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ARK: Survival Evolved vs. Playerunknown's Battlegrounds: due fenomeni a confronto

Un confronto forse azzardato ma senza dubbio interessante che ha per protagonisti due tra i titoli di spicco del momento

SPECIALE di Mattia Armani   —   14/09/2017

Vi chiederete che cosa ci fanno due giochi come ARK: Survival Evolved e Playerunknown's Battlegrounds nello stesso articolo. D'altronde sebbene ci siano delle somiglianze, se non altro per quanto riguarda l'azione e l'ordine di grandezza della popolazione delle partite, sono due giochi molto diversi tra loro. Il titolo targato Wildcard è un survival con qualche nota particolare ma con tutti i crismi del genere; appena uscito dall'Early Access, mescola la possibilità di costruire strutture enormi, ovviamente distruttibili, e dinosauri di ogni genere, combinando così un concept che piace a molti con un immaginario che piace praticamente a tutti. L'altro non manca di dinamiche di sopravvivenza, e non parliamo del solo fatto che premia chi rimane in vita per ultimo, ma è nato come modifica, è ancora in Early Access sebbene la pubblicazione sia prevista entro Natale. Ed è incentrato sulle dinamiche sparatutto, giocabile in prima o terza persona, figlio di Arma e dell'immaginario creato da Battle Royale, basato su una grossa mappa che si restringe costantemente per convogliare nella stessa area cento giocatori decisi a farsi la pelle per restare in vita e portare a casa la vittoria. Due impostazioni diverse, tanto da rendere facile scegliere quale si possa adattare ai nostri gusti, a partire dal fatto che le partite di Playerunknown's Battlegrounds hanno una fine e che i ritmi di gioco sono agli antipodi. Eppure noi li confrontiamo pubblicamente e non siamo impazziti, perché quello che ci interessa è mettere in luce i punti di forza e le debolezze di fenomeni multiplayer che sono svincolati da grandi publisher ma che sono stati comunque capaci di guadagnarsi un'enorme visibilità.

ARK: Survival Evolved vs. Playerunknown's Battlegrounds: due fenomeni a confronto

È bello dopo il morire vivere ancora

Tra gli elementi comuni ci sono la sopravvivenza, l'evoluzione dell'equipaggiamento e la necessità di collaborare con altri, ma i ritmi sono ben diversi con Playerunknown's Battlegrounds che comprime tutto in una manciata di minuti. Ogni partita ha inizio con il lancio da un aereo seguito una rapida discesa in paracadute verso la zona prescelta. Qui inizia la ricerca di equipaggiamento che ci porta verso lo scontro finale tra abitazioni abbandonate, vecchie auto e scontri casuali talvolta combattuti a padellate. La mappa è decisamente ampia, abbastanza per permettere a cento giocatori di sparpagliarsi, ma con il restringersi dell'area di gioco il confronto diventa rapidamente obbligato anche per i più tattici ed è questa dinamica che, assieme a un tasso di casualità elevato da cui derivano parecchie situazioni imprevedibili e divertenti, fa di Playerunknown's Battlegrounds uno dei pochi sparatutto a mappa aperta capace di adattarsi allo streaming video di Twitch e simili. Non a caso il titolo Bluehole è riuscito a scavalcare Dota 2 tra i più giocati di Steam e punta anche alla sfera competitiva, sebbene al nominarla si alzi più di un sopracciglio, sollevato dalla consapevolezza di un gameplay influenzato da un alto tasso di casualità. Non mancano però punteggio e negozio di accessori per un contorno che raccoglie molte di quelle cose che attirano l'interesse di una bella fetta dei giocatori PC. Inoltre questi fattori garantiscono una qualche forma di progressione permanente e le partite hanno una fine, a differenza di quanto accade con il tipico survival che mette il giocatore di fronte alla possibilità di continui reset, senza un vero e proprio finale. ARK, però, un filo narrativo ce l'ha, sottile ma capace di dare un senso a qualsiasi partita, a prescindere dal fatto che il server scelto sia PvP o PvE. Ed è una cosa non da poco che si aggiunge alla possibilità di costruire enormi edifici, fabbricare ogni genere di oggetto, lanciare assalti a dorso di dinosauri volanti e svariate altre dinamiche in un panorama di attività decisamente ampio, integrato molto bene in una raffinata gestione delle dinamiche ambientali che comprendono fame, sete, umidità, temperature, stanchezza e oscurità quasi assoluta. E tra fiumi da guadare, assalti improvvisi, creature gigantesche, strani marchingegni e visuali mozzafiato, la grafica fa la sua porca figura mettendoci di fronte a un titolo che sfiora lo status di tripla A, tanto da permettersi persino un'edizione fisica.

Due particolarità, un solo fenomeno

Dopo aver snocciolato pregi e peculiarità non resta che parlare dei difetti che, com'è ovvio che sia, non mancano. Nel caso di ARK: Survival Evolved il primo e più evidente è il prezzo che nel passaggio dalla versione Early Access a quella definitiva è triplicato, raggiungendo i 60€ tipici dei tripla A. Un balzo del genere comporta un costo largamente superiore alla media dei survival e non risulta un incentivo per chi lo ha comprato prima, bensì una punizione per chi ci si avvicina adesso. Certo, parliamo di un titolo che offre un colpo d'occhio superiore a quello di molti videogiochi di ultima generazione, ma un prezzo del genere, anche per l'edizione digitale, ha fatto discutere e rischia di essere un grosso freno alle vendite. Tanto più che l'interfaccia è ancora da rifinire e l'ottimizzazione può sicuramente migliorare, come evidenzia la necessità di una GTX 1070 per non avere problemi. La grafica, però, è davvero massiccia al contrario di quella di Playerunknown's Battlegrounds che, pur basata sull'Unreal Engine 4 sfruttato nell'ottica della distanza visiva estrema, non è lontanamente paragonabile. Inoltre crash, rallentamenti più o meno inspiegabili e glitch sono all'ordine del giorno, creando problemi tangibili a giocatori che talvolta non riescono a interagire con porte e oggetti. Va però ricordato che in questo caso parliamo di una Early Access di un gioco che vanta, tra i meriti meno evidenti, una gestione intelligente della vegetazione, capace di nascondere davvero i giocatori a differenza di quanto capita in sparatutto più blasonati. Inoltre anche se l'editor non c'è ancora, a differenza di ARK, questo verrà implementato in futuro, aprendo la via a tonnellate di contenuti. Ma ci saremmo aspettati qualcosa in più al lancio, considerato il prezzo di partenza del gioco. Invece stiamo ancora aspettando la seconda mappa di un titolo che per ora vive in buona parte del solo concept e non manca di ingenuità, come nel caso dei rifornimenti aerei, quasi sempre esche mortali da evitare. Crediamo che implementare un maggior numero di armi, qualche gadget in più e un paio di mappe imperfette non darebbe grossi problemi, visto lo stato di certo non impeccabile del codice e la natura di un'esperienza aperta e piena di variabili. Variabili che influenzano il bilanciamento, determinando la possibilità di recuperare prima degli altri un mirino telescopico e la giusta arma a cui abbinarlo, anche se il posizionamento, l'abilità e la collaborazione hanno senza dubbio un certo peso nel determinare chi sopravviverà per ultimo. I difetti, comunque, non tolgono che ci troviamo di fronte a due titoli capaci di distinguersi dalla massa. Pur soffrendo il prezzo e una valanga di critiche per la mancata ottimizzazione, ARK: Survival Evolved è opulento ed è tra i survival più corposi in circolazione; Playerunknown's Battlegrounds, invece, è forte di un'idea estremamente efficace ed è ancora un titolo in divenire. Non rappresenta una rivoluzione e ci chiede di chiudere un occhio di fronte a un gran numero di problemi, ma è la prima vera incarnazione virtuale del concetto di Battle Royale ed è già un fenomeno, con più di un milione di giocatori attivi contemporaneamente su Steam. Il record assoluto resta di Dota 2, con 1.295.114 giocatori, ma potrebbe non durare ancora a lungo.

ARK: Survival Evolved vs. Playerunknown's Battlegrounds: due fenomeni a confronto