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I cinque migliori giochi di ruolo

La nostra selezione dei migliori giochi di ruolo usciti negli ultimi dodici mesi

SPECIALE di Simone Tagliaferri   —   07/12/2016

Il 2016 non è stato un anno particolarmente ricco per gli amanti dei giochi di ruolo, soprattutto se lo confrontiamo al 2015. Non che siano mancati completamente esponenti del genere, ma la scelta è stata ridotta. Fa poi riflettere che uno dei titoli migliori sia in realtà un'espansione (The Witcher 3: Wild Hunt - Blood & Wine) anche se, come noteremo nel paragrafo dedicato, è di altissima qualità. Si tratta di un anno di passaggio? Oppure è un trend che si manterrà anche nei prossimi anni? Difficile dirlo ora, anche perché le prospettive non sono negative come potrebbero sembrare, se pensiamo alla prima metà del 2017 che ci porterà Mass Effect Andromeda e Persona 5, oppure al lancio dell'attesissimo Torment: Tides of Numenera di inXile e al probabile disvelamento di Cyberpunk 2077 di CD Projekt Red, latitante da fin troppi anni. Insomma, sicuramente si producono meno giochi di ruolo, ma di qualità più elevata. Soprattutto sembra che il mercato si sia aperto alla varietà, ammettendo titoli di ogni sottogenere, in modo da non lasciare nessuno a bocca asciutta. Come al solito vi avvisiamo che la nostra selezione non pretende di essere esaustiva e probabilmente ci sono altri titoli che abbiamo tenuto fuori che meritavano di essere inclusi. Sappiate però che abbiamo provato a rappresentare al meglio l'offerta complessiva del mercato, in modo da non fossilizzarci su un solo filone. Ma ora abbandoniamo le premesse e dedichiamoci a scoprire quelli che per la redazione di Multiplayer.it sono i cinque giochi di ruolo migliori del 2016.

Nel 2016 non sono usciti moltissimi giochi di ruolo, ma i pochi sono di grande qualità

The Witcher 3: Wild Hunt - Blood & Wine

The Witcher 3: Wild Hunt - Blood & Wine non è solo un'espansione, ma un'opera intelligente e ricca, per molti versi completamente autonoma. Per questo non stupisce che sia considerato da molti quasi un capitolo a se stante delle vicende videoludiche di Geralt di Rivia. La prima cosa che colpisce entrando nella nuova mappa, Toussaint, è l'ambientazione, completamente differente da quella delle regioni dove si è svolta l'avventura base. Quindi ci si addentra piano piano in un mondo fatto da intrighi di corte, vini francesi, vanità e voglia di vendetta e si rimane stregati per le più di trenta ora che servono per arrivare alla conclusione della storia. Non è solo una questione di nuovi nemici, nuovi poteri e nuovi oggetti, ma di visione generale offerta dalla costruzione del gioco e dalla forza che assume quando si mettono in relazione tutti gli elementi che lo compongono. Blood & Wine è bello in senso assoluto, autonomo rispetto al gioco base, e un punto di riferimento nel suo voler offrire qualcosa di nuovo rispetto ai canoni del fantasy, pescando da culture molto differenti rispetto a quella americana. Compreso con il resto di The Witcher 3, è uno dei titoli più importanti di questa generazione, e non solo uno dei migliori giochi di ruolo del 2016.

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Tyranny

Con Pillars of Eternity Obsidian aveva già detto la sua a gran voce nel mondo dei giochi di ruolo fantasy, riportando con forza al centro della scena una filosofia di gameplay ritenuta fuori tempo, che invece si è rivelata vincente. Tyranny segue lo stesso solco, ma con più voglia di sperimentare in termini di tecniche narrative legate alle scelte dei giocatori. La trama non racconta del solito scontro tra buoni e cattivi, ma di una guerra già conclusa in cui il male ha vinto. La premessa, già di suo originale rispetto a quella della maggior parte dei concorrenti, viene magnificata da un livello di scrittura maestoso e da un sistema che riesce a dare davvero senso alle scelte del giocatore. Probabilmente non esiste un altro gioco di ruolo capace di garantire una simile flessibilità nell'evolversi della trama. Peccato solo per il finale un po' affrettato, una delle piaghe che perseguita Obsidian quando lavora per terze parti (ricordate Star Wars: Knights of the Old Republic II - The Sith Lords?) Comunque, nonostante qualche problema, Tyranny è un gioco da provare, soprattutto se si è appassionati del genere.

Deus Ex: Mankind Divided

Deus Ex: Mankind Divided segue con successo quanto fatto dal predecessore Human Revolution, proponendo un gameplay simile ma espanso in ogni direzione, con una libertà di approccio ancora maggiore, anche se a volte un po' forzata. Il gioco si svolge in un 2029 alternativo: l'utopia dei miglioramenti cibernetici è finita e gli esseri umani con innesti sono stati dichiarati fuori legge, e marginalizzati rispetto al resto della società. Il protagonista è di nuovo Adam Jensen, diventato un agente d'élite dell'antiterrorismo, che però disprezza profondamente quelli come lui. Ciò non gli impedisce di sventare una cospirazione mondiale sfruttando un arsenale completamente rinnovato, sia nelle armi, sia nei poteri. Il tutto si traduce in un gioco dal gameplay dinamico in cui l'utente è chiamato a scegliere come agire nel più puro stile della serie. Mankind Divided è lungi dall'essere perfetto, soprattutto per via di un finale discutibile e di alcune scelte relative agli acquisti in gioco, ma è comunque un ottimo titolo che si lascia amare dall'inizio fino alla fine, appassionando e non facendo rimpiangere il capitolo precedente.

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Dark Souls III

I Souls di From Software sono tra i videogiochi più amati da una certa fetta di utenza. Dark Souls III non fa eccezione e, come ci si aspettava, è stato accolto con ardore dagli appassionati, che si sono immediatamente gettati nelle sue spire, fatte di morti violente e combattimenti tattici capaci di mettere alla prova anche il più abile degli eroi. Si tratta del capitolo più dinamico della serie, che per certi versi ricorda più Bloodborne che i suoi predecessori, ma che rispetta comunque i canoni, soprattutto quelli relativi al livello di sfida. Come sempre la storia che fa da sfondo all'azione si svela piano piano, rivelandosi ricca e sfaccettata, ma senza essere mai un peso. Dark Souls III è la conclusione perfetta di una trilogia coinvolgente, che affonda le sue radici nella cultura giapponese e in una visione del videogioco che va scomparendo dal mondo delle produzioni tripla A, messa in discussione dai molti compromessi richiesti per soddisfare il pubblico di massa. Se amate il fantasy più dark e ancora non lo avete comprato, non lasciate finire il 2016 senza aver colmato questa mancanza.

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Final Fantasy XV

Final Fantasy XV è arrivato dopo dieci travagliati anni di sviluppo, che hanno modificato pesantemente il progetto, a partire dal titolo stesso. Il risultato è un mastodontico gioco di ruolo giapponese di moderna concezione, fatto da un mondo aperto ricco di dettagli e pieno di cose da fare, che stupisce nonostante si respiri una certa frammentarietà, evidentemente dovuta ai numerosi cambi di rotta, e nonostante la prima parte della storia non sia eccezionale come ci si poteva aspettare. Poco male, perché il protagonista Noctis e i suoi compagni di viaggio si rivelano essere comunque personaggi vincenti, calati in un mondo costruito con maestria fin nei più piccoli dettagli, soprattutto quando si entra nelle città, modellate su luoghi reali riletti in modo magistrale all'interno della mitologia del gioco. Qualcuno non ha visto di buon occhio l'ulteriore allontanamento del gameplay da quello degli episodi storici, ma in realtà si tratta solo della conferma di una tendenza iniziata con il decimo capitolo e che, di episodio in episodio, è stata di fatto sempre confermata. Pertanto c'è poco da fare: o si accetta il nuovo Final Fantasy per quello che è, ed è tanto, oppure lo si rifiuta in nome di qualcosa che non tornerà mai più, come conferma anche il remake del settimo episodio, completamente diverso dall'originale nell'impostazione generale.

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