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Eccessi (e inutilità) di certe critiche

Il "caso" Mafia III ha risollevato molte polemiche e parecchi dubbi sull'effettiva utilità, oggi, degli aggregatori di commenti e recensioni degli utenti

SPECIALE di Massimo Reina   —   19/11/2016

Diritto di critica, o diritto di offesa? Su questo argomento scrivemmo lo scorso anno un lungo editoriale dove cercavamo di dare una risposta alla domanda su fino a che punto potesse essere lecito spingersi nel commentare le considerazioni di un altro individuo o un argomento, senza per questo scadere nell'offesa personale o in un atteggiamento arrogante che impedisse un confronto civile. Ma alla luce di quanto successo recentemente con Mafia III per la questione frame rate bloccata a 30, e prima con No Man's Sky o con le review farlocche scoperte da Valve, con migliaia di critiche feroci fatte a giochi con cui spesso chi giudicava nemmeno aveva giocato, o altre positive "comprate" magari attraverso chiavi omaggio o la "simpatia" dello sviluppatore, la sensazione, forte, è che una certa utenza abbia perso un po' il lume della ragione e lo spirito che dovrebbe invece animarla, invogliarla a partecipare con costrutto a una community. E quindi la domanda che questa volta ci poniamo è un'altra: fino a che punto è tollerabile il comportamento aggressivo di chi giudica senza conoscere, commenta solo per amore o odio, e a cosa serve esprimere pareri incompleti e basati solo sul sentito dire o certi preconcetti? Insomma, che senso ha stroncare un videogioco, un locale, un applicazione o un hotel, senza magari averlo mai provato o averci mai messo piede?

Quando i giudizi degli utenti sono utili, e quando invece possono rivelarsi deleteri per la comunità?

Ma che giudizi sono?

La ragione per cui anche chi non frequenta abitualmente il web si collega a Internet e fa spesso delle ricerche è per il bisogno di approfondire un determinato argomento di cui ha sentito parlare in TV o in giro, per diversificare le fonti o certificare una notizia, ma anche, a volte, per leggere i commenti della gente comune e potersi fare attraverso l'esperienza di persone come loro, dunque non dei professionisti dell'informazione, un'idea completa su un determinato argomento o prodotto. Per esempio prima di prenotare un hotel, andare in un ristorante o acquistare un'applicazione per uno smartphone, chiunque può decidere di dare un'occhiata ai principali siti che offrono un servizio in cui vengono raccolti voti, giudizi e commenti sui servizi in questione. Così da poter scegliere anche in base ai suggerimenti di chi ha frequentato un luogo o provato un determinato prodotto, sfruttando di fatto l'esperienza maturata da altri. Teoricamente la cosa dovrebbe funzionare perché si dà per scontata l'intelligenza di chi scrive i consigli e dà i giudizi, ma a livello pratico non sempre è così, e anzi troppo spesso negli ultimi tempi la pratica di commentare, votare e consigliare questo o quel prodotto/servizio sta diventando un aspetto fuorviante, "lontano" da quello che avrebbe dovuto essere.

Eccessi (e inutilità) di certe critiche

Così su certi siti si legge per esempio che magari quel B&B è "fantastico" perché ha permesso alla comitiva che ha scritto il commento di fare quello che voleva e gli ha fatto uno sconto, mentre possibilmente è un posto fatiscente; oppure che quel ristorante è "ok" perché i proprietari sono simpatici e il cameriere figo. Si, ma come si mangia? E che dire di quei pareri su determinate locazioni storiche? Persone che sconsigliano le rovine di questo o quel sito archeologico perché "non c'è niente da vedere, solo ruderi e colonne" (ma che ti aspettavi di vedere, una discoteca?) o che invitano ad andare a vedere una mostra perché "si mangia e beve gratis" visto che viene offerto un piccolo buffet? Ma se il mondo dei giudizi su ristoranti, locali e alberghi è ormai diventato in parte inaffidabile, quello legato ai videogiochi, se possibile, in certi casi lo è ancora di più. Basta fare un salto su Steam, ormai un vero e proprio campo di battaglia dove spesso invece che commenti sui prodotti si leggono liti, offese e battutine fuori luogo, per scoprire magari tripla A come Mortal Kombat X criticati nonostante con la nuova patch e il pacchetto XL sia finalmente un titolo giocabile e completo come la controparte console. Molti dei giudizi negativi sul gioco, infatti, sono tali non per deficienze sue, ma perché gli sviluppatori "siccome in passato hanno bistrattato gli utenti PC, adesso meritano di beccarsi tanti voti negativi". D'accordo, gli utenti computer hanno ragione a essere un po' arrabbiati con Warner Bros. Interactive e NetherRealm Studios per avergli "propinato" a suo tempo un'edizione male ottimizzata e incompleta di Mortal Kombat X, ma nella pagina del gioco su Steam si sta valutando la qualità della nuova versione, la sua fruibilità, non l'atteggiamento iniziale di chi lo ha sviluppato o distribuito. È come se uno dopo tanto penare e tanti pesci in faccia, riuscisse a portare a cena la donna (o l'uomo) dei suoi sogni, e nel momento in cui magari lei/lui è pronta/o a cedere e a concedersi, la/lo manda a quel paese per ripicca dicendole/gli "hai fatto la/il preziosa/o per troppo tempo, ti sei comportata/o male, quindi con te non ci sto, tie'!", andandosene poi via sgommando con l'auto. Non sarebbe darsi una martellata nelle parti intime?

Eccessi (e inutilità) di certe critiche

Che culo!

E che dire poi di quei titoli potenzialmente interessanti bistrattati solo perché lo sviluppatore ha creato un gioco con pochi mezzi e messo magari un prezzo basso: "Un gioco che meriterebbe ma lo sconsiglio perché costa 29,99 euro". Ma che giudizio è? Che cosa c'entra la qualità di un prodotto con il suo costo? Non sempre le due cose sono in antitesi e il giudizio sulla qualità prescinde quindi dal prezzo: se un titolo vale, è meritevole e basta. Prendiamo un altro gioco a caso, FIFA 17. Ecco i commenti: "Ho giocato per qualche ora quindi l'ho mollato". Si, ma spiega perché: è brutto, ingiocabile, poco realistico, difficile, facile. Un altro lo consiglia, ma leggendo il commento si scopre che in realtà il gioco gli "fa schifo". Ma allora perché il classico pollice in su? E il tipo che consiglia un gioco intitolato Project Genom - Gold Avalon Pack, ma che al contempo scrive che "non ho ricevuto niente di quello che c'è scritto nell'offerta quindi non ho idea se il gioco vale la pena oppure no"? O quello che nel suggerire Mass Effect 2 scrive che merita per "le chiappe di Miranda. 10/10." Ma che roba è? Chi non conosce il prodotto ne sa quanto prima, cioè zero, e magari va in confusione: sto Mass Effect 2 che cos'è, un gioco erotico? Ovviamente non mancano recensioni più serie, ma spesso queste vengono letteralmente seppellite da decine di commenti come quello appena citato, finendo per sparire inghiottite nell'anonimato della massa di giudizi negativi o senza senso.

Eccessi (e inutilità) di certe critiche

E chiudiamo un occhio poi sui tuttologi e sulla valanga di pollici in giù che si possono trovare in fotocopia a commento di certi titoli, segno spesso più di una valutazione tarocca basata sul sentito dire o per antipatia, una sorta di bullismo virtuale, che per altro. Come nel caso di Mafia III, massacrato ancora prima di uscire e senza nemmeno essere stato provato da chi lo aveva giudicato al tempo, solo per la questione dei 30 frame al secondo. Ma a cosa serve, che utilità può avere tutto ciò? Così, oltre che danneggiare un'azienda, uno sviluppatore, si fa del male anche al resto della comunità che invece guarda ai giudizi espressi da altri utenti per avere un quadro completo e possibilmente imparziale di un prodotto. Va bene il diritto di espressione, ma qui si finisce per esagerare, per "abusare" di un sistema che invece è stato concepito, creato, per altri scopi, cioè , come scritto prima, quello in primis di "guidare" la comunità all'acquisto, oltre che a fungere, o provarci almeno, da filo diretto fra gli utenti e gli sviluppatori, magari per lo scambio di opinioni e idee costruttive. Giudicare a caso una cosa, farlo in maniera approssimativa, o peggio ancora per ripicca o per convenienza, magari in seguito al regalo delle chiavi di un gioco ottenute dallo sviluppatore in cambio di una recensione positiva, significa per prima cosa convincere un'altra persona a comprare un titolo ciofeca o, viceversa, a fargli perdere un piccolo capolavoro nel caso si commenti negativamente per partito preso o altri motivi. Le opinioni personali espresse dai lettori e pubblicate da un giornale, oppure da un sito di vendita, rientrano nel diritto di critica e come abbiamo scritto in passato sono concettualmente legittime, anche se non totalmente obiettive. Ma allo stesso tempo pensiamo che da parte di costoro un minimo di conoscenza su un argomento, di lealtà e di rispetto nei confronti di una community (e non solo per quella) ci vorrebbe sempre e comunque. Forse, come sostenne il giornalista e scrittore Gianluca Nicoletti su La Stampa di Torino, Internet è davvero "il libero scatenamento di ogni menzogna, consolidamento di ogni superstizione, sublimazione di ogni velleità. Proprio per questo la contemporaneità ci affascina, è una tigre da cavalcare per non essere da lei divorati. Pensare che ancora possano esistere gabbie capaci di contenerla e quanto di più lontano dalla realtà si possa immaginare". Però è anche vero che bisognerebbe cercare di porre un freno, soprattutto culturale, al fenomeno. Soprattutto per rispetto di chi lavora, ma anche di chi, la stragrande maggioranza, fa parte di quell'utenza "sana", capace di partecipare anche con pareri negativi ma costruttivi, alla "vita" di una comunità sia essa su un forum, su un sito che aggrega giudizi o che tra le altre cose vende giochi e registra i pareri di chi in teoria l'ha comprato e provato.