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I crimini virtuali di L.A. Noire: The VR Case Files

Rockstar e VIVE ci hanno permesso di immergerci nel crimine di Los Angeles come mai prima d'ora

PROVATO di Umberto Moioli   —   10/11/2017

Cosa c'è di meglio che poter indagare sui crimini più violenti e celebri della Los Angeles anni '40? Farlo attraverso la realtà virtuale, ovviamente! L.A. Noire: The VR Case Files uscirà il prossimo dicembre sulla scia della versione rimasterizzata del titolo originale, in arrivo su PlayStation 4, Xbox One e Nintendo Switch il 14 novembre e da noi recentemente testata. Non si tratta di un porting completo, piuttosto di un "meglio di" che prende sette casi tra i più significativi dell'esperienza originale e li trasporta nel complicato mondo della realtà virtuale. Un assaggio o un sunto, dipende un po' dai punti di vista, ma è innegabile che, dopo averlo provato, L.A. Noire: The VR Case Files sia soprattutto un esperimento affascinante. Qualcosa di diverso dal solito che i possessori di VIVE vorranno toccare con mano e che, in un periodo in cui la VR sembra avere qualche problema di diffusione e assestamento nei salotti o sulle scrivanie degli appassionati, fa certamente piacere.

I crimini virtuali di L.A. Noire: The VR Case Files

Il buon detective virtuale

Come detto sono sette i casi completi inseriti nel gioco, presi da tutti e cinque i dipartimenti attraverso i quali Cole Phelps si fa largo durante la sua ascesa tra le fila della polizia di Los Angeles. Prima di buttarci nella mischia, Rockstar ha però studiato un tutorial, tratto dal caso Ordini di Cattura, volto a spiegare come muoversi in questa rivisitazione del prodotto. Il sistema di movimento è stato modificato in modo tale da permettere tre soluzioni diverse: la prima prevede di muovere le braccia per spostarsi in modo più "naturale" (anche se un po' buffo) nell'ambiente, la seconda di sfruttare i touch pad per navigare l'ambiente e la terza, forse la meno immersiva ma decisamente quella più pratica, di puntare lo sguardo in direzione dell'oggetto verso il quale ci si vuole teletrasportare. Completato questo primo spezzone di gioco che ci insegna anche a fare a cazzotti, letteralmente, veniamo trasportati nell'ufficio all'interno del quale possiamo scegliere le missioni: è un'ambientazione inedita che ci permette di interagire con una serie di oggetti, dal giradischi fino al sigaro, dalle bottiglie di superalcolici appoggiate sul tavolo fino ai numerosi cappelli appesi sul portabiti.

I crimini virtuali di L.A. Noire: The VR Case Files

È un di più che non cambia il succo dell'esperienza, ma poter entrare nell'ufficio di un detective attraverso la realtà virtuale, leggere i documenti relativi ai casi e riposarsi tra un'indagine e l'altra è una trovata piuttosto interessante. Queste considerazioni sull'immersività valgono anche durante i casi. Noi abbiamo (ri)giocato quello intitolato Caveat Emptor e non possiamo che dirci soddisfatti. Certo alcuni dettagli, come il passaggio tra una sequenza e l'altra recitata dagli attori virtuali, è qui più evidente perché ci si tende ad avvicinare molto, ma nel complesso essendo il ritmo compassato e il gameplay legato all'interazione con l'ambiente, la realtà virtuale si presta benissimo ed è suggestivo spostare il cadavere in cerca di indizi oppure osservare "da dentro" le reazioni alle nostre domande degli indagati. Anche le fasi un pochino più movimentate, come quelle alla guida, sono forti di parecchi oggetti con cui interagire ad esempio dentro l'abitacolo. Allo stesso tempo non ci vuole molto per comprendere che l'effetto novità dato dalla realtà virtuale tenda a svanire e tutte le piccole chicche inserite finiscano per essere messe in secondo piano. La scelta di ridurre all'osso il gioco potrebbe insomma essere stata vincente, ma d'altra parte per poterci esprimere definitivamente dovremo aspettare solo una settimana ancora: poi sarà già il momento di recensire L.A. Noire: The VR Case Files.

I crimini virtuali di L.A. Noire: The VR Case Files

In arrivo in esclusiva per VIVE, L.A. Noire: The VR Case Files è un assaggio di quello che Rockstar potrebbe fare applicandosi sulla realtà virtuale. Il titolo investigativo si presta molto bene con i suoi interrogatori e le scene del crimine ricche di dettagli, ma è in generale tutta l'esperienza che, al netto di qualche sbavatura, risulta coinvolgente. Non durerà moltissimo ma è destinata a divertire i possessori della periferica Valve.

CERTEZZE

  • Un'ottima esperienza investigativa VR
  • Controlli e dettagli ben curati

DUBBI

  • Si notano alcune sbavature del Motion Scan
  • Ci sono "solo" sette casi