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Un anno di assedio

A Year One di Tom Clancy's Rainbow Six Siege concluso, vediamo qual è lo stato del gioco

SPECIALE di Rosario Salatiello   —   22/02/2017

La vita dei giochi tripla A è sempre più difficile. Un po' a causa di dinamiche di mercato ormai mutate a sfavore dei giochi tradizionali, un po' per problemi di varia natura al lancio, i titoli più importanti faticano spesso a trovare subito una propria dimensione sulla piazza. Per gli addetti ai lavori la scelta si pone dunque tra il mollare tutto e deludere i fan o l'applicarsi anima e corpo all'impresa, come ha dovuto fare Ubisoft con The Division e Rainbow Six Siege. Per il publisher franco-canadese il 2016 è stato infatti un anno particolarmente concitato, a causa della sorte simile che ha coinvolto i due giochi che portano la firma del compianto Tom Clancy. Nel caso di Rainbow Six Siege, di cui ci occupiamo oggi, la recensione che abbiamo scritto nel dicembre 2015 si concludeva individuando del buon potenziale nel gioco realizzato da Ubisoft Montreal, purtroppo sprecato a causa di alcune scelte sfortunate di game design e altri problemi. Come avrete intuito anche se non siete dei giocatori assidui di Rainbow Six Siege, se a distanza di oltre un anno siamo ancora qui a parlare di questo gioco, vuol dire che nel frattempo l'aria è cambiata. Vediamo insieme come.

Durante il suo Year One appena concluso, Rainbow Six Siege si è arricchito in modo notevole

Aggiornamenti per tutti

Secondo i dati di Steam Charts, nel suo mese d'uscita Rainbow Six Siege registrava una media di giocatori collegati in contemporanea sui server inferiore agli 8.000, con picco mensile pari a 18.000. Nel mese di gennaio 2017, sempre Rainbow Six Siege ha registrato su Steam una media di oltre 20.000 giocatori collegati allo stesso tempo, toccando invece quota 65.000 nel suo momento di massima diffusione tra i giocatori.

Un anno di assedio

Sono numeri che potrebbero dare da soli la dimensione del lavoro svolto da Ubisoft Montreal durante lo Year One di Rainbow Six Siege, grazie al quale il totale di persone che lo gioca è più che raddoppiato nel giro di dodici mesi. Il merito principale per la riuscita di questa impresa va individuato ovviamente nel supporto dato dagli sviluppatori alla loro creatura: con una media puntuale di un nuovo DLC ogni tre mesi, Ubisoft Montreal ha infatti arricchito la versione iniziale di Rainbow Six Siege, intervenendo sui contenuti dal punto di vista numerico ma soprattutto stando attenti alle esigenze di chi ha comprato il gioco al suo lancio. In quest'ottica è senza dubbio da applaudire la scelta di adottare una politica che rendesse i nuovi contenuti accessibili per tutti, pur includendo tra le possibilità di acquisto il Season Pass. Lasciando che quest'ultimo fosse dedicato a chi preferisce avere tutto e subito, ai più volenterosi in termini di grind non è stato precluso praticamente niente, dando così loro la facoltà di ottenere tutte le novità investendo solo ore di gioco. Certo, non si può dire che comprare un nuovo operatore sia economico in termini di punti Fama, ma la base iniziale di venti operatori ha comunque dato ai giocatori di Rainbow Six Siege la possibilità di andare avanti per qualche mese senza sentirsi troppo indietro rispetto a chi aveva comprato il Season Pass.

Fattore di crescita

Il buon senso applicato nell'aggiornare Rainbow Six Siege non avrebbe probabilmente permesso a Ubisoft Montreal di raggiungere i risultati riportati all'inizio del paragrafo precedente, se non fosse stato accompagnato anche da un innalzamento generale del livello della qualità del gioco.

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A partire dal primo appuntamento con Operation Black Ice nel febbraio 2016, i DLC hanno seguito uno schema comune in base al quale sono stati aggiunti due operatori per volta, approfittando dell'occasione per aggiungere qualche mattoncino al bilanciamento generale. Operatori come Frost, Caveira e Blackbeard sono entrati presto nelle preferenze di chi popola i server di gioco, accompagnati dalle mappe Yacht, Border, Favela e Skyscraper, con cui Rainbow Six Siege è arrivato a un totale di quindici diverse ambientazioni. Gli aggiornamenti pubblicati durante lo Year One hanno inoltre colmato una serie di lacune presenti nel gioco base, permettendo così a Rainbow Six Siege di strizzare l'occhio al mondo degli eSport in modo più convinto. Ci riferiamo nel dettaglio all'arrivo della visuale spettatore e all'uso della protezione BattlEye per contrastare il fenomeno dei cheat, che per un certo periodo ha piagato l'esperienza dei giocatori su PC. A dare pane per i denti dei fan più accaniti di Rainbow Six è poi arrivata la modalità Tactical Realism, contraddistinta dalla presenza di un'interfaccia di gioco limitata, che rende indispensabile l'uso dei mezzi di comunicazione tra i giocatori per riuscire a vincere, scoraggiando ancora di più eventuali Rambo solitari. A completare il quadro troviamo una serie di elementi di personalizzazione, vitali per chi ama aggiungere un tocco al proprio alter ego virtuale. Ciondoli per armi, skin e set élite sono infatti all'ordine del giorno per ogni nuovo aggiornamento.

Comprare o non comprare?

Dopo tante parole, vi starete a questo punto chiedendo se dopo avere snobbato Rainbow Six Siege all'epoca della sua uscita può adesso valere la pena compiere l'acquisto. Alla base di una considerazione del genere deve comunque esserci la consapevolezza che il lavoro svolto da Ubisoft Montreal ha avuto come obiettivo quello di mettere nella giusta carreggiata quanto non andava all'interno del gioco al momento della sua uscita, senza quindi stravolgerne l'esperienza alla base.

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Per questo motivo, alcuni difetti di Rainbox Six Siege sono rimasti tali, come la sensazione un po' strana che si prova nell'affrontare corpi speciali da entrambi lati della barricata nella modalità PvP. Una scelta che come abbiamo indicato in passato è figlia del contesto storico in cui viviamo, all'interno del quale Ubisoft ha deciso di adottare l'approccio più neutrale possibile. A livello più generale, se la filosofia che c'è dietro Rainbow Six non fa al caso vostro sarà difficile che troviate adesso motivi per compiere l'acquisto di questo titolo, che ai livelli più alti resta godibile al meglio solo se affrontato con un gruppo di persone che si conoscono e sono in comunicazione tra loro. L'essenza tattica, del resto, è un elemento distintivo di questa serie sin dal suo primissimo capitolo uscito nel lontano 1998, per cui ci sentiamo di dirvi che se invece a raffreddarvi sull'acquisto sono stati i pareri tiepidini espressi all'epoca, questo si presenta come il momento migliore in assoluto per iniziare a giocare a Rainbow Six Siege. Da parte di Ubisoft Montreal gli aggiornamenti andranno infatti avanti almeno per un altro anno, grazie allo Year Two inaugurato con il DLC Velvet Shell uscito pochi giorni fa. Non è così frequente che un gioco possa godere del supporto degli sviluppatori per così tanto tempo, riuscendo anche a ottenere consensi laddove l'accoglienza iniziale era stata piuttosto tiepidina. E se i numeri dovessero continuare a crescere ancora, non è detto che prima che si inizi a parlare di un sequel di Rainbow Six Siege possa passare ancora diverso tempo.