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Lotta al terrore

La caccia a Bin Laden continua sui nostri schermi con Medal of Honor, rinascita del seminale franchise di Electronic Arts!

ANTEPRIMA di Matteo Santicchia   —   14/05/2010
Lotta al terrore

Nel corso del mega evento di Londra Electronic Arts, tra un Crysis 2, un Bulletstorm e un Dead Space 2, abbiamo potuto vedere due missioni di Medal of Honor, il titolo che undici anni dopo il primo capitolo scritto da Steven Spielberg si gioca la carta del reboot, per collocarsi nella scia delle varie guerre moderne viste a più riprese negli ultimi tre anni. Le differenze sono molte, Medal of Honor è a tutti gli effetti il racconto di uomini che hanno a che fare con la Storia, quella con la S maiuscola, in cui la politica fa solo da sfondo alle loro azioni. Sono quindi le loro emozioni le vere protagoniste e non qualche strampalata cospirazione sullo sfondo. Medal of Honor è una historical fiction usando le parole del producer Greg Goodrich, ovvero una fiction storica, il racconto interattivo delle vicende dell'invasione americana dell'Afghanistan, quell'Enduring Freedom che è ancora in corso, e che l'anno prossimo "festeggerà" i dieci anni dall'inizio delle operazioni. L'accuratezza storica viene declinata tanto nel ricreare un comparto audio e video del tutto indistinguibile da quello reale, a giudicare dalla maniacale ricerca della verosimiglianza a tutti i costi, quanto nel mettere in scena situazioni effettivamente accadute, o perlomeno che si ispirano a cose realmente successe. Goodrich ci ha fatto intendere questo, che più o meno, pad alla mano, rivivremo comodamente seduti in casa la caccia a Bin Laden. Le due missioni mostrate, quella dei Ranger e quella dei Seal, le forze speciali Tier 1, cioè l'elite militare americana, si collocano temporalmente una accanto all'altra, in quanto nel gioco seguiremo spesso le due "fazioni" impegnate nella stessa missione, però ognuna con i propri obiettivi e scopi. La missione dei Ranger mostrata si colloca temporalmente subito dopo gli eventi visti nell'ultimo trailer con i soldati spediti nel nord e vittima di un'imboscata talebana appena messi i piedi a terra, con tanto di Chinook abbattuto. Quella dei Seal invece ci mostra gli avvenimenti successi la notte precedente, ovvero l'infiltrazione in territorio nemico e "l'ammorbidimento" preparatorio delle zone di atterraggio degli elicotteri. Le due campagne, usando questo termine solo per comodità, non saranno però nettamente separate visto che nel gioco avremo anche l'occasione di combattere insieme, come e quando è però tutto da scoprire.

Soldati scelti

Da un punto di vista delle meccaniche di gioco, Rangers e Tier 1 veicoleranno un gameplay piuttosto diverso, entrambi però, per quel poco che si potuto vedere e intendere, all'insegna di una linearità e di uno scripting evidente, che comunque non è sembrato mai sfociare in fastidiosi e frustranti problemi di respawn. Subito dopo lo schianto i Rangers formeranno un gruppo di sei soldati per risalire la collina e mettere fuori uso la postazione di mitragliatrice che tiene sotto tiro la vallata, impedendo il disimpegno della truppa, postazione che evidentemente non è stata presa in consegna dai Seal la notte precedente. Vedremo il gruppo poi risalire la brulla montagna, ripulire un villaggio e vista l'empasse di fronte alla postazione ben protetta richiamare un F-15 per fargli sganciare una bomba. Giusto il tempo di osservare la polvere depositarsi a terra e il gruppo ha continuato la sua missione scendendo più valle, per far tacere alcuni mortai, non prima però di superare un attacco nemico in quello che è sembrato il letto di un fiume. La missione è terminata in una piccola valle, con i Ranger bersaglio di una IED, ovvero improvised exploding device, una bomba improvvisata, fatta detonare via cellulare un secondo prima di fare irruzione in una capanna.

A demo terminata, Greg ci ha detto che immediatamente dopo avremmo visto il malconcio gruppo fronteggiare il massiccio contrattacco talebano, e solo grazie ad un provvidenziale Apache (da noi pilotabile), i sei sarebbero potuti rientrare sani e salvi alla base. L'altra faccia della medaglia, i Seal, richiede invece un approccio più silenzioso agli obiettivi. La missione mostrata, largamente incompleta, essendo una build vecchia di due mesi, ha rivelato meccaniche "stealth" del tutto assimilabili ad esempio a quelle viste nella celebre scampagnata attraverso Prypiat del primo Modern Warfare, ovvero l'infiltrazione del territorio nemico e l'uccisione silenziosa dei nemici, il tutto con un tono decisamente più aggressivo e violento rispetto ai Rangers. La missione si è svolta di notte, con il gruppo vestito come i locali con tanto di ciabatte, barba lunga, kurta, ovvero l'informe lungo camicione alle ginocchia e il tradizionale pawkul, il cappello di lana schiacciato. Dei perfetti talebani insomma! Dopo aver ripulito un piccolo villaggio, il punto nodale della missione è stato il segnalare alla cannoniera volante C-130 in volo il passaggio di un convoglio nemico, attivando un segnalatore infrarosso lasciato su uno dei mezzi il giorno precedente. Fuochi d'artificio, missione terminata.

La bellezza delle montagne

Le due missioni, più che per le meccaniche di gioco viste, che grosso modo si sono rivelate per quello che tutti si aspettavano, hanno colpito per la messa in scena, per l'atmosfera generale insomma. E' impossibile fare una disamina tecnica della parte con i Seal, visto che era ancora largamente incompleta (l'avanzamento era relativo al 60% del totale), con pochi effetti, voci posticce e texture non definitive, mentre quella dei Rangers si è mostrata pressoché finita e pronta per l'uscita del prossimo ottobre. Ha sicuramente impressionato la pulizia generale delle immagini e l'alto dettaglio delle texture, che hanno restituito i modelli, le montagne e i polverosi villaggi dell'Afghanistan del nord in modo credibile e realistico. La cosa che più ha stupito i presenti è stata la bontà dell'audio, il continuo e incessante parlare dei soldati via radio e la stupefacente riproduzione del suono delle armi, che, a seconda del tipo, della posizione, della durata della raffica e via dicendo cambiava restituendo sordi scoppi o lunghissime eco favorite dalle strette gole delle montagne. Decisamente di grande impatto gli effetti speciali, come il ricorrente uso all'HDR o quelli particellari come nel già citato bombardamento della postazione antiaerea che per diversi secondi ha riempito la scena di detriti e una pesantissima cortina di polvere marrone che ci ha letteralmente accecato.

Lotta al terrore

Sul versante della distruttibilità dell'ambiente il ben utilizzato Unreal Engine 3 non può ovviamente competere con il Frostbyte di Dice (utilizzato per il multiplayer), ma tutto quello implementato dagli sviluppatori come staccionate, casse, piccoli muretti di terra e malandate imposte di legno, si è sbriciolato sotto i colpi sparati. Come da copione insomma, un tanto e nulla di più. Questo nuovo incontro con la parte single player di Medal of Honor è stato sicuramente positivo. Non potendo provare il gioco, e con molti argomenti caldi ancora segreti, possiamo solo soffermarci ad un commento alle promesse degli sviluppatori, che per quanto si è visto, rispettano quella voglia di fedeltà e verosimiglianza storica ricercata in ogni singolo frame mandato a video. Speriamo di testare al più presto il gioco, anche per capire meglio come funziona la scansione degli eventi, il rapporto tra le azioni dei due gruppi e soprattutto l'evolversi del gameplay lungo il corso del gioco, croce e delizia di questo inflazionato genere.

CERTEZZE

  • Le due campagne sembrano offrire approcci diversi all'azione
  • La fedeltà storica è un plus davvero da non sottovalutare
  • Tecnicamente ben fatto

DUBBI

  • La linearità e lo scripting sono tutte da verificare