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Il mistero dei 90 milioni di Wii U mancanti

Cos'è andato storto con Wii U?

SPECIALE di Giorgio Melani   —   20/07/2016

Ha fatto piuttosto discutere una recente sessione di domande e risposte da parte di Nintendo per gli azionisti, pubblicata da GamesIndustry, nella quale è emerso che qualcuno nella compagnia prevedeva di vendere 100 milioni di Wii U.

Il mistero dei 90 milioni di Wii U mancanti

La previsione era sicuramente ottimistica, basata sulle speranze in una replica dell'enorme successo registrato da Wii, ma anche considerando l'improbabilità del ribadire una congiuntura difficilmente replicabile come quella che ha portato al dominio della console precedente, il fatto che Wii U si sia fermata mestamente a 13 milioni dimostra come qualcosa sia andato tremendamente storto in quel di Nintendo. Sulla carta, il progetto poteva funzionare e forse far scattare il meccanismo che ha portato Wii alla conquista del pianeta, ma oltre ai limiti concettuali della console (nell'ottica della fascinazione casual) hanno giocato a sfavore anche diverse incongruenze organizzative e comunicative da parte del produttore che hanno impedito la diffusione esplosiva che il predecessore ebbe, conquistando soprattutto nuove fette di pubblico all'interno dell'ambito "casual". L'idea era di vendere Wii U agli stessi utenti che avevano acquistato Wii, presentandolo come il successore evoluto di quest'ultimo e pertanto sfruttandone la scia a partire dal nome e dal design stesso della console, così chiaramente legati alla macchina precedente, per arrivare a una vera e propria sostituzione forzata del prodotto sul mercato, quando tentando il tutto per tutto Nintendo ha chiuso la produzione di Wii, togliendolo dai negozi per cercare di spingere ulteriormente la visibilità di Wii U. Niente da fare, per un insieme di motivi lo sperato transfert videoludico non è riuscito e il successore si è fermato a poco più di un decimo delle vendite di Wii e di quanto sognato dal management Nintendo.

Nintendo sperava di raggiungere 100 milioni di console con Wii U, ma qualcosa dev'essere andato storto

È un controller per Wii?

Emblematica dei problemi di comunicazione e di identità del prodotto che hanno caratterizzato fin dall'inizio l'avventura di Wii U è stata la sua presentazione al pubblico, nel corso della conferenza Nintendo all'E3 del 2011. Con tutta la presentazione incentrata esclusivamente sul GamePad, un nome ambiguo e il corpo principale della console mostrato solo di sfuggita e così simile a Wii, sulle prime in molti hanno pensato si trattasse di una sorta di periferica da applicare alla console precedente, o una riedizione di quest'ultima incentrata su un controller di nuova tipologia.

Il mistero dei 90 milioni di Wii U mancanti

Certo il dubbio è durato poco, visto che Nintendo ha pensato bene di fare subito chiarezza con comunicati ufficiali e successive presentazioni, ma è forse stata la prima volta in assoluto in cui non è stato chiaro fin da subito che l'oggetto mostrato era effettivamente una nuova console, con una sua identità specifica. Il presidente Tatsumi Kimishima ha riferito che, già all'epoca, aveva insistito particolarmente sull'importanza di sottolineare le nuove caratteristiche di Wii U e renderla attrattiva in modo da spingere la gente ad effettuare il passaggio da Wii alla nuova console. "Visto che Wii aveva venduto così bene e noi volevamo superarla, era indispensabile spiegare chiaramente le attrattive di Wii U", ha affermato Kimishima al riguardo, ma l'ombra del predecessore è rimasta evidentemente troppo opprimente e la grande maggioranza degli utenti non ha sentito l'esigenza di passare a qualcosa di nuovo e per molti aspetti bizzarro e misterioso. Parallelamente alla diffidenza del pubblico, anche gli sviluppatori sembrano essere rimasti per gran parte immuni al richiamo di Wii U e del suo controller, anche in questo caso per problemi che e dopo un lancio pur supportato da diversi third party la console è rimasta praticamente affidata alla sola Nintendo, in grado sì di sfornare capolavori ma che da soli non sono stati in grado di assicurare la diffusione sperata.

Il nuovo gimmick

Col senno di poi, l'idea di Nintendo era in effetti piuttosto chiara: alla ricerca di un "gimmick" in grado di catturare l'interesse di ampi strati di pubblico come fece il Telecomando Wii all'epoca, la casa di Kyoto pensò bene di sfruttare l'interesse per i tablet (all'epoca nella sua massima espansione) mettendo sul mercato una console che aveva proprio uno di questi come controller. Il primo problema era però l'impatto di questo sull'utenza: già le diverse configurazioni spiegate fin dall'inizio, con la possibilità di usare GamePad, Telecomando Wii o Controller Pro creavano più confusione che aspettativa nei confronti della console, e sebbene gli appassionati possano aver apprezzato questa varietà di scelta per il pubblico casual, a cui Nintendo voleva puntare, la mancanza di chiarezza assoluta e concetti semplici ha rappresentato un ostacolo enorme alla sua diffusione.

Il mistero dei 90 milioni di Wii U mancanti

Un altro problema di entità maggiore è stata l'effettiva mancanza di idee a supporto del GamePad, e questo a partire dalla stessa Nintendo, al cui interno evidentemente c'era chi non approvava più di tanto la nuova soluzione videoludica, come rivelato recentemente da Eiji Aonuma, producer di Zelda. È comprensibile un po' di diffidenza da parte dei third party per una periferica così nuova ma se è Nintendo a non riuscire a sfruttare a dovere l'idea principale su cui dovrebbe fondarsi l'intero concetto di Wii U allora è chiaro che tutto il costrutto è destinato a crollare. Così dopo un primo periodo piuttosto spumeggiante tra produzioni interne e anche qualche ottimo apporto delle terze parti, lo sfruttamento del secondo schermo in particolare è diventato sempre meno centrale e originale nei giochi per Wii U, fino a rappresentare quasi un peso per gli sviluppatori, al di là di rari titoli pensati appositamente per la particolare configurazione a doppio display. Un ulteriore problema del GamePad è poi rappresentato dalla sua arretratezza tecnologica rispetto all'hardware che si trova normalmente in ambito mobile e che rende il confronto con questi prodotti, sebbene improprio, anche piuttosto impietoso.

La potenza è nulla senza supporto

L'hardware di Wii U non è stato fatto per competere direttamente con PlayStation 4 e Xbox One, questo è stato chiaro fin dall'inizio, e d'altra parte la console Nintendo è rimasta sempre su un piano sfalsato rispetto alla concorrenza anche per l'uscita anticipata di un anno rispetto al cambio generazionale degli altri. Ora, della potenza computazionale una console Nintendo notoriamente tende a infischiarsene, questo perché la filosofia della casa di Kyoto porta a uno sfruttamento intenso dell'hardware su piani che esulano dalla semplice evoluzione grafica, andando a incentrarsi soprattutto sul gameplay e sull'esperienza di gioco in generale.

Il mistero dei 90 milioni di Wii U mancanti

Le sue esclusive, insomma, fanno leva su ben altro rispetto alla semplice risoluzione o effettistica del comparto grafico, dunque le specifiche hardware hanno un'importanza relativa nella particolare dimensione Nintendo. Il problema emerge per quanto riguarda il solito supporto da parte dei third party, perché una console che non si trova sullo stesso piano generazionale delle altre non può contare ovviamente sulle conversioni dei maggiori titoli multipiattaforma. Anche Wii soffriva dello stesso problema, ma in quel caso l'enorme popolarità di cui godeva e l'estrema flessibilità del suo particolare sistema di controllo consentivano ampi margini di movimento per gli sviluppatori, che anzi tendevano a sfruttare la situazione a proprio vantaggio producendo titoli estremamente parchi in termini tecnici e tutti incentrati sull'idea del motion sensing al centro dell'esperienza di gioco. Se si toglie dall'equazione l'enorme base installata e un "gimmick" semplice e duttile è chiaro che i limiti tecnici diventano un altro ostacolo all'affermazione della console anche dal punto di vista degli sviluppatori.

La lezione di Wii U

L'insuccesso commerciale di Wii U è stato più duro di quanto la console si sarebbe meritato, perché si tratta di una macchina che ha comunque portato sul mercato dei veri e propri capolavori oltre che la console in grado di presentare il maggior numero di esclusive assolute, merce sempre più rara nell'attuale configurazione del mercato videoludico. Tuttavia, i suoi risultati sono stati anche importanti per mettere in chiaro diverse cose e probabilmente aiutare Nintendo a pianificare più attentamente la mossa successiva, ovvero NX.

Il mistero dei 90 milioni di Wii U mancanti

I giochi sviluppati da Nintendo, le esclusive classiche, si sono dimostrate comunque in ottima salute, con volumi di vendita molto elevati e continuativi nel tempo e ovviamente un attach rate anche superiore al periodo Wii, a dimostrazione di come gli utenti Nintendo abbiano comunque sostenuto le produzioni interne con il dovuto entusiasmo. In sostanza, i fan della grande N hanno comunque acquistato Wii U e comprato i suoi giochi più classici, e questo zoccolo duro deve rimanere al centro della progettazione di Nintendo per quanto riguarda la prossima console e i titoli futuri, pena una disastrosa perdita d'identità per la compagnia. Quello che la console ha perso rispetto a Wii è l'enorme strato di utenza casual che ha determinato il travolgente successo commerciale della vecchia console ma ha anche portato ad un annacquamento devastante nella qualità media dei giochi presenti nel catalogo. Se davvero Nintendo ha intenzione di riconquistare queste fette di pubblico, ci auguriamo per il successo della compagnia che riesca a trovare una formula abbastanza popolare da fare breccia nel cuore dei meno appassionati, ma al contempo c'è da sperare, per il bene della Nintendo classica e dei videogiochi stessi, che non si lasci trasportare troppo dalla ricerca del consenso facile ed esteso e continui a sviluppare pensando prima di tutto ai suoi appassionati storici. D'altra parte, se il punto di partenza di NX è The Legend of Zelda: Breath of the Wild, corrispondente peraltro al punto di arrivo di Wii U, su questo fronte possiamo probabilmente stare tranquilli.