55

Need for Speed Payback è ciò che non è stato l'ultimo Underground?

Un nuovo titolo della storica serie di racing game EA sta per arrivare tra noi: lo abbiamo provato un ultima volta prima della recensione

PROVATO di Aligi Comandini   —   01/11/2017

La parabola di Need for Speed, negli ultimi anni, non è stata delle migliori. Dopo l'acquisizione di Criterion da parte di Electronic Arts tutti erano esaltati come cavalieri alle crociate: con i creatori di Burnout nel proprio esercito di team, il colosso statunitense poteva dar vita al racing game arcade definitivo, un insieme di meccaniche ben oliate e novità supportate dalle risorse del publisher in grado di superare tutto ciò che era arrivato prima. Il risultato finale però si è rivelato inferiore alle aspettative, a causa di uscite annuali che hanno limitato le possibilità degli sviluppatori coinvolti e di titoli incapaci di catturare al meglio le forze dei classici del genere, impegnati com'erano ad offrire esperienze totalizzanti ma spesso poco curate in vari elementi fondamentali. L'ultimo Underground è stato un esempio lampante di questa situazione, capace di deludere in parte i fan nonostante il recupero di un marchio richiesto a gran voce ormai da tempo immemore, e ben lontano dalle sensazioni che il suo "antenato" aveva saputo offrire all'epoca dell'uscita. In una situazione simile, però, le evoluzioni si applicano passo dopo passo, e ogni nuovo capitolo può essere quello della svolta. Need for Speed Payback, ultimo nato di Ghost Games (la software house di EA creata per dedicarsi ai racing game e che racchiude ex-membri della già citata Criterion, oltre che di Black Box e Playground), sembrava aver tutte le carte in regola per essere proprio il ritorno ai classici che gli appassionati aspettavano, perciò siamo andati con piacere a vederlo a Colonia, desiderosi di scoprire fino a che punto arrivasse il suo potenziale. Ecco cosa abbiamo scoperto.

Veloci e furiosi. Uhm, questa l’ho già sentita

Fin dai primi minuti Payback mette immediatamente in mostra due delle sue principali qualità: la storia e la varietà del gameplay. Già, non avete letto male, nell'articolo c'è scritto proprio "la storia". Il gioco non ha una narrativa memorabile, ma la vicinanza ai vecchi Fast and Furious tutti gare clandestine e adrenalina (non i folli film d'azione in cui la serie è mutata nel periodo recente) è ovvia, tanto che le vicende partono da un tentativo di furto d'auto ad opera del terzetto composto da Matt, Mac e Jessica. Questi tre specialisti della velocità altro non sono che i protagonisti di Payback, interpretati a fasi alterne dal giocatore in base alle gare affrontate: Max è un londinese con la battuta pronta e incredibili capacità nella guida fuori strada, Matt è il miglior corridore della città e il centro della trama, Jessica è invece un incubo per le forze dell'ordine, spesso assoldata da rapinatori e dalla malavita per missioni di trasporto e fughe al cardiopalma dalla polizia. Come da copione tutto va storto, il trio viene tradito da una tizia di nome Lina Navarro, e dopo mesi di preparazione decide di mettere in atto un pericoloso piano per far crollare sia lei che l'organizzazione per cui lavora.

Need for Speed Payback è ciò che non è stato l'ultimo Underground?

È tutto molto scontato ma funziona, e ben si sposa con il secondo punto di cui parlavamo a inizio paragrafo: la varietà. La diversificazione dei protagonisti ha permesso agli sviluppatori di inserire nel gioco più competizioni, dalle gare di drifting alle sfide Drag, passando per le immancabili corse su asfalto e sterrato, e senza dimenticarsi gli inseguimenti che da tempo contraddistinguono il marchio Need for Speed. Qui c'è davvero da correre per chiunque, con tanto di possibilità di dosare certe specialità per chi non apprezza particolarmente una data tipologia di sfide (seppur certe mappe e certi capitoli della campagna risultino chiaramente più indicati per uno dei tre personaggi). Se però non vi basta, in vostro soccorso arriva l'altra chicca tipica della serie: il tuning, strutturato come non mai in Payback e ben diverso dagli approcci tipici visti nel genere.

Viva le CAR-te

Non scherziamo, la personalizzazione e il potenziamento delle proprie auto in questo Need for Speed è molto lontana dal tipico giro in officina: Payback permette sì di modificare i singoli fattori del proprio mezzo (anche all'istante mentre si gironzola, con un comodo menu di settaggi a comparsa), ma i "pezzi" sono stati sostituiti da carte equipaggiabili dedicate, di livello variabile e appartenenti a vari costruttori. Le carte si ottengono vincendo le gare o offrendo dei gettoni guadagnati a forza di correre a una sorta di slot machine presente dai rivenditori, dove il livello o la tipologia di carta possono venir bloccati con la spesa di gettoni extra oltre ai tre normalmente utilizzati. Nel complesso, in parole povere, è un sistema quasi da gioco di ruolo, con un elemento casuale legato all'ottenimento delle carte ma anche una notevole strategia di fondo, poiché combinazioni di vari rivenditori offrono bonus variabili. Forse i puristi non apprezzeranno il distacco dalle modifiche meccaniche tipiche, ma noi troviamo brillante l'idea: con le tantissime modifiche estetiche disponibili e la progressione di categoria in categoria, chi tende a perdersi nel tuning passerà ore ed ore a sbizzarrirsi su un sistema simile.

Need for Speed Payback è ciò che non è stato l'ultimo Underground?

Un problema ad ogni modo c'è. Payback è piagato dalle solite microtransazioni, che probabilmente stavolta sono andate a impattare almeno in parte sul sistema di gioco. Ci spieghiamo meglio: ogni gara è impostata su un certo livello, che dipende esclusivamente dalle carte equipaggiate su una data automobile; affrontarle "sottolivellati" è spesso molto difficile, anche a causa di un effetto elastico dell'intelligenza artificiale che rende davvero difficile staccare avversari più potenti del proprio alter ego (salvo non si utilizzino trucchi infami come le sportellate). Al contempo, ottenere le carte a forza di vincere gare e sfruttare la slot è un processo piuttosto lento, che costringe a buttarsi su molteplici competizioni e rende difficile potenziare veicoli multipli; se tuttavia si spendono soldi veri si possono ottenere pacchetti di carte che limitano il numero di gare necessarie e velocizzano enormemente il procedimento. In pratica, si tratta del tipico scambio "denaro/tempo" a cui tanti giochi tripla A ci hanno ormai abituato con i loro store, eppure qui l'avanzamento ci è parso un po' più lento della norma, forse proprio per favorire l'acquisto di pacchetti simili ai giocatori meno appassionati.

Need for Speed Payback è ciò che non è stato l'ultimo Underground?

Per carità, il gioco non risulta noioso, ci teniamo a precisarlo, ma siamo un po' stanchi di vedere questo genere di "inserti" in titoli che potrebbero tranquillamente farne a meno, pur considerando la loro importanza in termini di guadagni. Passando ad argomenti più allegri, comunque, tutto il resto ci ha stupito positivamente: il gioco vanta una mappa molto estesa e ricca di sfide che accompagnano le gare (autovelox, salti, tragitti da percorrere a una certa velocità, e quant'altro); il multiplayer è bilanciato attorno al livello dei giocatori coinvolti e non viene quindi in alcun modo influenzato dai soldi reali; la guidabilità delle auto è notevole in ogni specialità e la loro diversificazione di tutto rispetto, e il Frostbite fa davvero la sua porca figura nonostante qualche transizione rozza e dei bug minori (la mappa cittadina è in particolare splendida, nonostante sia quasi del tutto priva di vita al di fuori dei veicoli). Nel complesso, siamo davanti a un prodotto davvero ben confezionato, che sembra contenere tutti gli elementi più forti della serie e perfezionarli. Le microtransazioni non bastano a sminuirne la qualità.

Siamo stati positivamente colpiti da Payback durante l'ultimo test prima della recensione: è chiaramente un progetto dove traspare l'esperienza maturata negli anni dagli sviluppatori di Ghost Games, e sembra avere davvero le carte in regola per fare tutto ciò che l'ultimo Underground non è riuscito a portare a termine. Le (ormai prevedibili) microtransazioni ci preoccupano, ma non sembrano rovinare un progetto comunque di alto livello. Non resta che aspettare il gioco completo.

CERTEZZE

  • Tuning complesso ed estremamente interessante
  • Competizioni variegate e gameplay solido
  • Narrativa cinematografica, spettacolare e molto adatta al titolo

DUBBI

  • Microtransazioni legate al tuning, facoltative ma comunque presenti
  • Progressione piuttosto lenta