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Cavalchiamo mostri nella videorecensione di Monster Hunter Stories

Vediamo com'è andato lo spin-off JRPG della famosa serie Capcom

VIDEO di Raffaele Staccini   —   07/09/2017

Mentre Monster Hunter XX per Switch sta andando meno bene del previsto in Giappone, in Occidente arriva finalmente Monster Hunter Stories. Annunciato ormai più di due anni fa e disponibile in Giappone da circa un anno, Stories è uno spin-off un po' particolare della famosa serie Capcom, che approda nel genere dei giochi di ruolo alla giapponese con un titolo che strizza l'occhio a Pokémon. Ma alla resa dei conti si è rivelato molto più che un semplice clone.

La trama gioca un ruolo molto importante: in fondo si tratta di un vero e proprio JRPG, dove la narrazione scorre in modo abbastanza fluido e imprevedibile. Dopo essere diventato un Rider, il nostro alter ego si imbarca in un viaggio alla scoperta del mondo, nella speranza di trovare anche un rimedio al Flagello Nero che sta corrompendo i mostri, rovinando l'idilliaco rapporto che hanno sempre avuto con gli abitanti del villaggio di Hakum. L'avventura riserva non poche sorprese, anche perché a un certo punto prende una piega davvero interessante e si concentra sui vari comprimari, a cominciare dal bizzarro Nabirou. Si tratta naturalmente di una storia pensata soprattutto per un pubblico giovane che tuttavia, un po' come succede in Pokémon oppure Yo-kai Watch, sa trasmettere dei messaggi importanti sul significato della vita e sul rispetto della natura. Il controsenso sta nel fatto che i Rider preferiscono addomesticare i mostri e cavalcarli invece di ucciderli, eppure faremo una vera e propria strage nel corso della trentina di ore necessarie a completare le missioni principali.

Ma le vere particolarità di Monster Hunter Stories arrivano con il suo sistema di gestione dei mostri e dei combattimenti, che riesce a mescolare con efficacia meccaniche rodate ad altre inedite, senza mai tradire lo spirito dei Monster Hunter originali. Per sapere in che modo vi rimandiamo alla videorecensione, che potete trovare in testa all'articolo.