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Nintendo EPD, il futuro - La bustina di Lakitu

Come muterà lo sviluppo software col nuovo presidente?

RUBRICA di Alessandro Bacchetta   —   10/10/2015
Nintendo EPD, il futuro - La bustina di Lakitu

Nell'articolo pubblicato qualche tempo fa riguardo la nomina a presidente di Kimishima, avevamo anche accennato a delle modifiche strutturali piuttosto importanti, soprattutto nel campo dello sviluppo software. Bene, visto che probabilmente è la sezione più interessante - almeno per noi giocatori - è ora di trattare più approfonditamente la questione. La prima alterazione significativa da sottolineare è che, dopo quasi trent'anni, non c'è più la divisione tra EAD e R&D (recentemente denominata SPD): detta così potrebbe sembrare cosa da poco, ma invece è un taglio netto col passato. La questione è difficilmente riassumibile in poche parole, sappiate però che EAD è sinonimo di Shigeru Miyamoto: è nata come riconoscimento al suo genio (distaccandosi da R&D), ed è diventata leader indiscussa tra gli sviluppatori interni proprio grazie al prestigio e all'abilità del suo capo. La sfida con R&D è andata via via scemando nel corso degli anni, fino al sopraggiungere dell'era tridimensionale, che ha relegato il team di Yokoi a un ruolo del tutto secondario, limitandolo a delle collaborazioni con altre aziende, alla serie di Wario Ware e ad altri progetti minori e/o strambi. Bene, ora tutto questo non esiste più: "tutti per uno, uno per tutti". E pare non esista più nemmeno la divisione interna tra i vari team EAD di Kyoto (il 3 dedicato a Zelda, l'1 a Mario Kart, eccetera): l'unica scissione rilevante a rimanere in vita è quella tra EAD Kyoto ed EAD Tokyo, la prima capitanata da Eguchi, la seconda (molto meno numerosa) da Koizumi, entrambi sotto l'egida di Shinya Takahashi, nuovo responsabile dell'area software al completo. Vediamo, in termini pratici, come muterà l'approccio della società allo sviluppo dei giochi.

EPD, nata dalla fusione tra EAD e SPD, muterà radicalmente lo sviluppo software: scoprite con noi come

Il nuovo approccio

Takahashi ha lavorato come sviluppatore per EAD, e come dirigente - negli ultimi anni - per SPD: è uno dei pochi a conoscere bene entrambe le realtà. Una caratteristica fondamentale visto che, da qui in avanti, formeranno un unico team: EPD appunto (Entertainment Planning & Development). All'inizio si pensava che la nomenclatura mascherasse il semplice inglobamento di SPD da parte di EAD, ma a quanto pare non è così: si tratta di un'autentica fusione. Concettuale, soprattutto. Perché resterà viva la sensibilità "miyamotiana" di EAD, nonché la sua dedizione al "grande progetto"; ma queste caratteristiche saranno integrate, stavolta su larga scala, alla flessibilità tipica di SPD.

Nintendo EPD, il futuro - La bustina di Lakitu

Specifichiamo che la fonte delle informazioni che leggerete da qui in avanti è un utente di NeoGAF, il celebre Shikamaru Ninja, probabilmente l'unico infiltrato Nintendo del pianeta terra: in passato le sue notizie si sono sempre rivelate esatte (compresa la ristrutturazione aziendale del 2002, per citare un caso simile) e non c'è alcun motivo sensato per dubitare delle sue parole. Bene, pare che le difficoltà affrontate da Nintendo nel passaggio all'alta risoluzione non abbiano scoraggiato Miyamoto che, piuttosto che lavorare per mantenere inalterati i ritmi di produzione, ha cercato un modo per aumentarli. Si, avete letto bene: aumentarli. E la soluzione sarà un approccio ricco di collaborazioni, abbracciando la filosofia SPD. Andranno a scomparire come detto prima le barriere interne, non solo tra i due filoni principali ma anche tra i singoli team EAD: sostanzialmente non ci sarà più il "team Zelda", ma caso per caso, in base al progetto, verrà deciso il numero di persone ideale a lavorarci. E ci vengono dati cinque esempi a riguardo. Il primo caso è quello classico: un gioco Nintendo importante, concepito e sviluppato internamente, com'era prassi finora (Splatoon è il primo ad essere nato con questa organizzazione). Il secondo esempio, che segna una svolta potenzialmente epocale, è quello costituito da Star Fox Zero: un titolo nato a Kyoto, che però viene completato e perfezionato grazie alla collaborazione con un'altra società (come Platinum Games, appunto). Il terzo caso è rappresentato dai remake, ormai abbastanza numerosi da fare categoria a sé: Nintendo condivide il proprio engine con un'altra società, che poi è tenuta a modernizzare l'opera autonomamente (come Grezzo con Majora's Mask). Il quarto caso, forse il più importante insieme al secondo, prevede la creazione di un concept originale riutilizzando un engine e una grafica già esistente: così sono tanti Super Mario Maker e Captain Toad: Treasure Tracker. Il quinto esempio, prevedibilmente, consiste nella concessione di una proprietà intellettuale Nintendo a un'altra società, come accaduto con Hyrule Warriors: una situazione in cui EPD sarebbe impegnata solo in fase di supervisione.

Nintendo EPD, il futuro - La bustina di Lakitu

Quale sarà il destino dei brand storici?

La situazione che si profila è stimolante e, soprattutto, senza precedenti. Se la nuova organizzazione desse i frutti auspicati da Miyamoto, e se davvero - come sembra probabile - la prossima piattaforma fissa condividesse il software con quella portatile, be', potremmo ritrovarci con una mole di software paragonabile a quella dell'epoca NES/SNES (non sommando Game Boy).

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Naturalmente la nuova struttura solleva anche dei dubbi mastodontici: Super Mario Maker e Captain Toad: Treasure Tracker sono due ottimi giochi, ma possono davvero originare un modus operandi di successo? Soprattutto, e questo è il quesito fondamentale, le varie collaborazioni daranno vita a dei giochi degni della qualità Nintendo? Ci riferiamo al secondo caso tra quelli precedentemente elencati, di cui Star Fox Zero è il primo rappresentante. Questo approccio non ha niente a che vedere con le collaborazioni "formali" del passato, esistenti più in termini finanziari e/o burocratici che non creativi. No, qui stiamo parlando di giochi Nintendo che vengono rifiniti, nell'ultimo periodo di sviluppo, lavorando a braccetto con uno sviluppatore esterno. In passato ci sono stati casi simili (vedi Metroid: Other M) che però avevano coinvolto il personale SPD, non EAD: questa è una situazione inedita, e vedremo presto se aiuterà solamente ad aumentare l'offerta (e lo farà sicuramente) oppure genererà anche tanto software degno della storia Nintendo. Un'altra possibile conseguenza della nuova organizzazione, decisamente più dinamica della precedente, potrebbe consistere in una maggiore eterogeneità dei brand trattati. EAD come detto prima è sinonimo di Miyamoto, e questo fatto, tralasciando gli enormi meriti, l'ha portata a tralasciare le serie abbandonate dal maestro (come Donkey Kong) e quelle che non gli sono mai appartenute (vedi Metroid, Kid Icarus, Punch-Out, eccetera). Ecco, adesso le cose, con Takahashi al comando, potrebbero cambiare. Se ad esempio dovesse decidere che è tempo di creare un nuovo Metroid internamente, avrebbe tutto il potere e il personale per farlo. Idem per Kid Icarus, o per una nuova proprietà intellettuale. La prossima generazione sarà all'insegna del cambiamento.