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Rossi c'è?

Valentino Rossi: The Game riuscirà a portare Milestone sul podio?

PROVATO di Lorenzo Fantoni   —   25/04/2016

Pochi "marchi" italiani al mondo sono famosi come quello di Valentino Rossi. Non siamo qua a fare analisi di mercato, ma forse giusto la Nutella e la Ferrari vantano una maggiore visibilità e potere di richiamo. Abbiamo parlato di marchio e non di semplice sportivo perché Valentino negli anni è passato dall'essere un ottimo pilota di Moto GP a vera e propria industria, una sorta di proprietà intellettuale con cui sponsorizzare bevande, vestiti, cappellini, auto e così via. Lo stesso Valentino col tempo ha ampliato i suoi interessi, rivelandosi un pilota a tutto tondo con incursioni nel rally, nel cross e nel Flat Track. Una passione che si è trasformata in un vero e proprio tempio della derapata: la VR46 Riders Academy, ovvero il Ranch con annessa pista in ghiaia, ricavato da una vecchia cava vicino Tavullia in cui il pilota correva con gli amici e che ha ospitato nomi del calibro di Marc Marquez, Dani Pedrosa, Colin Edwards, Niky Hayden, Andrea Iannone e Alex De Angelis. Insomma, la vita di Valentino Rossi si è trasformata col tempo in una vera e propria "esperienza", un modo molto personale di vivere le corse e il mondo della velocità che Milestone sta cercando di trasformare in un videogioco chiamato Valentino Rossi: The Game, che abbiamo avuto modo di provare in questi giorni.

Venite in sella con noi per la prova di Valentino Rossi: The Game

Benvenuti in Texas

Per prima cosa è bene chiarire che Valentino Rossi: The Game altro non è che la nuova edizione di Moto GP, nascosta sotto i toni di giallo tipici di Valentino, con in più l'aggiunta di una serie di modalità legate al rally e alle corse su moto da cross e flat track. Nella versione di prova che abbiamo testato era possibile salire in sella a una YZR-M1 e misurarsi col Circuit of the Americas nell'assolata Austin, in Texas, ma anche varcare la soglia del quasi inaccessibile Ranch di Tavullia e "driftare" sulla ghiaia con una Yamaha YFF450F. Due stili di guida completamente differenti che richiedono approcci diametralmente opposti. Il primo impatto con la grafica è positivo, il tracciato texano è riprodotto con estrema cura e la resa in movimento è buona, tuttavia quando si è meno impegnati a cercare la staccata e ci si sofferma sui dettagli, balzano all'occhio texture di non altissima qualità, un'erba realizzata in maniera approssimativa, spettatori poco più che cartonati e una generale povertà di ambientazione.

Ovviamente la versione testata è ancora in via di sviluppo, quindi è molto probabile che quella finale sia abbastanza diversa rispetto a ciò che abbiamo provato. Ma sotto questo punto di vista il miglioramento rispetto al capitolo precedente non ci è sembrato particolarmente evidente. Nel comparto sonoro invece la sensazione è assolutamente gratificante e se chiudiamo gli occhi per un attimo (magari non in curva), concentrandoci sul rombo del motore, possiamo percepire l'innesto di marcia, il tamburellare delle gomme sui cordoli e il ritorno di fiamma di una scalata particolarmente rapida.
Ovviamente la versione testata è ancora in via di sviluppo, quindi è molto probabile che quella finale sia abbastanza diversa rispetto a ciò che abbiamo provato. Ma sotto questo punto di vista il miglioramento rispetto al capitolo precedente non ci è sembrato particolarmente evidente. Nel comparto sonoro invece la sensazione è assolutamente gratificante e se chiudiamo gli occhi per un attimo (magari non in curva), concentrandoci sul rombo del motore, possiamo percepire l'innesto di marcia, il tamburellare delle gomme sui cordoli e il ritorno di fiamma di una scalata particolarmente rapida.

Per quanto riguarda il modello di guida è possibile scegliere tra Standard, Semi-pro e Pro, con tutti i cambiamenti del caso. Nella modalità Standard il gioco fornisce dei pesanti aiuti di frenata e trazione, per non parlare del fatto che possiamo tranquillamente fare a gomitate e carenate con gli avversari senza rischiare di finire subito per terra, a meno che la velocità non sia particolarmente alta. Con Pro e Semi-Pro le cose cambiano drasticamente, la moto diventa molto meno governabile, il contatto è da evitare assolutamente e in accelerazione dobbiamo dosare il gas per evitare brusche impennate. Chi chiediamo effettivamente chi riuscirà a guidare in modalità Pro, visto che il pad standard non è senza dubbio la periferica migliore per farlo, ma non esistono altre periferiche in stile Hang On per chi volesse tentare un approccio più simulativo. L'unico fattore che pare stranamente invariato è la scarsa differenza di trazione tra l'asfalto, l'erba o la ghiaia delle vie di fuga. Ci è capitato, soprattutto nei primi giri di prova, di finire spesso fuori pista senza avvertire alcuno scivolamento, vibrazione del pad o cambiamento nel comportamento della moto, anzi, abbiamo tranquillamente piegato sull'erba senza problemi, superando l'avversario. Tuttavia vogliamo sperare che anche questo sia solo un problema legato alla build ancora acerba.

Sullo sporco

Messa nel garage la Moto GP e indossato il casco da cross, abbiamo inforcato la nostra moto da flat track per testare il modello di guida alle prese con una modalità completamente differente. Il cambio di paradigma è assimilabile a quello tra Formula Uno e Rally. Nella prima siamo portati a privilegiare traiettorie pulite, accelerazioni brutali e staccate al limite, nel secondo caso il tracciato tortuoso e il fondo stradale sterrato privilegiano una guida più "sporca", in cui il pilota si valuta per come sa derapare e mantenere una velocità il più possibile costante in ogni situazione. La stessa situazione si presenterà nel tracciato flat track, nel quale dovremo affrontare un misto di curve a gomito e veloci, salendo e scendendo lungo una collina in cui è fondamentale saper gestire freno e acceleratore, così da mandare la moto in sbandata quel tanto che basta per mantenere la traiettoria, senza finire contro un ostacolo.

Rossi c'è?

Anche questa ambientazione ci è sembrata tutto sommato funzionale, ma abbastanza spoglia, soprattutto per quanto riguarda tutti i possibili effetti ambientali legati alla polvere, quasi del tutto assenti. Vista la natura off-road della competizione i contatti fra piloti sono tutto sommato all'ordine del giorno, ma state pur certi che se qualcuno dovrà cadere saremo quasi sempre noi. Casomai dovesse succedere a uno degli altri piloti sarà solo perché lo abbiamo trascinato giù durante l'impatto. Dal punto di vista dell'intelligenza artificiale i piloti avversari sono abbastanza ordinati, ma si limitano a fare il compitino, gareggiando tendenzialmente in fila indiana, senza grandi sorpassi o errori, dando vita a un trenino di moto abbastanza ordinato. Questo ovviamente non gli impedisce di essere delle vere spine nel fianco quando li vedrete incombere alle vostre spalle, pronti ad approfittare di ogni minimo errore. Ciò che al momento manca a Valentino Rossi: The Game è senza dubbio un buon lavoro di rifinitura: alcune parti della grafica sembrano abbozzate e il modello di guida è versatile ma vittima di alcune ingenuità. Nonostante un'abbondanza dell'offerta e una presentazione generale senza dubbio curata. Molto probabilmente la maggior parte dei difetti che abbiamo notato sono legati a questa build e saranno corretti nella versione finale, l'importante è che Milestone non si sieda sullo sfruttamento di un nome così importante puntando tutto sul suo richiamo.

CERTEZZE

  • Modalità molto varie
  • Moto ricostruite perfettamente
  • Rombo dei motori esaltante

DUBBI

  • Graficamente un po' povero
  • Modello di guida ancora da perfezionare