamo intravisto l'arcangelo Gabriele, ma ci siamo limitati a immaginare cinque tie-in immaginari ispirati ad altrettante pellicole italiane degli anni ottanta. Perpetuando il nostro stato allucinatorio, ci siamo spinti oltre, realizzando anche le ipotetiche copertine "current gen" dei cinque intramontabili cult. Ovviamente abbiamo scelto i film maggiormente idonei per una trasposizione videoludica, presentandoveli partendo dall'ultimo in ordine di importanza. I lettori più stagionati non rimarranno troppo colpiti dallo stramba lista, mentre quelli più giovani e non interessati al nostro inestimabile patrimonio cinematografico possono sempre farsi una cultura in rete. Con la consapevolezza che molto difficilmente questi progetti incompresi vedranno mai la luce. Rompiamo gli indugi per mostrarvi le nostre scelte, sia mai che qualche publisher prenda magari ispirazione...

Abbiamo scelto cinque film italiani degli anni '80 adatti per diventare videogiochi

Bomber (pugilato)

Cinque tie-in di film italiani degli anni ottanta che vorremmo

Siamo stati indecisi fino all'ultimo se scegliere Lo chiamavano Buldozer o Bomber, entrambe pellicole con protagonista l'icona dei cazzottoni in testa, Carlo "Bud Spencer" Pedersoli. Ma il pugilato è senz'altro una disciplina sportiva più popolare rispetto al football americano, quindi abbiamo poi optato per il secondo. E poi c'è Jerry Calà, volete mettere? Bomber narra la storia di Bud Graziano, grande omaggio al ben più celebre Rocky, vecchia gloria della boxe entrata nel mirino della palestra dell'americano Rosco Dunn, personaggio senza scrupoli specializzato nel vincere attraverso soprusi e inganni. Con l'aiuto del buffo Jerry (Calà) e il promettente pugile Giorgione, tenta la strada del riscatto aprendo la palestra Forti e Tenaci. Dunn però trama ancora nell'ombra e renderà la vita estremamente difficile ai nostri eroi, tanto da obbligare Graziano a incrociare nuovamente i guantoni in un finale mozzafiato. Immaginate la libidine (anzi, doppia libidine coi fiocchi) di intraprendere una carriera nei panni di Giorgione e Spencer a Tirrenia, alternate dalle simpatiche parentesi comiche di Calà, le scazzottate random in pieno stile "Bud" e qualche allenamento in palestra. Il tutto ovviamente condito dalla scatenata colonna sonora degli Oliver Onions, ovvero i fratelli De Angelis, in piena forma con il brano "Fantasy", curioso riciclaggio della sigla italiana di Galaxy Express 999 (degli stessi autori).

Il ragazzo dal kimono d'oro (picchiaduro a incontri)

Cinque tie-in di film italiani degli anni ottanta che vorremmo

Forse vi chiederete cosa ci fa una pellicola con tutti questi nomi stranieri in una lista di ambitissimi tie-in nostrani, niente di più sbagliato. Questo film del 1987 cela italianità da ogni poro, nascosta dietro pseudonimi pittoreschi quanto improbabili da esportazione, a partire dal regista Larry Ludman, all'anagrafe Fabrizio De Angelis. E se il film non avesse sfondato all'estero poco male, in compenso nessuno o quasi avrebbe mai scoperto i veri responsabili di tali scempi. Semplicemente geniale. Risposta al ben più celebre Karate Kid, Il ragazzo dal kimono d'oro narra le vicende di Anthony, arrivato a Manila con l'intenzione di incontrare il padre, per poi rimanere travolto dalle angherie di Quino, crudele lottatore di arti marziali che spadroneggia nel paese. Ridotto in fin di vita, il nostro eroe viene aiutato dal maestro Kimura, che gli insegnerà l'onorevole arte del karate, grazie alla quale potrà infine vendicarsi dei soprusi di Quino, abbattendoli con il possente colpo del drago. In soldoni si tratterebbe dell'ennesimo picchiaduro a incontri, ma volete mettere la malsana atmosfera trash di questa pellicola? Anche solo il make-up del maestro merita un giro di prova, senza contare l'incommensurabile gioia nell'indossare il famigerato kimono del titolo. De Angelis ha all'attivo capolavori del calibro di Cobra Mission, La ragazza d'acciaio e Favola. Garanzia di qualità assoluta.

Il ras del quartiere (picchiaduro a scorrimento)

Cinque tie-in di film italiani degli anni ottanta che vorremmo

Per un picchiaduro a scorrimento anni ottanta potevamo chiedere qualcosa ispirato ai Guerrieri della notte, a 1997: Fuga da New York, ma invece noi vogliamo andare ben oltre e abbiamo scelto Il ras del quartiere, pellicola "eccezziunale veramente" realizzata da Carlo Vanzina nel 1983. Nei panni del mitico Domingo, interpretato da un Diego Abatantuono edizione terrunciello in stato di grazia, dobbiamo cercare la fuggitiva Veronica, figlia di un padre disperato, ma disposto a pagare molto bene per il suo ritrovamento. E Domingo ha un debito importante da saldare con una banda rivale. Cosa fare quindi se non lanciarsi al salvataggio? La fanciulla non molto indifesa è una delle icone di quegli anni d'oro, una deliziosa Isabella Ferrari ancora in grado di accendere scintille nei cuori dei nostalgici. Ambientato in una cupa Milano ricca di pericoli, Il ras del quartiere contrappone Domingo alle agguerrite bande rivali, composte da metallari e punk, lungo una numerosa serie di livelli ad ambientazione urbana. Domingo non è solo, potendo contare non solo sul suo gruppo di scagnozzi, ma anche di Iena, che lo aiuterà nella ricerca della ragazza. Ovviamente non parliamo di Snake Plissken di John Carpenter, ma del nettamente più epico Mauro di Francesco. Gli ingredienti per un cult digitale ci sono tutti: musiche sfrenate dei Goblin, compresa l'indimenticabile Chi ha paura della notte? cantata dai PFM. Indimenticabile il sanguinario scontro contro il capo della banda rivale, dove Domingo trova l'occasione di scatenare tutta la sua inaudita ferocia, da vero ras. Ovviamente non devono mancare i sofisticati quanto criptici dialoghi che caratterizzano la pellicola, del tenore di "E mi gira intorno tutta la stanza, cresce la panza".

Io, Chiara e Lo Scuro (biliardo all'italiana)

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Anche nel caso del nobile gioco del biliardo potevamo riferirci a un grande classico: La Stangata di George Roy Hill, indimenticabile cult del 1974, ma volete mettere con l'interpretazione nostrana "Io, Chiara e Lo Scuro"? D'altronde, citando letteralmente Francesco Nuti, "A me Paul Newman mi fa una sega!" In questo surreale tie-in viviamo le avventure di Francesco, detto il Toscano, curiosa figura divisa tra il lavoro come portiere d'albergo e solitario frequentatore notturno del panno verde. Il tutto in una Torino apparentemente deserta e animata dalle note jazz del sassofono di Chiara, una misteriosa musicista che abita proprio in un appartamento sotto quello del nostro eroe. La situazione precipita quando Francesco, sfidando il glaciale campione Marcello Lotti (detto lo Scuro), accumula un grosso debito di denaro giocando alla Goriziana. Per recuperare i soldi necessari sarà costretto a iscriversi al torneo di biliardo all'italiana di Chianciano, nella speranza di conquistare il premio destinato al vincitore. Ma Chiara è sugli spalti per tifare il nostro eroe, basterà un complice gioco di sguardi per stimolare in Francesco la grinta necessaria per battere Lo Scuro? L'unica possibilità è affidarsi alla miracolosa Ottavina reale a otto sponde, un colpo micidiale che non lascia superstiti. Oltre a presentare un simulatore del glorioso biliardo all'italiana dell'epoca (rigorosamente con le buche), potremmo rivivere alcuni momenti imprescindibili della pellicola, comprese le celebri frasi di Francesco: "La stecca di legno ha un suo cuore, con quella di alluminio il cuore devi metterlo te".

L'allenatore nel pallone (calcio)

Cinque tie-in di film italiani degli anni ottanta che vorremmo

Di titoli dedicati al calcio ne abbiamo visti tanti negli anni, ma questo è sicuramente l'unico che tutti hanno sempre desiderato ma nessuno ha mai osato chiedere, la trasposizione del cult di Sergio Martino del 1984 con protagonista l'inarrivabile Lino Banfi. Condita da un cast che affianca all'esplosivo attore pugliese la rodata coppia Sammarchi-Roncato (come dimenticare la sequenza a Rio de Janeiro?), la pellicola narra le vicende del mitico Oronzo Canà, allenatore della immaginaria squadra Longobarda e autore della famigerata "Bi-zona", il complicatissimo schema di gioco creato per confondere le squadre avversarie. Nello splendore del campionato di calcio italiano del 1983-84, questo tie-in sarebbe un'occasione unica per proporre una formula ibrida tra gestionale e simulazione di calcio, incentrata sugli sforzi di Canà investiti per far trionfare la Longobarda nella massima serie. Ovviamente la Iena del Tavoliere non può affidarsi esclusivamente alla magia Vudù o le sue manie scaramantiche (il sale in panchina!), ma serve l'appoggio di un fuoriclasse come Aristoteles, specie con l'incontro decisivo con l'Atalanta, la cui vittoria decreterà la salvezza in serie A per la squadra. Immancabili anche in questo caso le citazioni e le numerose gag del film, e ricordate che "Arì. Arì. Sognà. Sognà. E speriamo che domenica vuoi segnà!"