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Il duro mestiere del Re

Abbiamo attraversato l'oceano per provare il secondo atteso capitolo del nuovo King's Quest

PROVATO di Mattia Armani   —   23/11/2015

Nato grazie alla passione di Matt Korba e alla fiducia di Activision, il nuovo King's Quest è una combinazione tra sequel e remake che potrebbe spalancare le porte al glorioso passato delle avventure Sierra. Lo stesso cofondatore del team The Odd Gentleman, lead designer e fanatico del lavoro di Roberta Williams, ha confermato che i cinque capitoli di King's Quest rappresentano un vero e proprio test che potrebbe riportare in vita altre serie storiche come Quest for Glory e Space Quest. La scommessa è ancora in ballo ma la prima parte di questa nuova avventura è stata accolta piuttosto bene e le uniche nubi sull'operato del team di Matt Korba riguardano qualche perplessità sul ritmo di gioco e sulle vendite.

Il duro mestiere del Re
Il duro mestiere del Re

Con questa consapevolezza ci siamo messi in viaggio, curiosi di dare una prima occhiata al lavoro compiuto sulla seconda parte di questa operazione in cinque episodi sospesa a metà tra le avventure grafiche del passato e quelle moderne. Arrivati in quel di Los Angeles, e più precisamente nella ridente e soleggiata Pasadena, ci siamo avventurati nei nuovi uffici di The Odd Gentleman dove abbiamo potuto provare con mano King's Quest - Chapter 2: Rubble Without a Cause, dopo aver scambiato due parole sul progetto con l'esuberante Zelda Williams. La talentuosa figlia d'arte, voce della vigorosa Amaya Blackstone, non è la sola celebrità ad aver prestato le sue corde vocali a un titolo che può contare anche sul talento di Wallace Shawn, Gideon Emery, Maggie Elizabeth Jones e Christopher "Doc" Lloyd. Quest'ultimo, probabilmente il più famoso del gruppo, è il narratore, nei panni della versione anziana di Graham, ed è una testimonianza dell'ottimo supporto garantito al progetto da Activision nelle vesti della sussidiaria Sierra. Ma nonostante il contorno a cinque stelle, l'organico di The Odd Gentleman non è certo di quelli mastodontici. In totale le anime impegnate su King's Quest sono ventiquattro e le risorse sono limitate, ma come abbiamo già visto nel primo capitolo i tool di sviluppo e le innegabili capacità hanno permesso al team di cavarsela egregiamente. E come ciliegina sulla torta c'è il talento di Evan Cagle, disegnatore e animatore che ha lavorato anche al visionario film A Scanner Darkly, a dare una marcia in più a un gioco che si avvale di un'efficace combinazione di elementi bidimensionali e tridimensionali tra texture disegnate a mano e dettagli a profusione. Tutto questo, gran parte del cast incluso, torna in Rubble Without a Cause che continua a mantenere un'impostazione da avventura quasi classica, con controllo diretto ma telecamera fissa, arricchita però da variazioni action del gameplay, quick time event, citazioni fiabesche, una piacevole dose di nonsense, puzzle dinamici, intermezzi dal taglio cinematografico integrati nel tessuto di gioco e inquadrature studiate per garantire un buon dinamismo alle scene. Ma qualcosa di diverso questa volta c'è e riguarda l'impostazione complessiva che si rifà al terzo King's Quest, a differenza del primo episodio che invece è ispirato ai primi due capitoli della serie originale.

Matt Korba e Zelda Williams mentre parlano del doppiaggio di King's Quest
Matt Korba e Zelda Williams mentre parlano del doppiaggio di King's Quest

Una terribile disgrazia richiede l'eroico intervento del nuovo sovrano del reame di Daventry

La prima vera sfida di Re Graham

In questo secondo capitolo Graham ricopre ancora una volta due ruoli differenti. Il primo è quello di narratore, reso memorabile dalla calda voce di Christopher Lloyd, mentre il secondo è quello di re fresco di nomina, messo di fronte alle sue responsabilità di sovrano. Purtroppo per Graham i problemi di Daventry non sono particolarmente interessanti e la follia che pervade la corte rende il compito del nuovo re terribilmente frustante. Ma d'improvviso, potremmo dire per fortuna, arriva l'inevitabile crisi che dà finalmente il via a questa nuova avventura. A quanto pare i cittadini di Daventry sono scomparsi e Graham si ritrova a doverli salvare finendo però, da perfetto eroe scalcinato quale è, per essere catturato dai goblin e sbattuto in una tetra cella che si trova nelle profondità della terra.

Il duro mestiere del Re
Il duro mestiere del Re
Il duro mestiere del Re

L'unica nota positiva della faccenda è che anche le altre vittime si trovano nella stessa caverna; ma c'è un grosso problema da affrontare. Molti cittadini sono affamati o malati e rischiano di andare incontro a una brutta fine. Per fortuna salvarli in tempo rientra tra le possibilità di Graham ed è qui che ritroviamo il dinamismo della formula targata The Odd Gentleman, applicato però a una situazione dai contorni decisamente più scuri di quella che fa da sfondo al primo capitolo. Parlarne senza cadere in scomodi spoiler risulta difficile ma possiamo dire che far passare il tempo può rendere le cose meno complicate, al costo però della salute di coloro che dovremmo salvare. Salvare tutti, tra l'altro, è molto difficile anche se possiamo scommettere che quelli che vengono portati via in barella non sono destinati a morire. La possibilità di vedere sparire buona parte del cast, con altri tre capitoli davanti, non appare plausibile tanto più in un titolo che si rivolge tanto agli adulti quanto ai bambini e per questo mantiene sempre i toni di una fiaba nonostante l'atmosfera più tenebrosa. Un'anima doppia, insomma, che contraddistingue anche un gameplay che offre sfida in abbondanza, puntando a risolvere il problema nel migliore dei modi, ma risulta sempre accessibile al netto di qualche vittima di troppo. I puzzle, comunque, pur essendo evidenziati da ricettari, situazioni lampanti e persino da semplici codici visivi come quello che riguarda la forza di Graham, chiedono di ragionare. In un paio di casi si sono rivelati piuttosto complessi e non mancano passaggi in cui è necessario muoversi rapidamente per poter procedere anche se nella parte di gioco che abbiamo potuto provare, non abbiamo trovato molta azione. Ciononostante gli inconvenienti da affrontare non mancano. Farsi beccare dai carcerieri con un oggetto non permesso significa perderlo e in un paio di occasioni è possibile lasciarci la pelle, anche se il respawn istantaneo rende la morte poco più di un contorno. Invece sbagliare strada, perdere un oggetto o fallire l'unica prova d'abilità che abbiamo affrontato può dare qualche fastidio a causa del backtracking dovuto all'estensione spaziale di alcuni enigmi. Il problema comunque non è così marcato grazie alla struttura verticale della caverna e sembrano essere anche scomparsi i problemi di caricamento e di frame rate. Inoltre dal punto di vista tecnico troviamo dettagli ricercati, modelli più rifiniti, riflessi in tempo reale, scene d'intermezzo meno epiche ma comunque splendidamente realizzate, animazioni ancora più curate, effetti in quantità che garantiscono una spiccata atmosfera fiabesca e piacevoli dettagli come il segno del tempo passato che si manifesta nella crescita degli alberi di Daventry. Il risultato, per quanto riguarda quello che siamo riusciti a vedere, sembra avere le carte in regola per portare degnamente avanti questo King's Quest a episodi, anche se longevità e spessore complessivo dell'esperienza sono ancora avvolti nel mistero. Inoltre c'è il problema, almeno per i non anglofoni, della mancanza della lingua italiana ma la community nostrana ha già sfornato i sottotitoli per la versione PC del primo capitolo e ha intenzione di continuare con il lavoro. Dunque non ci resta che darvi appuntamento al lancio che, abbiamo scoperto, avverrà a dicembre anche se il giorno esatto non è stato ancora deciso.

CERTEZZE

  • Doppiaggio inglese di altissima qualità
  • Rifiniture tecniche importanti
  • Rigiocabilità elevata

DUBBI

  • Il backtracking è un rischio per il ritmo di gioco
  • Mondo di gioco meno vario rispetto al capitolo precedente