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Nel nome del padre

Abbiamo provato Gears of War 4 e qua vi raccontiamo la campagna single player!

PROVATO di Lorenzo Fantoni   —   19/09/2016

Il primo Gears of War fu, nell'inverno del 2006, un gioco in grado da solo di definire uno stile, una console e un modo di giocare. Non fu ovviamente il primo sparatutto in terza persona della storia, ma quel tipo di inquadratura "sopra la spalla", il sistema di coperture, il lancer, i personaggi eccessivi e la narrazione a metà tra il post apocalittico e l'onore cameratesco dei compagni d'arme lo hanno reso un titolo unico, una fonte d'ispirazione per gli anni a venire.

Nel nome del padre

Non importava se avevamo già visto tutti negli action movie degli anni '80 e '90 e se la scenografia era degna di un B-Movie: era il nostro B-Movie. Anche il trailer, con la sua giustapposizione tra distruzione visiva e armonie musicali, ha fatto storia. Col tempo però è arrivato anche per Marcus Fenix e compagni l'inevitabile declino. Nonostante alcuni momenti decisamente intensi, la saga ha via via perso la freschezza del debutto. Il nemico era ormai noto, i cliché sfruttati fino all'osso, la narrazione stantia e le meccaniche di gioco sostanzialmente invariate, capitolo dopo capitolo. Adesso, dieci anni dopo il primo colpo sparato contro le Locuste e cinque anni dopo l'ultima battaglia di Marcus, è il momento per una nuova generazione di soldati di farsi avanti, ma la vecchia guardia ha ancora qualcosa da dire. Se finito di leggere il nostro racconto della porzione single player del gioco siete ancora affamati di informazioni, non perdetevi il nostro test della ricchissima componente multigiocatore.

La campagna single player di Gears of War 4 rischia di essere la migliore della serie

Marcus Fenix

Tutta la storia di Gears of War 4 si svolge nell'arco di una lunga e tormentata notte sul pianeta Sera, un mondo che sta guarendo dalle cicatrici lasciate dalla guerra con le Locuste e che sta imparando a usare nuove fonti di energia dopo la sparizione dell'Imulsion. Sono ormai passati 25 anni da quei terribili giorni, dal momento in Marcus Fenix, un incrocio tra Clint Eastwood e un armadio, ha potuto posare il Lancer e tornare ad essere semplicemente un uomo molto grosso e con un pessimo carattere.

Nel nome del padre

Nessuno ha eretto statue in suo nome, è solo uno dei pochi ricordi di un passato che sta sparendo. Suo figlio, J.D. Fenix, fa parte di una generazione che non ha conosciuto il dolore e la privazione del conflitto e non vuole vivere all'ombra di un padre così ingombrante, dispotico e scontroso. Tra i due c'è affetto, ma ormai certi ponti sono stati bruciati e i sani rapporti padre/figlio sono ormai un ricordo. Come molti suoi coetanei, J.D. ha deciso di vivere insieme agli Outsider, abitanti di Sera che mal sopportano la legge marziale e le città fortificate con le quali i COG cercano di proteggere in maniera asfissiante i pochi umani rimasti dopo la guerra. Per favorire il ripopolamento infatti la maggior parte delle persone vive in centri estremamente controllati, senza alcun contatto con l'esterno e sotto la legge marziale. La maggior parte delle mansioni pericolose viene svolta dai robot, anche quelle di sicurezza. Le forze COG infatti non sono più costituite da soldati che ci danno dentro con la palestra, ma robot e droni di vario tipo. La storia inizia quando i COG, nella persona del Primo Ministro Jinn, decidono di attaccare l'avamposto in cui abita J.D., tanto per dare una lezione agli Outsider. Il problema è che la stessa notte tutti gli abitanti dell'accampamento spariscono per mano di creature misteriose, tutti tranne J.D. e i suoi amici Del e Kait. I tre, non sapendo cosa fare, si rivolgono all'unica persona in grado di guidarli: Marcus Fenix e la sua macchina di morte.

Ritorno alle origini

Gears of War 4 rappresenta senza troppi giri di parole l'obiettivo dei Coalition Studio di presentare la saga a un pubblico più giovane, che possa identificarsi con i nuovi eroi e apprezzare la storia senza aver per forza giocato ai capitoli precedenti, ma anche la voglia di riprendere in mano i grandi classici e non dimenticare la fanbase accumulata in 10 anni. Un pubblico fedele, che si esalterà di fronte alla presenza di vecchi personaggi e ritroverà nel gioco il ritmo e il gameplay a cui era abituata. Gli sviluppatori hanno cercato di tornare alle origini della saga, dando alla storia un tono più dark e mettendo il giocatore di fronte a una minaccia sconosciuta.

Nel nome del padre

Inoltre, hanno basato la storia sul rapporto fra generazioni, sullo scontro fra il lascito di un padre e il destino di un figlio, un destino che finisci per ritrovarti di fronte ogni volta che cerchi di allontanarti. Sotto questo punto di vista le prime ore di gioco che abbiamo toccato con mano ci sono sembrate decisamente ricche di spunti narrativi interessanti, momenti che interrompono gli scontri a fuoco forse più che in passato, permettendo alla storia di raccontarsi attraverso dialoghi, espressioni e ambientazioni. Per carità, non siamo di fronte ai picchi di Uncharted 4 o di un Walking Game, ma considerando che stiamo parlando di Gears of War, la differenza rispetto al passato si sente. Forse è presto per sbilanciarci, ma l'impressione è quella di trovarsi, dal punto di vista della narrazione, di fronte al miglior capitolo della serie. La versione invecchiata di Marcus prosegue la sua immedesimazione con il topos dell'eroe di guerra duro e arrabbiato, solo che adesso è ancora più vecchio e inacidito. Gli sviluppatori hanno dichiarato di essersi ispirati al Wolverine di Old Man Logan e in effetti una certa somiglianza, anche visiva, si avverte. Resta da capire come il pubblico reagirà all'ingresso in scena del figlio (e ai colpi di scena sulla madre) e come i Coalition hanno gestito il processo di "investitura dell'eroe" ovvero quel momento in cui sarà lo stesso Marcus a indicare nel figlio la persona più adatta a raccogliere il suo testimone. Se i personaggi sono nuovi, ciò che invece è assolutamente invariato è feeling del gioco, rimasto fondamentalmente identico a quello del primo capitolo, sia dal punto di vista del gameplay che visivo.Sera è un pianeta in cui solo alle donne è concesso avere una circonferenza del braccio che in altri posti verrebbe scambiata per quella della gamba, dunque tutti i personaggi maschili devono essere grossi e si muovono di conseguenza, dando al gioco un ritmo tutto suo.

Nel nome del padre

Per rendere gli spostamenti più fluidi è stata introdotta la possibilità di saltare direttamente oltre un ostacolo, calciando chi eventualmente lo sta usando come riparo, ma questo non cambia la sostanza di un titolo in cui è fondamentale ripararsi e sparare al momento giusto, senza corse sul muro, salti o altre robe che in guerra non esistono. Dunque, anche Gears of War 4 è un gioco in cui si alternano fasi di spostamento a fasi di lotta ravvicinata, con occasionali momenti in cui si possono utilizzare dei mezzi che spezzano il ritmo. Nel segmento che abbiamo potuto trovare tutto era dosato alla perfezione, salvo la parte finale in cui oggettivamente abbiamo avvertito la mancanza di un momento per tirare il fiato tra uno scontro e l'altro, mentre prima siamo stati deliziati da una sezione in moto veramente spettacolare in cui, per fortuna, il sistema di controllo era sufficientemente pronto da rendere la sfida appassionante ma non frustrante. Dunque, non aspettatevi particolari guizzi di originalità dal gameplay di Gears of War 4, le uccisioni con la motosega, le ricariche attive, le granate, le armi sono tutte là dove le avevate lasciate, ad eccezione di due nuovi arrivi: il l'Overkill, un fucile a pompa che spara quando si preme il grilletto e quando lo si rilascia, e l'Embar, una railgun senza mirino che richiede qualche secondo di preparazione per poter sparare un singolo potentissimo colpo ad alta velocità. Non sappiamo se questa ortodossia si rivelerà al 100% una buona mossa, però ammettiamo che a noi non è dispiaciuta un po' di sano sparatutto in terza persona.

Godimento visivo

Ciò che rendeva unico il primo Gears of War non era solo il gameplay, ma anche una grafica che all'epoca faceva gridare al miracolo. Sotto questo punto di vista il quarto capitolo raccoglie il testimone e, nonostante l'ambientazione dark e spesso oscura, mostra al giocatore una serie di ambientazioni in cui viene voglia di perdersi tra riflessi, texture, giochi di luce e particolari. A onor del vero è bene precisare che l'aver giocato il gioco in versione 4K su un PC dotato di GeForce GTX 1080 e processore I7, senza farsi mancare lo schermo curvo, potrebbe aver influito sulle nostre impressioni. Ma anche su Xbox One S, dove i frame al secondo rimangono attorno ai 30 e non sono liberi di sconfinare oltre i 60, il gioco appare comunque molto bello da vedere.

Nel nome del padre

Non conosciamo la versione della build fatta girare su PC, ma nel complesso ci è sembrata decisamente fluida (e ci mancherebbe, vista la configurazione) solo un paio di volte, girando molto velocemente la visuale, abbiamo avvertito un lievissimo rallentamento, ma ci piace pensare che quando il gioco debutterà su PC non assisteremo all'ennesimo balletto di patch, contro patch e ottimizzazioni. Dal punto di vista degli scenari, i due capitoli che abbiamo provato offrivano una discreta varietà di situazioni, che andavano dal casolare isolato in campagna al castello medievale, con un'atmosfera che in parte recupera le scenografie decadenti del primo capitolo, aggiungendo però un maggior tocco di verde, a simboleggiare una natura che si riprende il suo spazio dopo i conflitti. Coalition Games ha dichiarato più volte di essersi ispirati ai panorami del nord Italia per alcune ambientazioni e in effetti in certi momenti si avverte il feeling di un'architettura familiare, diversa dallo stile nord ed est europeo che aveva caratterizzato gli episodi precedenti. Particolarmente spettacolari sono le tempeste che improvvisamente spazzeranno i campi di battaglia con venti fortissimi e folgori mortali e che influenzeranno anche il gameplay, rendendo la mira meno precisa e le granate molto più imprevedibili. La nota più dolente di Gears of War 4 sono forse i nemici, che non spiccano per grande originalità. Tolti alcuni riferimenti ad Alien e le creature a quattro zampe viste nei trailer, per la maggior parte del tempo dovrete riempire di piombo esseri che ricordano moltissimo le care vecchie Locuste, sia come corporatura che come voce, aspetto, stazza e simpatia nei rapporti interspecie. Vero è che abbiamo provato soltanto due livelli e siamo sicuri che nella notte di Sera ci attendono mostri colossali degni del Brumak. Due livelli non fanno un gioco, ma da quello che abbiamo potuto vedere Gears of War 4 gioca sul sicuro, riprendendo ritmo, feeling e meccaniche dai capitoli precedenti, inserendo giusto un paio di armi, mostri solo in parte differenti e una storia che ci sembra raccontata con ancora maggiore pathos e accuratezza rispetto al passato. Onestamente ci siamo divertiti molto a giocarlo e quando ci hanno fermato ne volevamo senza dubbio di più, ma da questi giovani guerrieri non aspettatevi la rivoluzione.

CERTEZZE

  • Graficamente sontuoso (soprattutto in 4K)
  • Divertente e spettacolare
  • Piacevole la parte sui veicoli
  • Marcus Fenix è ancora più carismatico...

DUBBI

  • ...ma il figlio sarà all'altezza?
  • Fondamentalmente il gioco è quello di dieci anni fa, qualcuno potrebbe non apprezzare
  • I nemici non ci hanno stupito particolarmente