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La rivolta degli androidi di Detroit: Become Human

L'E3 di Los Angeles fa da sfondo a un nuovo, promettente incontro con la creatura di QuanticDream e David Cage

ANTEPRIMA di Pierpaolo Greco   —   15/06/2017

Presente durante la conferenza Sony con un trailer ricco di dettagli interessanti, Detroit: Become Human aveva il suo spazio adeguato anche all'interno dello stand PlayStation dello showfloor dell'E3 di quest'anno. Esattamente come lo scorso anno, anche stavolta la presentazione rivolta ai giornalisti permetteva di dare uno sguardo alla stessa scena condensata nel trailer della conferenza ma giocata interamente davanti ai nostri occhi. Protagonista questa volta è Marcus, il terzo personaggio che potremo controllare una volta che avremo il gioco finale tra le mani. Anche lui un androide, esattamente come Kara e Connor, i due comprimari già svelati nelle precedenti occasioni. Marcus ha le fattezze di Jesse Williams, uno dei bellocci di Grey's Anatomy, la serie TV, ma ha soprattutto un potere davvero speciale. Il suo cervello si è risvegliato, lo ha liberato dal suo ruolo prestabilito per motivi che al momento ignoriamo, ma che sicuramente QuanticDream ci farà scoprire, un tassello alla volta nel corso della narrativa del gioco, e lo ha dotato di libero arbitrio. Ed ora lui è in grado a sua volta di risvegliare qualsiasi altro androide con cui viene in contatto, semplicemente sfiorandolo con una mano.

La rivolta degli androidi di Detroit: Become Human

È una capacità davvero devastante in un mondo dove gli umani hanno relegato le loro creature a svolgere i lavori più umili e confidano proprio nella loro totale mancanza di coscienza in quanto macchine non dotate di raziocinio. Nella sequenza in cui lo sviluppatore era ai suoi comandi, l'obiettivo era quello di penetrare in un negozio di androidi, una sorta di concessionario dove i robot erano in vendita in vetrine e teche in base al loro ruolo, per liberarli tutti e offrirgli la possibilità di diventare padroni della propria vita. Tralasciando tutta la componente filosofica della narrativa che ha ovviamente un fascino enorme ma che potremo valutare solo una volta che avremo tra le mani il gioco completo, in questo frangente ciò che ci interessa maggiormente è il gameplay mostrato e su cui abbiamo fatto diverse domande. Come ci è già capitato di dire in tutte le precedenti occasioni di contatto con il gioco, Detroit: Become Human è, a tutti gli effetti il vero sequel di Heavy Rain. Certo, ha qualcosa di Beyond: Due Anime, in primis il controllo più diretto del protagonista in molti più frangenti e forse una deriva action più spinta ma, di base, è molto più in linea con il capolavoro di QuanticDream. Non con il suo progetto più sbiadito.

La rivolta degli androidi di Detroit: Become Human

Il prezzo della libertà

Anche la gestione delle singole scene è in linea con quanto fatto dallo sviluppatore con Heavy Rain. Sappiamo perfettamente come la sequenza inizia e, probabilmente, il suo epilogo è già scritto, ma tutto quello che avviene al suo interno è determinato dai nostri interventi e dalle nostre decisioni. Per fare un esempio concreto, per entrare nel concessionario di androidi dovevamo innanzitutto inibire la sicurezza scegliendo come agire sulle telecamere di sorveglianza o sui droni della polizia in pattuglia, quindi dovevamo valutare come scassinare il negozio. Non c'è un ordine preciso: il gioco ci lascia totale libertà sulle modalità e sulle tempistiche delle nostre azioni ma ovviamente ogni scelta avrà delle conseguenze che potranno determinare delle piccole alterazioni sul grado di difficoltà della sfida o sull'esito della situazione. Ad esempio lo sviluppatore ci spiegava che una serie di mosse "sbagliate" potrebbero invogliare la polizia a mandare alcune pattuglie nel quartiere e, se non siamo in grado di passare inosservati, ci potrebbero obbligare a fuggire dalla scena rendendola molto più breve del necessario.

La rivolta degli androidi di Detroit: Become Human

Anche se, esattamente come avveniva in Heavy Rain, non ci sarà mai un vero e proprio game over o magari la necessità di ricaricare un checkpoint. Neanche arrivando all'epilogo più tragico con tutti i protagonisti uccisi. Detroit raggiunge comunque il suo finale semplicemente seguendo una ramificazione meno "interessante" delle altre. Tornando alla demo che ci è stata mostrata, una volta liberato il gruppo di androidi, Marcus si esibiva in una sorta di chiamata alle armi, invitando tutti i sintetici a unirsi di propria sponte a Jericho, un gruppo di rinnegati in lotta con gli umani per il riconoscimento dei propri diritti. Ovviamente una tale lotta sociale non poteva passare inosservata e per questo motivo l'androide alle nostre dipendenze voleva lasciare sulla scena un chiaro messaggio agli abitanti di Detroit. Lo sviluppatore ci ha mostrato tutta una serie di azioni che potevamo svolgere e che facevano variare un indicatore in sovrimpressione lungo uno spettro i cui due estremi erano rappresentati dalla violenza e dal pacifismo. È nelle nostre mani insomma l'esito di questa situazione e scegliere di mettere a ferro e fuoco la piazza, oppure limitarsi a imbrattarla, avrà naturalmente conseguenze molto importanti sul prosieguo della trama e sulla tolleranza nei confronti degli androidi rinnegati. Ritorna anche il sistema di interazione con quella sorta di quick time event che ci obbligano a spingere più pulsanti contemporaneamente per svolgere le azioni più complesse. E non è mancato neanche l'utilizzo del sensore di movimento e del touch pad del DualShock per eseguire dei movimenti che mimassero le azioni mostrate sullo schermo.

La rivolta degli androidi di Detroit: Become Human

Chi è reale?

Abbiamo provato a pungolare ulteriormente lo sviluppatore che ci faceva la presentazione, per avere qualche informazione aggiuntiva sulla varietà delle scene o anche soltanto per capire se ogni androide avesse delle specifiche abilità che confluivano in determinate tipologie di missioni. E così se è vero che Connor avrà una maggiore propensione verso le fasi di investigazione mentre a Marcus sarà dedicata la fase più action (e a questo punto ci viene da pensare che forse Kara sarà la portatrice dell'esperienza più intima), è altresì vero che la mescola delle missioni sarà generale e molto più varia rispetto a quanto visto in passato. Allo stesso tempo dobbiamo però segnalare che la scena mostrata, la stessa della conferenza Sony, aveva ancora una volta un timer e doveva quindi essere completata entro un tempo limite. Esattamente come era avvenuto lo scorso anno con la missione di Connor. Chiudiamo con una breve valutazione tecnica. La demo mostrata girava su PlayStation 4 Pro e QuanticDream ci ha tenuto a sottolineare che l'unica differenza con la versione per PlayStation 4 liscia riguarderà l'aumento di risoluzione visto che per quello che concerne frame rate e dettaglio, non dovrebbero esserci differenze. Purtroppo però, a sottolineare una necessità di ottimizzazione ancora molto importante, il titolo girava con un numero di frame al secondo veramente ridotto, specie durante la fase finale della demo, quando la piazza era ormai in preda alle fiamme. Solo splendide parole invece per quello che concerne i personaggi e soprattutto la loro modellazione facciale: assolutamente eccellente e davvero molto realistica.

Continuiamo a guardare con estremo interesse a Detroit: Become Human. Pur possedendo meccaniche ormai troppo note e un gameplay che rischia di non essere apprezzato univocamente, ha un fascino incredibile e sembra essere il vero erede di Heavy Rain. Con tutte le conseguenze del caso per quello che concerne la libertà offerta al giocatore. Non si sa bene quanto dovremo aspettare ancora per poterlo finalmente giocare ma, se dovessimo formulare qualche ipotesi, non siamo convinti che possa arrivare sul mercato entro la fine di quest'anno.

CERTEZZE

  • Da un punto di vista narrativo sembra avere delle ottime idee
  • I volti, le animazioni e i modelli sono eccezionali
  • Siamo molto curiosi di scoprire come si andranno a intersecare le vite dei tre androidi

DUBBI

  • C'è ancora spazio per un gameplay così ingessato?
  • Il gioco ha grandi problemi di fluidità al momento