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Un equipaggio, una nave e lo spazio infinito

Provato il No Man's Sky di Daedalic: riuscirà a superare l'originale?

PROVATO di Tommaso Valentini   —   13/05/2017

Anno 2017. Daedalic si lancia alla volta di Alpha centauri abbandonando i lidi sicuri della avventure grafiche, nel tentativo di sperimentare nuove idee attraverso un roguelike basato sull'esplorazione planetaria. The Long Journey Home narra le gesta di un manipolo di astronauti partiti alla volta di Marte e dispersi invece in una galassia lontana lontana dopo un semplice ipersalto. Smarriti nello spazio dove nessuno può sentirti urlare i nostri eroi dovranno affrontare mille avventure per tornare a casa, arricchiti della conoscenza che un viaggio di questo calibro può ovviamente offrire e delle rarissime materie prime che riusciranno a raccogliere e conservare. Inutile dire che ci sarebbe piaciuto trovare un titolo citazionistico, magari con continui riferimenti al cinema e alla letteratura fantascientifica ma The Long Journey Home, per quanto visto, decide invece di seguire un sentiero più complesso seppur coraggioso, provando a ritagliarsi una propria identità. Allacciate le cinture e seguiteci in questa anteprima mentre vi narreremo le nostre eroiche gesta dopo la prima ora di gioco.

The Long Journey Home ha le stesse aspirazioni di No Man's Sky, ma una visione completamente diversa

Il viaggio

Mentre scriviamo queste righe stiamo già portando avanti la nostra campagna per raggiungere la terra con la versione finale del gioco. Ad Amburgo abbiamo però avuto il primo faccia a faccia con il titolo, un approccio brutale che ci ha visto confusi e storditi per una buona mezz'ora prima di comprendere tutte le meccaniche. Non che ce ne siano molte a dire il vero, ma alcune di queste sembrano studiate appositamente per complicare la vita al giocatore, per spingerlo a fare prove e tentativi prima di ottenere un risultato ottimale.

Un equipaggio, una nave e lo spazio infinito

È quel mix complesso tra il gusto della scoperta e la frustrazione del fallimento, un'alchimia difficile da trovare che quando fallisce produce mostri deformi e piuttosto dimenticabili. The Long Journey Home parte facendovi scegliere un'astronave, con capienze diverse di serbatoio, propulsori più o meno potenti e ancora armi o rifornimenti diversificati; vi fa scegliere una navetta per l'atterraggio dotata di molteplici parametri per resistere allo spazio profondo e poi vi mette davanti alla scelta più difficile di tutte: stabilire chi vi dovrà accompagnare in questo lungo viaggio. Quattro saranno i sottoposti che potrete portare con voi, dai piloti ai soldati fino ad arrivare ad archeologi e botanici. Ovviamente, ancora una volta, ognuno abile nel fare qualcosa di differente. Scelte su scelte che però il giocatore prende in base all'intuito durante la sua prima partita non sapendo minimamente come queste influenzeranno il gameplay o come gli potranno tornare utili durante l'esplorazione. Noi, per andare sul sicuro, abbiamo scelto le classi che ci parevano più adeguate a un viaggio interstellare, favorendo gli esperti in armamenti e riparazioni, una scelta non molto lungimirante con il senno di poi. Nel giro di pochi minuti si viene lanciati nello spazio e le cose non vanno per il verso giusto. L'iperguida va in frantumi e la nostra nave si perde nei meandri dell'universo e, praticamente senza indicazioni, dovremo dirigerci nuovamente verso la terra. Il sistema di gioco è semplice: accendete i motori e usate l'iperguida per spostarvi da un sistema solare all'altro, utilizzando la mappa planetaria a vostra disposizione (fortunatamente ricca di dettagli) per avvicinarvi a casa ogni volta un pochino di più. Le basi sono queste ma a complicare le cose intervengono tantissimi fattori esterni.

Un equipaggio, una nave e lo spazio infinito
Un equipaggio, una nave e lo spazio infinito

Il primo elemento da tenere sotto controllo è ovviamente il carburante, rara risorsa che viene consumata regolarmente sia per gli spostamenti tra i vari sistemi sia per le complesse manovre di attracco ai pianeti che li compongono, ideate tenendo in considerazione anche l'attrazione gravitazionale. The Long Journey Home vi metterà di fronte a un infinito groviglio di pianeti generati in maniera procedurale, con una quantità di missioni da risolvere abnorme e altrettante insidie da affrontare. Il problema, ma anche uno dei punti di forza di questo titolo, è che sarà il giocatore a dover scoprire sulla propria pelle come superarle nel migliore dei modi, anche morendo e ricominciando da capo se necessario. Ecco che lo spirito roguelike si mostra in tutta la sua forza, iniettando nei provetti esploratori spaziali nuove informazioni ad ogni fallimento, nel tentativo di farli crescere e completare il viaggio. Potete quindi immaginare un mix tra No man's sky e Elite Dangerous dove la sconfitta però sarà permanente e durissima da sopportare. Un giocatore esperto potrebbe anche arrivare a completare il gioco nel giro di una decina d'ore ma le prime run ne porteranno via probabilmente anche cinque volte di più secondo gli sviluppatori, e non vogliamo immaginare la rabbia che potrebbe scaturire dal vedersi portare via con un colpo di spugna tutti quei sacrifici per un attracco sbagliato o per l'impossibilità di trovare la risorsa adatta al momento giusto. La speranza del team è quella di aver creato così un gioco talmente vasto che nemmeno tra diversi mesi i giocatori avranno scoperto tutte le variabili, una promessa già fatta da altri ma con risultati piuttosto scadenti. Il problema intrinseco The Long Journey Home è però probabilmente il fattore ripetitività, per una struttura ludica che tende a riproporsi all'infinito galassia dopo galassia, con un numero di variabili che ci è sembrato invero piuttosto limitato. Si arriva in una nuova area, si approcciano i pianeti ricchi di materie prime, si effettuano le riparazioni e si riparte, in un loop davvero troppo uguale a sé stesso per rapire a lungo. Saranno le interazioni con gli alieni, gli imprevisti durante il viaggio e le morti improvvise dell'equipaggio a mettere un po' di sale all'avventura. Purtroppo anche il comparto tecnico non è dei migliori e benché l'uso dell'Unreal Engine 4 lasci spazio a una costruzione delle astronavi molto curata, l'intero titolo ha un retrogusto davvero troppo semplice per svettare sulla concorrenza. Tra qualche settimana il verdetto completo. Restate su queste pagine!

Promette un universo vasto e ricco di spunti interessanti Formula affascinante...

CERTEZZE

  • ...che rischia però di disorientare sulle prime<br />

DUBBI

  • Rischio ripetitività