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La violenza estrema di Call of Duty: WWII

All'E3 2017 ci siamo seduti per provare il nuovo, violentissimo sparatutto di Activision e Sledgehammer Studios. Anche in multiplayer!

PROVATO di Umberto Moioli   —   14/06/2017

Quest'anno Call of Duty torna alle origini, a quella Seconda Guerra Mondiale che l'ha proiettato nell'Olimpo delle produzioni videoludiche di maggior successo e che l'ha poi portato un passo per volta verso la modernità e anche il futuro prossimo venturo. Le vendite ci sono sempre state, la serie non si discute, però è indubbio che negli ultimi anni la concorrenza si è fatta via via più arrembante e un cambio radicale, seppur rivolto al passato, era un passaggio inevitabile. Si torna quindi a combattere sul fronte occidentale, a sperimentare da vicino la brutalità di un conflitto che non ha nulla di patinato e che si è distinto per la sua incredibile, a tratti inutile violenza: nella porzione di campagna che abbiamo osservato e poi nel corso della prova multiplayer che ci è stata concessa abbiamo verificato come Sledgehammer Studios abbia intenzione di mettere in scena uno spettacolo fedele alla nomea del conflitto, senza risparmiarci alcun particolare ma neppure diverse gustose novità.

La violenza estrema di Call of Duty: WWII

Un passo per volta

La campagna di Call of Duty: WWII si svolgerà principalmente tra il 1944 e il 1945 in Francia, Belgio e poi Germania. Il cuore del conflitto nelle sue ore cruciali, insomma. Durante la demo che abbiamo potuto osservare il nostro alter ego e i suoi due compagni di squadra erano intenti ad assaltare una chiesa controllata dai nazisti. Un compito apparentemente facile, che presto si trasforma in una lotta senza esclusione di colpi: la necessità di dover ricaricare la propria vita utilizzando i medikit forniti dal medico al nostro seguito costringe a stare sempre uniti e darsi man forte, mentre un buon mix tra le classiche sequenze scriptate e nemici gestiti dall'intelligenza artificiale aiuta a mantenere il solito ritmo che la serie ci ha insegnato ad apprezzare (oppure no, dipende dai gusti).

A risaltare è fin da subito l'elevatissimo tasso di violenza: i colpi delle postazioni fisse decapitano e maciullano i corpi dei soldati, si sprecano i dettagli all'interno dei busti tranciati in due e dei molti commilitoni di inizio assalto, gli stessi che si imparano a conoscere attraverso poche battute scambiate mano a mano che si procede, pochissimi arrivano alla fine di quel breve spezzone di gameplay, gli altri li vediamo morire sotto i nostri occhi. La giocabilità, sistema di gestione della vita senza rigenerazione a parte, non sembra molto cambiata ma rimosse le corse sui muri e i super salti Call of Duty: WWII torna a situazioni apparentemente più banali, in realtà ancora efficacissime. Il ritmo stesso è nel complesso un po' più lento, almeno nella campagna single player, ma aver perso una piccola parte di quella sensazione di onnipotenza che si era fatta sempre più forte ad ogni capitolo, è per come la vede chi scrive un punto di forza. Era qualche anno che non ci capitava di essere così curiosi riguardo a un capitolo della serie e non c'è dubbio che uno scenario così iconico sia meglio rispetto a uno futuristico un po' anonimo.

La violenza estrema di Call of Duty: WWII

Facciamo il botto

Visivamente se si fa eccezione per la super violenza di cui sopra, quella che ci si trova davanti è la classica rappresentazione dell'Europa durante la Seconda Guerra Mondiale: case distrutte, ponti crollati, filo spinato e panorami che da splendidi e suggestivi, sono diventati dei fumosi campi di battaglia. Il resto ovviamente lo fa l'abile scripting che permette a Sledgehammer Studios di far cadere un aereo da battaglia su un campanile proprio nel momento in cui ci troviamo di fronte alla chiesa, oppure che dà il via a coreografiche esplosioni quando finalmente arriviamo sulla cima di quello che oramai è un rudere. A livello strettamente tecnico non ci troviamo al cospetto di un prodotto che imposta nuovi standard, non vi aspettate nulla di paragonabile a Metro: Exodus oppure Anthem, ma anche Battlefront II sembra proporre standard ben diversi. Non deludente insomma, ma neppure da restare a bocca aperta. Purtroppo ad una nostra precisa domanda riguardo la resa su PlayStation 4 e Xbox One X, quindi l'eventuale supporto ai 4K e 60 immagini al secondo, gli sviluppatori non si sono sbottonati. Molto interessante invece il lavoro che è stato svolto su una componente multiplayer a quanto sembra ricca come non mai, che abbiamo avuto modo di provare in prima persona.

Ad una nostra precisa domanda riguardo la resa su PlayStation 4 e Xbox One X, quindi l'eventuale supporto ai 4K e 60 immagini al secondo, gli sviluppatori non si sono sbottonati.

La prima e più particolare novità riguarda il grande hub condiviso con decine di altri soldati virtuali, un punto d'incontro che ha preso chiaramente spunto da quello di altri titoli (chi ha detto Destiny?!) e che fa sia da grande chat, sia da luogo dove rilassarsi tra una partita e l'altra, magari sfidandosi in uno dei mini giochi a tema e prove d'abilità assortite. Le cinque divisioni tra cui scegliere sono di fatto altrettante classi specializzate in diversi approcci al combattimento, da quello dalla distanza fino al fuoco ravvicinato e tutto quello che ci sta in mezzo; giocando con ciascuna di queste Divisioni si migliora il relativo equipaggiamento, sbloccando armi e abilità. Il nostro test è partito da un paio di partite standard, in Team Death Match e Domination, su due mappe diverse, una nei pressi di un complesso di bunker e l'altra nella foresta delle Ardenne. Qui il ritmo torna quello standard, si nota meno l'incedere più lento del solito percepito all'interno della campagna, ma d'altra parte è esattamente quello che ci si aspetta da Call of Duty in multiplayer.

La violenza estrema di Call of Duty: WWII

Prima di abbandonare la postazione abbiamo però anche messo una prima volta le mani sulla War Mode, una partita competitiva a due squadre che mescola multiplayer e narrazione. In sintesi, ciascuna di queste mappa avrà obiettivi misti, dalla conquista di una posizione alla costruzione di strutture, che andranno eseguite in sequenza cercando di non farsi schiacciare dal nemico, che a sua volta dovrà fare la stessa cosa. Non si tratta di una novità senza precedenti, però le brevi sequenze che la introducono e i dialoghi che si attivano di tanto in tanto nel corso del match le danno un tono diverso dal solito, rappresentando un approccio al multiplayer adatto a chi normalmente è intimorito dalle normali partite all'ultima uccisione. Come da tradizione il pacchetto appare insomma molto, molto ricco. E all'appello mancano ancora alcuni pezzi, come la sempre apprezzatissima modalità zombie che farà il suo ritorno e che siamo molto curiosi di capire cosa riserverà agli appassionati. Il prossimo 3 novembre, quando Call of Duty: WWII arriverà su PlayStation 4, PC e Xbox One, avremo le risposte alle domande ancora in sospeso.

I punti di forza di Call of Duty: WWII sono in parte quelli storici, a partire da una quantità di contenuti davvero notevole per finire con un multiplayer tagliato su un pubblico ben preciso e appassionato, in parte nuovi. O meglio, semi nuovi visto che la Seconda Guerra Mondiale è un ritorno al passato, per quanto oggi appaia più fresco e gradito che mai. Certo bisogna capire quanto alcune modifiche funzionino per tutta la durata della campagna e non si è ancora visto niente della modalità Zombie, però per ora ci si può che ritenere soddisfatti e incuriositi dallo sparatutto di Sledgehammer Studios.

CERTEZZE

  • Il setting è una ventata d'aria fresca
  • Tantissimi contenuti
  • Violento e spettacolare

DUBBI

  • Tecnicamente c'è e in futuro ci sarà di meglio
  • Siamo curiosi di vedere la modalità Zombie