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Warcraft: L'inizio secondo noi

Finalmente abbiamo visto il tanto discusso film di Warcraft: una trasposizione ispirata o una ciofeca pazzesca?

SPECIALE di Christian Colli   —   02/06/2016

Alla fine Warcraft: L'inizio l'abbiamo visto anche noi. In sala ci siamo entrati con non poca titubanza; in fondo, negli ultimi giorni la critica internazionale l'aveva massacrato definendolo il degno erede di Battaglia per la Terra, azzardando metafore sociopolitiche e sgretolandolo sotto ogni aspetto.

Warcraft: L'inizio secondo noi

Piuttosto sicuri di trovarci di fronte all'ennesimo tie-in mal riuscito, nonostante la competenza del regista Duncan Jones, abbiamo inforcato gli occhiali 3D e trascorso due ore al buio insieme ai soliti cafoni da cinema che rimproverano i figli ad alta voce quando si lamentano che vogliono tornare a casa. Alla fine dello spettacolo, siamo usciti dalla sala moderatamente soddisfatti. È giusto precisare che questa non vuole essere una vera e propria recensione di Warcraft: L'inizio, e per un'analisi cinematografica più approfondita vi rimandiamo a quella pubblicata dai nostri cugini di Movieplayer.it. In questa sede ci limiteremo a condividere le sensazioni che ci ha suscitato il film di Jones per dirvi che, be', non tutto è perduto. Forse il cinema dei videogiochi può ancora riprendersi, dato che Warcraft: L'inizio non è l'abominio che urlano gli aggregatori e i critici cinematografici impegnati a sorseggiare caffè mentre discutono sulla nobilitazione dell'arte moderna.

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Il film

Se fate vedere il film di Dunca Jones a un fan di (World of) Warcraft e a qualcuno che non conosce il brand ma che magari ama il fantasy, quest'ultimo dalla sala uscirà meno soddisfatto dell'altro principalmente perché, è inutile negarlo, come film Warcraft: L'inizio è una produzione abbastanza mediocre. Le motivazioni sono molteplici e, in questo senso, i critici che hanno affossato il film di Jones sotto questo aspetto ci hanno visto bene. Il problema principale - il più grave, forse - è il ritmo della narrazione che, specialmente nella prima ora di film, rasenta la crisi epilettica. Deciso ad alternare il punto di vista degli umani e quello degli orchi, Jones salta freneticamente da uno all'altro dedicando a ogni scena pochissimi minuti mentre dispone le pedine sulla scacchiera.

Warcraft: L'inizio secondo noi
Warcraft: L'inizio secondo noi
Warcraft: L'inizio secondo noi
Warcraft: L'inizio secondo noi

A un certo punto ci si aspetterebbe persino uno stacco come nei vecchi cartoni animati dei Transformers, con la musichetta che risuona mentre l'emblema dell'Alleanza si trasforma in quello dell'Orda o viceversa. Il ritmo frenetico della narrazione affossa Warcraft: L'inizio sotto vari punti di vista, ma principalmente ci impedisce di conoscere e comprendere i vari protagonisti, specialmente gli umani. È colpa anche degli attori in carne e ossa che recitano il copione in tono svogliato, eccezion fatta per l'ottima Paula Patton. Travis Fimmel, che interpreta il protagonista umano Anduin Lothar, è forse l'anello più debole del cast, incapace di rendere al meglio sia le scene più ironiche, sia quelle più drammatiche. Gli orchi finiscono con l'essere i personaggi più espressivi del film, e se consideriamo che sono fatti di computer grafica e motion capture, è chiaro che qualcosa col casting non è andato proprio benissimo. Recentemente Jones ha affermato di aver girato almeno una quarantina di minuti in più che la Legendary Pictures gli ha fatto tagliare per rientrare nel limite delle due ore di pellicola. La loro mancanza si avverte nettamente per tutto il film, specialmente sul finale: non sono pochi i momenti che avrebbero avuto un maggiore impatto se Jones avesse dedicato più tempo ad approfondire i personaggi, prima di coinvolgerli nella guerra tra gli orchi di Gul'dan e gli umani di re Llane. Senza contare che a uno spettatore a digiuno di videogiochi, fantasy e Warcraft alcune scene possono apparire vagamente incomprensibili. Per fare un esempio, i maghi come Khadgar e Medivh passano tutto il film a recitare gli incantesimi che intendono lanciare. A un certo punto, Khadgar suggerisce a Lothar di "silenziare" un certo avversario, ma nel frattempo nessuno ha spiegato l'importanza delle parole magiche che accompagnano ogni incantesimo. Sembra quasi che Jones si aspettasse che per ogni spettatore all'oscuro di queste regole ce ne fosse uno accanto disposto a spiegargli le sfumature del suo film, praticamente le meccaniche del gioco riprese sul grande schermo. A ciò si aggiungono gli effetti speciali, strabilianti finché la telecamera riprende soltanto gli orchi e le location in computer grafica; un po' meno quando in scena entrano anche gli attori in carne e ossa. Lo stacco è piuttosto evidente in certe scene, ma in generale ci siamo trovati di fronte a uno spettacolo degno del buon vecchio Avatar di James Cameron e, a tratti, persino superiore. Sicuramente più realistico della computer grafica ammirata solo poco tempo fa ne Lo Hobbit. Il cerchio lo chiude una colonna sonora passabile, ma tutt'altro che memorabile. L'ha composta Ramin Djawadi, lo stesso musicista all'opera nella serie televisiva Il Trono di Spade: il riarrangiamento del main theme di Warcraft e Warcraft II funziona, ma si ripete un po' troppo spesso, e non si capisce come mai Djawadi non abbia attinto alla maestosa colonna sonora dei giochi Blizzard, se non menzionando appena un paio di secondi il brano che accoglie i giocatori ogni volta che entrano a Roccavanto. Insomma, dal punto di vista meramente cinematografico, Warcraft: L'inizio ci ha lasciati un po' freddini, soprattutto se si considera che il regista è diventato famoso con l'ottimo Moon. Ma un videogiocatore cosa pensa di questo film?

Il videogioco

In un certo senso non è difficile capire le perplessità dei critici di fronte a Warcraft: L'inizio. Tutto sommato, solo chi conosce il mercato dei videogiochi e ha vissuto nel mondo virtuale di World of Warcraft può capire la passione che Duncan Jones ha infuso nel suo progetto. È facile guardare storto i ridicoli Goomba con la testa microscopica di Super Mario Bros. e pensare che non aggiungono niente a un film tremendo sotto ogni aspetto, ma è anche vero che chi non ha mai calcato il suolo di Azeroth difficilmente sorriderà nella scena in cui un Murloc in primo piano gorgheggia agitando la lancia, e non sogghignerà certo mentre la telecamera segue i protagonisti in giro per Roccavento, atterra con loro quando volano a cavallo dei grifoni, indugia sui Signori della Guerra di Draenor, contempla Dalaran da sopra le nuvole. La citazione più bella è, forse, anche il momento più spassoso del film: Khadgar lancia l'incantesimo Metamorfosi e cita quasi testualmente la descrizione del gioco.

Warcraft: L'inizio secondo noi
Warcraft: L'inizio secondo noi

"Funziona solo sulle menti deboli e dura circa un minuto", dice. A noi, che abbiamo passato anni a lanciare quella magia, o a chiedere ai nostri compagni di lanciarla, quella citazione ha strappato una sonora risata, ma a chi World of Warcraft non l'ha giocato mai? Zero totale. E poi, sì, Jones ci mostra Forgiardente e Dalaran, ma soltanto per qualche istante, soltanto da lontano. In lontananza vediamo le Marche Occidentali, Borgolago o la fortezza di Guardamasso, ma solo qualche attimo: il film corre troppo per permetterci di ammirare la ricostruzione realistica di quelle location in cui abbiamo combattuto o raccolto risorse tante volte. Il realismo è anche uno dei compromessi con cui bisogna fare i conti durante le due ore della proiezione. Warcraft: L'inizio è un film piuttosto cupo, truce e "gritty". I demoni, le invasioni e i morti ci sono anche nel videogioco, ma il suo stile cartoonesco contribuisce ad alleggerire temi e situazioni anche più drammatiche di quelle avvenute nel film. Una volta fatto l'occhio, il film di Jones diventa una delle rappresentazioni più fedeli di un videogioco che abbiamo mai avuto l'occasione di ammirare. E forse è stato proprio questo il più grande passo falso di Duncan Jones: preoccupato com'era di compiacere i fan del franchise Blizzard, si è dimenticato di costruirci intorno un buon film. È evidente che il regista conosce fermamente il mondo di Azeroth e i suoi punti di forza e che ha deciso di dimostrarlo infarcendo il film di dettagli, particolari e minuscole citazioni che si prestano a molteplici visioni. Siamo sicuri che ogni volta il vero fan di Warcraft riuscirà a scorgere qualche nuovo dettaglio, qualche minuzia che gli era sfuggita e che lo farà sorridere ancora una volta. Sotto sotto, tutto sommato, c'è anche una bella storia. Non è propriamente quella del 1994, ma le assomiglia parecchio. Scrivendo la sceneggiatura, Jones e Leavitt hanno dovuto apportare qualche cambiamento per renderla più adatta a un film moderno di un paio d'ore, e Metzen si è assicurato che aggiustassero il tiro su qualche elemento che, ventidue anni dopo, non lo convinceva più, specialmente nell'ottica di uno o più potenziali sequel. Se questi si faranno dipende ovviamente dal botteghino. La domanda, quindi, è soltanto una: vale la pena andare al cinema per Warcraft?

Sì o no?

Oggi la parola d'ordine è "supereroi". Il cinema ci propone un nuovo film su qualche supereroe Marvel o DC ogni tre o quattro mesi e, per quanto ci piacciano, il mercato si sta un po' saturando. I film fantasy latitano e in questo senso Warcraft: L'inizio rappresenta una boccata di aria fresca da respirare se si ama il genere. È un film con non pochi problemi, sia chiaro, ma non riusciamo veramente a capire come si sia potuto paragonare ad altre produzioni nettamente peggiori.

Warcraft: L'inizio secondo noi

Se non si conosce la saga di Blizzard si perde necessariamente qualcosa della magia che lo contraddistingue, ma non per questo resta un film inguardabile: a costo di sembrare banali, in TV gira decisamente di peggio. Checché se ne dica, Duncan Jones ha dimostrato che le trasposizioni cinematografiche dei videogiochi non sono per forza destinate a fallire, e ha spalancato le porte a un sequel che, coi dovuti accorgimenti, potrebbe stupire anche i più feroci detrattori di questo primo capitolo. Non vogliamo dire che i fan di World of Warcraft lo adoreranno perché sicuramente non è così, e dipende anche da quanto ogni spettatore è più o meno sensibile alle criticità che la pellicola di Jones si porta sulle spalle, ma sicuramente non ne saranno visceralmente offesi come poteva esserlo stato Shigeru Miyamoto guardando Super Mario Bros. o Yoshinori Ono davanti a La leggenda di Chun-Li. Warcraft: L'inizio è, come dice il sottotitolo stesso, un inizio. Un buon inizio, oseremmo aggiungere. Per noi, insomma, è sì. Se siete fan della Blizzard o amate il fantasy, dategli una chance.