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Doom 3: Redux

La modifica Doom 3: Redux punta a ringiovanire la veste grafica del titolo id Software senza alterare l'esperienza originale in alcun modo

SPECIALE di Mattia Armani   —   15/05/2016

Negli ultimi 25 anni l'impegno di id Software ha segnato alcune delle tappe più importanti dell'evoluzione della grafica tridimensionale, partendo dal motore pseudo-3D di Wolfenstein per arrivare alle superfici curve di quello di Quake 3 Arena, che ancora oggi si difende bene nonostante siano passati 17 anni dalla sua uscita.

Doom 3: Redux

Proprio la parentesi chiamata Quake ha costretto Doom a starsene in un angolo per qualcosa come dieci anni e quando il doomguy, anonima personificazione della filosofia degli shooter id, è tornato in campo molti hanno temuto che fosse passato troppo tempo. In parte avevano ragione. Doom 3 non ha avuto l'accoglienza del primo capitolo della serie, giocato da qualcosa come venti milioni di persone, e non ha goduto nemmeno dell'accoglienza trionfale di Quake, atteso come il messia da schiere di fan, ma c'è da dire che il background e l'attesa avevano creato aspettative quasi irragionevoli. Qualcuno ha criticato il titolo per il numero ridotto dei mostri, qualcun altro si è lamentato della lunghezza non eccezionale, altri ancora hanno avuto da ridire in merito al gameplay troppo ragionato ma con il tempo la terza incarnazione della leggendaria serie si è comunque imposta nel panorama degli sparatutto, conquistando l'agognata posizione di vero erede di un modo di fare FPS che all'epoca stava passando di moda. A partire dall'impatto dei colpi per arrivare al suono delle armi e alle tipologie di nemico, il terzo Doom è senza dubbio un degno rappresentante della serie e come i precedenti FPS targati id Software, compreso l'ultimo, ha messo in campo una cosmesi strepitosa accompagnata da un gameplay unico, da un comparto audio strepitoso e da una colonna sonora oscura e imperiosa che accompagna il giocatore in una memorabile discesa verso l'inferno. Questa è la base su cui ha lavorato Clear_Strelok per sviluppare la modifica Doom 3: Redux, che ha come obiettivo preciso quello di rispettare senza eccezione alcuna il lavoro degli sviluppatori.

Doom 3: Redux è una modifica grafica massiccia ma al contempo incredibilmente raffinata

Un lavoro di fino

La particolarità di Doom 3: Redux, modifica che funziona solo con l'originale Doom 3, è quella di voler lasciare intatta l'impronta visiva dell'originale, pur aggiornandone pesantemente il comparto tecnico. Le uniche aggiunte riguardano texture, dialoghi e suoni recuperati dalla alpha del 2002, tutti comunque realizzati da id Software. Ogni alterazione è stata pensata e realizzata con l'obiettivo preciso di migliorare la cosmesi del titolo senza alterare l'essenza dell'esperienza che abbiamo giocato nel 2004. Con queste premesse non stupisce che quello di Clear_Strelk sia stato un lavoro lungo con il talentuoso modder che è ancora indaffarato per arrivare alla version 1.0.

Doom 3: Redux

Dall'annuncio alla pubblicazione sono passati quattro lunghi mesi mesi che sono stati spesi nella ristrutturazione massiccia di oltre 600 texture, sia dal punto di vista della risoluzione, sia per quanto riguarda normal e specular map. La qualità raggiunta non stonerebbe in un moderno tripla A e non stona nemmeno rispetto agli elementi rimasti invariati. La carenza di poligoni di alcuni modelli è evidente, alcune texture non sono state toccate e quando gli elementi dello scenario si distruggono, i dodici anni di età del motore si vedono tutti, ma la qualità complessiva dell'originale consente comunque alle novità di integrarsi senza troppi problemi. Anzi, la cura di id Software nella realizzazione di pannelli, scanner laser e macchinari animati viene esaltata dalle novità che si incastrano senza troppe incoerenze in una cosmesi che sarebbe ancora gradevole senza orpelli ma che raggiunge ben altre vette grazie al lavoro fatto con Doom 3: Redux. Il merito va senza dubbio all'engine id Tech 4 ma l'impegno e il talento di Clear_Strelok emergono con evidenza anche nel potenziamento dell'illuminazione, ottenuto usando una versione custom di Sikkmod, che risulta pienamente godibile, come le texture, anche in risoluzione 4K. Quella che nel 2004 era un'illuminazione incredibile è stata potenziata e pur non essendo particolarmente raffinata rispetto agli standard odierni conferisce una solidità incredibile a modelli e ambienti esaltando con ancora più forza quei fondamentali chiaroscuri che giocano un ruolo chiave nel gameplay di Doom 3.

Ombre impenetrabili

Il gameplay non è stato sfiorato e la cosa non ci stupisce visto che come abbiamo già detto l'obiettivo di questa modifica è quello di conservare ogni stilla del Doom 3 originale. E la cosa non ci crea alcun problema. L'azione dello shooter id Software è ancora solida, precisa, d'impatto, esaltata da spawn studiati al millimetro e incredibilmente godibile al netto della macchinosità del non poter tenere in mano contemporaneamente pistola e torcia. Questa soluzione, comunque, ha il suo senso, in un titolo meno concitato rispetto agli altri capitoli della serie, che si affida a ombre quasi impenetrabili e "jump scare" per coinvolgere maggiormente il giocatore. Il map design è di quelli da shooter d'annata e ci mette di fronte a livelli complessi con chiavi da trovare e strade non sempre chiare che ci portano a dover ripercorrere più volte le stesse stanze.

Doom 3: Redux

Antipatica per più di un giocatore moderno, quest'impostazione può rivelarsi problematica per il ritmo di uno shooter se implementata senza cognizione di causa. Come ben sappiamo, per fortuna, non è questo il caso di Doom 3. Il backtracking è limitato e tra pannelli che saltano e nemici che compaiono all'improvviso succede quasi sempre qualcosa che riaccende l'emozione. Il lavoro di design emerge ancora con forza, a dodici anni di distanza, ed è uno dei numerosi pregi di un titolo che risulta ancora sorprendentemente giocabile e coinvolgente. L'atmosfera di Doom 3 ha un piglio strepitoso a partire dalle cupe note in stile Carpenter che ci accolgono nel menù iniziale, e con la modifica Redux possiamo anche contare sul redesign di buona parte del sonoro tra armi, audio diari, scene di intermezzo e versi dei mostri. L'interfaccia è la medesima e non avremmo chiesto di meglio vista la qualità incredibile che comprende datapad e PC sparsi per il gioco. Ma anche in questo caso ogni l'aumento di risoluzione di icone, fonte e schermi è evidente per un'immagine complessiva che risulta incredibilmente pulita. Non è detto comunque che il giocatore debba subire passivamente tutte le scelte di Clear_Strelok. Il lavoro di modding include anche lo sblocco di opzioni grafiche prima inaccessibili che, una volta caricata la modifica, ci permettono di scegliere risoluzione delle texture, alterare il campo visivo e implementare o disattivare l'antialiasing FXAA, il filtro anisotropico, il motion blur e gli effetti sangue. Ma non si avverte alcuna necessità di mettere mano ai settaggi. Ogni ambiente ha la stessa resa dell'originale, la tensione è sempre palpabile, la qualità del gameplay c'è e con questa modifica c'è anche la grafica. Non siamo di certo di fronte al nuovo Doom, un delirio di particellari e volumetrici inarrivabile per un titolo vecchio di dieci anni, ma siamo senza dubbio davanti all'espressione massima di Doom 3, anche considerando Doom 3 BFG Edition. Quella realizzata da Clear_Strelok è una mod elegante che preserva il tour da incubo realizzato da id Software, aggiornando Doom 3 senza snaturarlo, garantendo anche ai giocatori di oggi il lusso di godere a pieno di un'esperienza di prima categoria.