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WRC 7 e l’importanza delle buche

Sarà riuscita Kylotonn a creare il miglior capitolo della serie?

PROVATO di Aligi Comandini   —   26/08/2017

Non è facile ultimamente farsi valere nel mondo dei giochi di corse, seppur si tratti di un panorama dove poche case di sviluppo attive si contendono il dominio in un numero smodato di sottogeneri. Se si va a considerare l'insieme del rally gli sfidanti si fanno ancora meno, ma tra tentativi più e meno riusciti di dominare il campo il nome che di norma si mantiene al di sopra di tutti gli altri è quello di DiRT, a cui confronto il resto della concorrenza arranca a chilometri di distanza. Tale situazione mette le software house in una posizione difficile, che di norma implica la necessità di concentrarsi su sistemi di guida più arcade e accessibili rispetto a quelli dello sfidante e dona particolare importanza alla presenza delle licenze ufficiali nel proprio prodotto. La serie WRC è dunque vitale per mantenere viva e competitiva la sfida, poiché se la gioca sullo stesso campo di ufficialità e bolidi noti, nella convinzione di poter dire la sua. Noi abbiamo provato l'ultimo capitolo, WRC 7, durante la Gamescom di Colonia, e oggi siamo qui per dirvi se i Kylotonn sono riusciti ad affinare a sufficienza le loro abilità da poter rappresentare una valida alternativa allo strapotere di Codemasters. Mettete il casco.

Feedback in tutti i sensi

La presentazione del nuovo WRC è partita con un lunga serie di doverose precisazioni da parte degli sviluppatori presenti, che hanno dimostrato una certa consapevolezza dei difetti del predecessore, unita a una sempre ben accetta volontà di limarli per migliorare in modo sensibile i propri titoli. Con una produzione a cadenza annuale, tuttavia, di norma è possibile solo intervenire marginalmente sui vari aspetti di un titolo, e serve molto tempo prima di vedere una reale evoluzione tecnica e meccanica, specie quando le risorse a disposizione non sono enormi. I Kylotonn hanno però fatto uno sforzo significativo con questo capitolo, poiché hanno deciso di ascoltare tutti i feedback della loro community, e di intervenire seccamente su alcuni aspetti centrali per l'intera esperienza. Il primo? Il realismo delle piste, considerate troppo "piatte" da buona parte degli utenti, e quindi incapaci di restituire un feeling davvero vicino a quello delle corse su sterrato.

WRC 7 e l’importanza delle buche

Per risolvere il problema gli sviluppatori hanno usato un misto di scansioni laser e interventi manuali, che hanno reso le parti non asfaltate dei vari circuiti sensibilmente più accidentate: la cosa ha avuto un effetto diretto sul gameplay, poiché ora il controllo dell'auto su pista è leggermente più arduo e soddisfacente, e in particolare usando una postazione con volante è quasi del tutto sparita la sensazione di guidare "una saponetta" che a rovinava parzialmente l'esperienza nei capitoli precedenti. Per carità, siamo ancora davanti a un titolo dalla forte impronta arcade, che di rado richiede i riflessi di un vero pilota di rally per essere padroneggiato, ma il passo in avanti c'è indubbiamente stato, e ora si percepiscono maggiormente sia le modifiche all'assetto (comunque importanti anche in passato per macinare decimi di secondo dai tempi) che le differenze tra le varie auto. Non bastasse, la nuova regolamentazione ha imposto automobili da 380 cavalli contro i 320 delle vetture precedenti, e il cambiamento si sente: i bolidi sono più potenti e vanno gestiti con maggior furbizia in curva, o si rischia di finire facilmente contro un guardrail (per la cronaca, le "vecchie" auto sono ancora selezionabili, pertanto farsi un'idea precisa delle differenze è facile).

WRC 7 e l’importanza delle buche

Le migliorie ad ogni modo non finiscono qui, poiché parecchio lavoro è stato fatto anche dal punto di vista contenutistico: l'online è ricco, vanta sfide multiplayer fino a otto giocatori e split screen, ed è stato ampliato tramite eventi settimanali di vario tipo che strizzano l'occhio agli e-sports (Hyundai ha sponsorizzato il loro principale torneo e al vincitore andrà un'auto vera, per dire). Passando invece ai semplici tracciati abbiamo i Super Special Stage - piste reali riprodotte alla perfezione ma più corte del normale - e i Big Stage, praticamente dei percorsi endurance da oltre 15 minuti; entrambe competizioni capaci di arricchire non poco il sistema di eventi della rinnovata modalità carriera. L'unica mancanza dei contenuti, insomma, risiede nella semplicità degli elementi di contorno della carriera appena citata, visto che si parla di serie di gare intervallate da qualche messaggio, ancora lontane da campagne curate e ricche di filmati d'intermezzo in grado di far sentire al giocatore di far parte di una reale storia di rivalsa nel mondo del rally.

WRC 7 sembra un titolo migliorato in tutto e per tutto rispetto al predecessore. Siamo ancora lontani dalla mostruosa cura vista nella serie DiRT, ma lo stile di guida più intuitivo, la massa di contenuti e l'uso delle licenze ufficiali permettono comunque al lavoro di Kylotonn di distinguersi all'interno dei titoli corsistici. Resta da valutare solo la qualità del pacchetto finale, che a Colonia ci è parso più che massiccio ma non abbiamo potuto comunque analizzare nel dettaglio. Ormai non manca molto.

CERTEZZE

  • Migliorie più o meno marcate in quasi ogni aspetto
  • Contenuti massicci

DUBBI

  • La serie DiRT è uno sfidante difficile da raggiungere
  • Tecnicamente non eccezionale