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I raider del pianeta distrutto

MercurySteam torna con un titolo interessante ma ancora molto acerbo

PROVATO di Emanuele Gregori   —   26/05/2017

Lo scorso fine settimana abbiamo avuto la possibilità di mettere le mani su Raiders of the Broken Planet. Il nuovo titolo dei ragazzi spagnoli di MercurySteam - meglio conosciuti per aver ridato splendore a Castlevania con Lords of Shadow - segue un processo produttivo e di business conservativo, quanto improbabile. Il gioco punta a definire un'esperienza massiccia e mutevole fondendo una serie di generi diversi. Se il fulcro delle meccaniche si baserà sugli stilemi classici dello sparattutto in terza persona, l'innesto degli ormai immancabili eroi diversificati nelle abilità e l'aggiunta di una modalità competitiva asimmetrica quattro contro uno, sono elementi che bastano a comprendere la complessità del progetto. Prima di entrare nel merito della diversificazione del gameplay, è giusto mettere in chiaro come ciò che abbiamo provato non rappresenta altro che una versione lungi dall'essere completa e rifinita. Il titolo vedrà la luce nel corso del 2017, accompagnato da un discreto numero di contenuti e una serie di DLC già annunciati che ne andranno ad aumentare la consistenza nel corso dei mesi, che diventeranno anni in caso di successo commerciale.

MercurySteam torna con Raiders of the Broken Planet, e sembra avere le idee abbastanza chiare

Mamma che buono l’Aleph!

I presupposti narrativi di Raiders of the Broken Planet sono tanti eccentrici, quanto stereotipati. Su di un pianeta residente in un diverso sistema solare a distanza siderale dalla terra, è presente in enorme quantità l'Aleph: un minerale dall'inestimabile valore, in grado di ridurre drasticamente i tempi dei viaggi interstellari. La razza umana, a seguito della scoperta, si è spinta talmente tanto nello sfruttamento di questi giacimenti da far collassare l'intero pianeta, ora ridotto ad un insieme di squarci tenuti insieme dal solo nucleo, sempre più instabile.

I raider del pianeta distrutto

Da questa premessa prendono il via le avventure di una serie di Raider, di varie fazioni mercenarie, che portano avanti la loro battaglia per la conservazione di quel che resta del pianeta e puntano alla cacciata definitiva degli umani e di tutti i loro collaboratori. Non ci è dato sapere molto più di questo, ma è evidente dai pochi contenuti testabili nella beta, che MercurySteam punti parecchio sulla caratterizzazione estetica e caratteriale dei propri eroi, coadiuvati da una regia frenetica e scomposta che pervade ogni singola inquadratura delle scene d'intermezzo, numerose e narrativamente interessanti. Ovvio che ci troviamo di fronte ad un titolo assolutamente sopra le righe, dimenticatevi quindi dialoghi degni della miglior Naughty Dog. Quattro le fazioni e quattro le campagne. I ragazzi stanziati a Madrid hanno tenuto a confermare che, se ancora non si conosce precisamente il modello di business del titolo, avremo sicuramente a che fare con quattro diverse campagne entro la fine dell'anno. Ognuna di queste sarà legata ad una fazione e conterrà, incredibile ma vero, quattro missioni per ognuna delle linee narrative. A questi sedici capitoli si dovrebbero sommare gli incarichi compresi nel prologo. Non si può certo dire che Raiders of the Broken Planet spicchi dal punto di vista produttivo in un mercato fatti sempre più di giganti, ma se MercurySteam sarà in grado di gestire al meglio le proprie risorse e trovare via alternative per spronare la creazione di una discreta community, potremmo avere di fronte il gioco che non ci aspettavamo.

Qualcuno ha detto Battleborn?

Circa un anno fa usciva sul mercato Battleborn, titolo di Gearbox dal destino piuttosto sfortunato. Colpevoli i suoi sviluppatori, il gioco subì un ritardo di qualche mese che lo fece uscire in concomitanza con Overwatch che ne fagocitò totalmente l'attenzione, nonostante i due titoli non avessero nulla da spartire. Raiders of the Broken Planet, nonostante l'evidente differenza relativa alla scelta della terza persona, tende a ricordare a grandissime linee la struttura single player di Battleborn. Tramite il menù principale è possibile scegliere una o più delle missioni disponibili e lanciare un matchmaking che in automatico andrà a trovare la migliore delle sessioni adatte a noi. Quattro giocatori (si può giocare offline ma come è ovvio si tratta di una scelta altamente sconsigliata) sono chiamati a scegliere uno tra i rider disponibili e lanciarsi nella risoluzione di una serie di obiettivi che compongono la missione. Questi vanno dalla semplice uccisione di diverse ondate di nemici, fino a boss mastodontici e meccaniche che richiedono la più totale collaborazione di squadra per essere portate a compimento. A fare da contraltare al gioco cooperativo, si innesta una particolare meccanica che rappresenta il fulcro della modalità competitiva. Dopo il matchmaking e la selezione dell'eroe, è possibile che il gioco vi metta al corrente della presenza di un antagonista.

I raider del pianeta distrutto
I raider del pianeta distrutto

Questo particolare ruolo gira intorno alla necessità di sabotare la missione degli altri quattro giocatori, aggiungendo un grado di sfida aggiuntivo al semplice PVE. Si tratta di una trovata veramente interessante ed in grado di aggiungere quel pepe che, vuoi per una intelligenza artificiale non eccelsa, vuoi la ripetitività delle situazioni, mancherebbe al titolo e che gode invece di una incognita sempre diversa durante ogni partita. L'antagonista gode di una serie di vantaggi, come quello di vedere a distanza gli altri giocatori e di poter resuscitare infinite volte in punti decisi arbitrariamente ad ogni respawn. La sua missione è completata quando tutti gli altri giocatori hanno fallito il proprio obiettivo o non hanno più abbastanza risorse per rigenerarsi. Qui entra in gioco una delle meccaniche che più richiede la gestione del gruppo. Ogni qualvolta si inizia una missione, si avranno a disposizione un numero limitato di vite di squadra. All'azzeramento di queste, si attiverà un timer che vi richiederà di sopravvivere per un quantitativo di secondi (a volte minuti) prima di poter tornare in vita. Se durante questo tempo tutti gli eroi cadono in battaglia, la missione sarà fallita. Al completamento degli obiettivi, sarà possibile accumulare una diversa serie di monete di gioco e la possibilità casuale di aggiudicarsi un progetto per una nuova arma. Le varie valute andranno spese per potenziare i diversi rider o per fabbricare armi e comprare slot per le carte, che rappresentano le varie abilità - attive e passive - con cui è possibile equipaggiare i proprio rider prima di una missione. Per quanto concerne il combat system, Raiders of the Broken Planet segue gli stilemi del genere, con una visuale parecchio vicina al proprio alter ego e delle coperture automatiche che si attivano in prossimità del riparo. Ciò che prende le distanze dalla massa è una gestione particolare delle munizioni, che è possibile recuperare solo al termine di uno scontro corpo a corpo con un nemico. I combattimenti in mischia sono certamente interessanti, basati su un sistema molto particolare di attacchi e schivate che si annullano a vicenda, aumentando il fattore strategico degli scontri ma che ancora risultano incredibilmente legnosi e fallaci, andando a minare il risultato finale e concludendosi in pochi secondi o dopo interminabili minuti di noia a seconda dei contendenti. Chiudiamo con quello che è l'aspetto estetico del gioco di MercurySteam, che non spicca certo da un punto di vista poligonale, ma risulta caratterizzato da uno stile piuttosto originale e sopra le righe, che farà la gioia di tutti coloro che adorano una vena cartoonesca del design dei personaggi; ma allo stesso tempo si farà odiare dal resto dell'utenza. MercurySteam ha tra le mani un titolo interessante e in grado di ritagliarsi la sua fetta di pubblico. Starà ai ragazzi spagnoli riuscire a resistere sotto le bombe di un'annata che rischia seriamente di essere ricordata negli annali dell'industria videoludica. Torneremo sicuramente a parlarne, pronti a salvare il pianeta distrutto.

CERTEZZE

  • MercurySteam, al netto della cattiva fama del CEO Alvarez, è stata in grado di fare buone cose
  • La differenziazione degli eroi è interessante ma va verificata nel tempo
  • Quattro campagne sono un discreto punto di partenza

DUBBI

  • La community come reagirà ad un nuovo simil Battleborn?
  • I combattimenti ravvicinati hanno bisogno di essere prepotentemente rivisti
  • Non brilla certo per valori estetici