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Cosa vorremmo in… Days Gone

Abbiamo provato a immaginare come potrebbe essere Days Gone, il nuovo survival horror open world di Sony BEND

RUBRICA di Massimo Reina   —   18/11/2016

Cosa vorremmo in... è una rubrica a cadenza mensile dedicata ai giochi più attesi dal pubblico. Ma rispetto alle tradizionali anteprime, essa tratta l'argomento in maniera più diffusa, immaginando come potrebbe essere un titolo, o come si vorrebbe che fosse, piuttosto di come sarà.

È una delle nuove proprietà intellettuali più interessanti attualmente in lavorazione, oltre che una delle produzioni più attese dagli appassionati di avventure post-apocalittiche: Days Gone è infatti un'avventura survival horror con visuale in terza persona targata Sony Bend Studio, team che come i nostri lettori ricorderanno è legato a doppio filo al franchise di Syphon Filter. Di primo acchito il gioco sembrerebbe un clone di The Last of Us di Naughty Dog ma con "zombi" o creature infette simili ai morti viventi del film World War Z con Brad Pitt. In effetti, nonostante gli sviluppatori si siano affrettati a dire che le similitudini tra i due giochi si fermeranno all'ambientazione e a qualche situazione, la sensazione è che di elementi in comune i due titoli ne avranno molti altri, il che può anche risultare positivo. Ad ogni modo, noi abbiamo provato a immaginare come potrebbe essere questo gioco, e sopratutto a ipotizzare scenari e meccaniche che ci piacerebbe vedere implementate nel progetto.

Cosa ci piacerebbe vedere in Days Gone, il nuovo gioco post-apocalittico di Sony BEND?

Il racconto di una tragedia

La trama, così come l'analisi introspettiva dei personaggi attraverso i dialoghi, le loro azioni e le situazioni in cui si troveranno a vivere, dovranno a nostro parere essere le basi su cui costruire un'avventura coinvolgente e drammatica.

Cosa vorremmo in… Days Gone
Cosa vorremmo in… Days Gone

Ovvio che visto il tipo di argomento trattato sarà difficile per gli sceneggiatori partorire qualcosa di particolarmente originale, ma in casi come questo a volte non conta tanto il soggetto in sé, ma il modo in cui questi viene rielaborato e narrato, assieme alla sapiente caratterizzazione dei personaggi. Quello di Days Gone sarà un mondo in declino, finito, ostile e di certo non mancheranno gli spunti per elaborare una storia drammatica. Uno dei modi più "semplici" per raccontare la storia potrebbe essere quello di introdurre nel gioco diversi personaggi non giocanti con cui interagire, e missioni secondarie dove trovare alcuni di loro o dove imbattersi nei loro resti. Queste situazioni potrebbero essere incastonate lungo la narrazione principale, in particolari momenti dell'avventura, e attraverso i dialoghi, uno scontro armato o il ritrovamento di una foto, di un diario o di una lettera d'addio su un cadavere o in una particolare locazione, servire per ricostruire una serie di vicende personali. Queste, incastrandosi come in un puzzle l'una all'altra e con la storia principale, offrirebbero una visione molto più approfondita di un pianeta morto fatto di disperazione e di dolore. Insomma, la storia principale si dipanerebbe anche attraverso quelle secondarie di altri sopravvissuti. Days Gone sarà un gioco di sopravvivenza, ed è fra i resti di una civiltà scomparsa che il protagonista dovrà raccogliere le risorse che gli serviranno per andare avanti, recuperando materiale appartenuto ai tanti sfortunati individui morti prima, durante e dopo l'infezione iniziale. Medicinali, batterie, contenitori per l'acqua, proiettili, benzina e pezzi di ricambio per la moto: occasioni per ricreare quanto appena descritto. Là, dove un tempo sorgeva un quartiere brulicante di attività commerciali, e dove ora si sentono solo i lamenti lontani di creature che non sono più umane, che come bestie affamate si aggirano tra le ombre in cerca delle loro vittime. A John Garvin, scrittore e creative director del progetto che in passato ha lavorato a serie di successo come Syphon Filter o in giochi come Uncharted: L'abisso d'oro, non mancheranno certo gli spunti per creare una storia complessa e articolata, dove dare spazio, come detto prima, all'introspezione psicologica dei personaggi e ad una certa analisi della condizione umana in un mondo post-apocalittico.

Un mondo ostile e in continua mutazione

Deacon St. John, il protagonista del gioco, può offrire in tal senso ulteriori idee: di professione fa il cacciatore di taglie, biker, mercenario, ma viene descritto come un uomo tormentato che sembra abbia perso l'unica "cosa" al mondo che lo rendeva "umano", in un certo senso migliore, vale a dire la donna che amava. Non è chiaro se questa persona sia morta durante l'esplosione della pandemia o dopo, in ogni caso ci piacerebbe che davvero Deacon si rivelasse un personaggio duro ma tormentato, la cui personalità rispecchiasse il senso di solitudine, di disperazione, in cui si percepisca a ogni passo il vuoto morale di chi cerca giornalmente una ragione per continuare a vivere.

Cosa vorremmo in… Days Gone
Cosa vorremmo in… Days Gone

A tal proposito ci piacerebbe poter influire su alcuni aspetti del carattere del protagonista, rendendolo cioè più spietato oppure più "buono" grazie a un sistema di scelte morali sulla falsariga di quanto abbiamo visto in altri titoli: gli altri sopravvissuti sarebbero più o meno diffidenti verso di lui a seconda di una ipotetica barra di moralità, oppure egli stesso sarebbe più o meno violento, e così via. Ma non solo: sarebbe bello se le scelte fatte in particolari fasi della storia, avessero un loro impatto sull'andamento dell'avventura. Un nemico risparmiato che si ritrova più avanti nell'avventura e che magari si mostra riconoscente salvando il protagonista da una situazione pericolosa, oppure irriconoscente al punto da attaccarlo in appresso in un altro punto della storia. Con la speranza che in ogni caso i nemici, umani e non, vengano guidati da un'intelligenza artificiale adeguata al contesto. Ci piacerebbe vedere all'opera bande di disertori delle forze armate, dunque più ostiche da affrontare in quanto meglio addestrate dei semplici delinquenti comuni, e carovane di sbandati che si spostano da un luogo all'altro, razziando e saccheggiando interi villaggi come moderni barbari senza scrupoli, agire in maniera differente gli uni dagli altri e anche in relazione alle condizioni climatiche variabili e al ciclo giorno e notte. Allo stesso modo vorremmo vedere comportarsi differentemente le creature infette. In questo modo gli scontri non sarebbero banali e non si ridurrebbero a una mera carneficina, ma offrirebbero un buon livello di sfida e strategia, rendendo a quel punto indispensabile per il giocatore il dover pianificare ogni mossa, ma anche gestire adeguatamente le risorse a disposizione, sfruttando a dovere il sistema di rafting che sappiamo già sarà presente in Days Gone, per sviluppare nuove tipologie di armi e trappole da utilizzare con astuzia. Questo a patto che il sistema di artigianato offra un adeguato ventaglio di scelta nella creazione di oggetti sia da difesa che di offesa. Per il resto lasciamo che siano gli sviluppatori a stupirci con qualche trovata ci auguriamo geniale o perlomeno interessante, e a voi il "compito" di immaginare e fare altre ipotesi: insomma, voi, invece, cosa vorreste vedere in Days Gone?