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La legge di Murphy applicata ai videogiochi

Quando qualcosa può andare male, andrà male

SPECIALE di Simone Tagliaferri   —   07/02/2016

Arrivati a un incrocio siete in dubbio su dove andare. Avete due scelte davanti e siete pieni di dubbi, ma a un certo punto quello che possiamo chiamare un flash mentale, un'intuizione o quel che vi pare, vi suggerisce la direzione. Bravi, avete appena imboccato la strada sbagliata. Altro caso noto: avete appena spalmato della cioccolata su una bella fetta di pane e con fare predatorio vi accingete a morderla per gustare il sublime abbinamento. La lingua è già umida, lo stomaco si è appena allargato. Vi dovete solo mettere seduti e iniziare a mangiare.

La legge di Murphy applicata ai videogiochi

Peccato che il piccolo Furia, un gatto di dodici chili, decida proprio in quel momento di saltarvi addosso facendo volare sul pavimento il fiero pasto. Secondo voi da che parte è caduta la fetta? Da quella della cioccolata, ovviamente. Ultimo caso, quello più celebre (almeno per i tempi moderni): quante probabilità ci sono che riusciate a infilare una presa USB dal verso corretto al primo tentativo? Teoricamente il 50%, ma tutti sappiamo che non è così, perché il primo tentativo si risolverà sempre con un nulla di fatto e una riflessione sul senso della vita. Ci raccontano i libri di storia e di mitologia che l'ingegnere militare Edward Murphy postulò la sua famosa legge nel 1949, durante un esperimento che prevedeva di montare sedici accelerometri sul corpo di un essere umano. Ogni accelerometro poteva essere montato in due modi, ma soltanto uno era corretto. Quando Murphy si accorse che gli strumenti di rilevazione non davano risultati, indagò e scopri che incredibilmente gli addetti che si occuparono della preparazione del soggetto riuscirono a montarli tutti nel modo sbagliato. Quando se ne rese conto, Murphy s'infuriò e tra le imprecazioni espresse quella che più di una legge va presa come una forma avanzata di sarcasmo. In effetti non è dimostrabile scientificamente, ma non si tratta di un grosso problema, visto che è legabile più al fatalismo che alla scienza vera e propria. La storia ha diverse varianti, alcune più veritiere di altre, ma accontentiamoci delle mezze verità e della leggenda. Anche perché ciò che conta è che quando qualcosa può andar male, andrà male. E se provassimo ad applicare la legge ai videogiochi?

Proviamo ad applicare la legge di Murphy ai videogiochi: ovviamente non ci riusciremo

Inventari troppo piccoli

La legge di Murphy applicata ai videogiochi

È difficile essere fatalisti parlando di videogiochi. In realtà immaginiamo che molti di voi abbiano subito qualche situazione di sfortuna estrema, contro ogni probabilità. Recentemente chi scrive ha avuto modo di recensire XCOM 2 e si è trovato in molte occasioni a perdere pezzi della squadra perché, nei momenti decisivi, attacchi dalle altissime probabilità di riuscita (il sistema assegna a ogni azione offensiva una probabilità di successo che varia a seconda di diversi fattori) sono finiti a vuoto. Non vi preoccupate, succederà anche a voi... o vi sarà già successo se avete giocato al primo XCOM. Comunque ci sono casi più celebri da prendere in considerazione. Alcuni di voi avranno sicuramente giocato a qualche Mario Kart. Quando prendevate il comando della corsa di cosa potevate essere certi? Bravi, che prima o poi qualcuno nelle retrovie avrebbe lanciato il temibile guscio spinato. Quante vite sono state rovinate da quel maledetto oggetto da corridori sadomaso? Eppure era considerato un male inevitabile, una terribile fusione tra cattiveria e sfortuna cosmica. Perché, ricordatelo bene, quando voi eravate in testa qualcuno un guscio spinato ce lo aveva sempre, ma voi non lo ottenevate mai quando in testa c'erano gli altri. Cambiamo completamente genere e parliamo di giochi di ruolo con inventario (specifichiamo perché ormai ce ne sono anche alcuni con slot fissi). Quante volte vi sarà capitato di passare ore e ore in un dungeon raccogliendo equipaggiamento da vendere per poi trovare l'unico oggetto decente quando non avevate più spazio da dedicargli? Cosa buttare via? È vero che si tratta di una situazione facilmente risolvibile, ma perché deve capitare sempre quando l'inventario è pieno?

Perversioni russe

La legge di Murphy applicata ai videogiochi

Ci sono anche casi che fanno parte dell'esperienza collettiva e ormai si possono quasi raccontare ai nipoti intorno al fuoco (se ne avete). Ad esempio la figura istituzionale dell'idiota sul server. Qualsiasi gioco online stiate facendo, qualsiasi sia l'impegno che ci mettiate, sul server apparirà sempre un cretino che proverà a rovinare la partita a tutti. Per colpa di queste persone con gli anni si sono perse, o sono state marginalizzate, caratteristiche come il danno ai propri compagni di squadra, che era un eccellente modo per limitare lo spam di colpi in FPS e affini, ma anche una tentazione troppo forte per l'idiota che godeva da matti a uccidere i propri compagni di squadra. L'idiota del server si evolve insieme ai videogiochi online. Non può più uccidere i compagni di squadra? Allora si mette a cantare nel microfono. Tutti gli altri giocatori lo mettono in mute? Allora lo vedrete rubare risorse agli altri e non fare niente per cercare di vincere. Ma andiamo oltre. Altro celebre esempio di legge di Murphy applicata ai videogiochi riguarda il sempreverde Tetris. Pensateci bene: quand'è che il pezzo lungo sembra non volerne sapere di apparire? Bravi, quando gli avete creato un bel tunnel per infilare un paio di Tetris di fila. Quando, invece, apparirà sicuramente? Ovviamente quando, commesso un errore, vi risulterà completamente inutile. Si tratta di fatalità, di calcoli matematici, di sfortuna atavica o di un perverso senso dell'umorismo russo? Non lo sappiamo. Ciò che è certo è che il fato è di umore mutevole, ma quando si tratta di noi è sempre inferocito.

L'occhio dell'universo

Di casi fattibili ce ne sarebbe molti altri e immaginiamo che anche voi ne abbiate da proporci (i commenti vi aspettano). Di fatto si tratta di esagerazioni e non sempre le cose vanno male come descritto, anche perché altrimenti non si finirebbero più videogiochi.

La legge di Murphy applicata ai videogiochi

D'altro canto è abbastanza scontato che ci si ricordi i momenti particolarmente sfortunati ripetuti, quelli in cui ci si sente beffati, e beffati, e beffati dalla sorte. Sono quelli che rimangono impressi nella memoria perché li colleghiamo a un'inestinguibile sensazione di negatività sulla quale sentiamo di non avere nessun controllo diretto. Vabbé, possiamo chiamarla anche sfiga, tanto siamo quasi a fine articolo e non se ne accorge nessuno. L'importante è sapere che non siamo soli nel mondo della mala sorte e che alcuni eventi inspiegabili in realtà lo sono perfettamente, soprattutto nel mondo dei videogiochi dove tutto è matematica. Certo, l'oggetto che non riesci a trovare, nonostante le decine di tentativi fatti, o il computer che s'impalla irrimediabilmente, pretendendo il formattone e facendoti perdere i salvataggi di The Witcher 3 su GoG con accumulate più di cento ore di gioco (a chi sarà mai successo... fischiettiamo, che è meglio) sono eventi che fanno male. Ma non bisogna credere che il frutto macilento del Big Bang complotti contro di noi. In fondo siamo meno di granelli di sabbia rispetto alle dimensioni dell'universo... ma siamo i granelli che finiscono nel costume del tipo che non si lava il sedere da tre giorni, ecco.