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Dietro le linee nemiche

Abbiamo visto il prossimo Call of Duty: Black Ops, un viaggio nel mondo delle operazioni speciali al tempo della Guerra Fredda

Aggiornamento dall'E3 2010

A porte chiuse, nel piccolo stand Activision Blizzard dedicato alla corposa line up del publisher, abbiamo potuto assistere alla medesima demo già visionata in passato da cui è tratta la seguente anteprima. Le impressioni sono rimaste le stesse: il lavoro fatto da Treyarch è senza ombra di dubbio all'altezza delle aspettative e decisamente in linea con quanto fatto in passato dallo sviluppatore storico della serie, quella Infinity Ward che attualmente non sta navigando in buone acque, almeno in termini di azione single player. Le due missioni evidenziano con forza la ricerca di varietà in un gameplay che rischia altrimenti di risultare troppo ripetitivo rimanendo ancorato a uno stile di gioco ormai desueto sotto alcuni punti di vista. Se da un lato quindi continuiamo a trovare un'intelligenza artificiale piuttosto deficitaria che tende a rimanere ancorata alla sua posizione noncurante di essere allo scoperto o comunque facilmente aggirabile così come rimane sottilmente evidente la presenza di fenomeni di respawn per spingere il giocatore ad avanzare piuttosto che rimanere sulla difensiva, allo stesso tempo la serie Call of Duty è estremamente apprezzata proprio nel suo essere ben riconoscibile anche per questi aspetti. E Black Ops non si smentisce dosando alla perfezione situazioni sempre inedite e nuove, con un gameplay classico, oliato alla perfezione e che non riesce mai ad annoiare il giocatore. In conclusione una dimostrazione che ci ha lasciato con un sapore molto piacevole in bocca e speranzosi nei confronti di un capitolo che sembra essere all'altezza delle sue enormi aspettative.

Un fenomeno milionario

Il segreto di Call of Duty, del successo da milioni di copie ogni dodici mesi, deve probabilmente ritrovarsi in una sorta di rassicurazione percepita dai giocatori, la consapevolezza di andare in negozio e trovarsi tra le mani una certa quantità di elementi ben precisi, non qualitativamente uniformi ma portatori di certi canoni oramai fissati. Come fosse la dose annuale di svago in prima persona, come l'ennesima stagione di una serie televisiva, un libro con in copertina il nome di Tom Clancy, il cinepanettone.

Dietro le linee nemiche

Una fabbrica dei sequel che fino a ieri ha alternato capolavori a titoli di buon livello, che oggi deve ritrovare un equilibrio dopo le vicende che hanno coinvolto Infinity Ward, studio creatore della serie, ripartendo da Treyarch, incaricati a lungo di fare legna seguendo percorsi tracciati da altri ma quest'anno, finalmente, pronti a compiere il grande salto e provare ad abbandonare il ruolo di gregari, quello degli uomini di fatica. Per molti Call of Duty: Black Ops sarà solo l'ennesima iterazione di una serie di successo su cui oramai si fa affidamento come svago natalizio, per qualcuno potrebbe essere la possibilità di confermarsi ed emanciparsi dal ruolo di lavoranti, mentre per noi, che lo abbiamo visto nel corso di un evento tenutosi a Londra, è un titolo decisamente promettente e con diversi spunti d'interesse.

Ad alta quota

Marzo 1968, una frazione di quei monti Urali facenti parte dell'allora enorme Unione Sovietica. Nel cielo a oltre ventimila metri di altezza, abbastanza da vedere la curvatura terrestre e doversi bardare esattamente come gli astronauti, un Blackbird statunitense segue da terra una piccola task force delle forze speciali, indicandogli quando muoversi e come schivare le pattuglie sparse ovunque a protezione delle vicine infrastrutture e della fabbrica di armi obiettivo della missione.

Dietro le linee nemiche

Evitati i pericoli maggiori e oramai lontani dalla strada battuta, quelli che dall'alto sono sembrati fino a un attimo prima poco più che dei puntini luminosi devono improvvisamente cavarsela da soli, muoversi tra la fitta coltre di neve che ricopre un panorama reso movimentato da una timida vegetazione, qualche costruzione in cemento e soprattutto le pareti della montagna. Il fine ultimo della trasferta si trova qualche centinaio di metri più in basso, una distanza percorsa durante i minuti successivi muovendosi il più silenziosamente possibile e poi calandosi con la corda giù da una parete, giusto in tempo per eliminare un paio di guardie e proseguire fino in prossimità della struttura in cui irrompere. A questo punto le due possibilità, entrare mantenendo il grado di discrezione utilizzato fino a quel momento oppure dare fuoco alle polveri, sono ugualmente valide e supportate da un arsenale che spazia dai normali fucili e granate fino alla più esotica balestra, disponibile anche nella versione con le frecce esplosive; niente male per il 1968. Sfondata la porta e dopo un paio di nemici uccisi da un compagno guidato dal solito scripting altamente coreografico, i minuti successivi sono pura azione, con centinaia di bossoli lasciati per terra, una decina di persone accasciate al suolo e, a seguito di un colpo di RPG, una folle corse lungo il crinale della montagna, inseguiti da una valanga e poi pronti a lanciarsi nel vuoto come fosse una gara di base jumping.

Questo, in breve, il primo livello mostrato di Call of Duty: Black Ops. Non più di quindici minuti in tutto che però hanno dimostrato come Treyarch abbia intenzione di stimolare un continuo rilascio di adrenalina nelle vene dei giocatori, di immergere puntando sia sulla varietà, con il primo spezzone a bordo dell'aereo stealth e la possibilità, quando a terra, di muoversi più discretamente oppure ad armi spianate, sia sul miglior sfruttamento possibile del contesto storico. Le operazioni sotto copertura nel corso della Guerra Fredda sono infatti le protagoniste del gioco e questo da una parte concede non poco spazio all'immaginazione e dall'altro garantisce un background forte di documenti, suggestioni e negli ultimi anni anche qualche testimonianza, dopo che il livello di segretezza su quel periodo di tensioni tra le super potenze del tempo è stato abbassato.

L'ha detto lui

Treyarch è solita, come molti altri team di sviluppo, appoggiarsi a dei consulenti esterni, ex membri delle forze armate in grado di offrire il giusto livello di competenza. In questo caso si è optato per John Plaster: decorato durante il Vietnam, ha fatto parte dello Studies and Observations Group, un team misto delle forze speciali americane specializzato nelle operazioni non convenzionali. Plaster, oltre che titolare di una delle più qualificate scuole per cecchini al mondo, è autore di una serie di libri relativi tanto alle sue vicende quanto alla materia in genere.

Tutti per uno

Mark Lamia, l'uomo a capo dello studio di sviluppo, nel corso delle interviste di gruppo a seguito della presentazione non fa nulla per nascondere la sua eccitazione, sfrutta ogni domanda per sputare un fiume di parole che non fanno che esaltare la voglia di spiegare quanto Black Ops sia il progetto che da tempo volevano fare, quello per cui le oltre duecento persone che dirige sono state riunite al fine di renderlo quanto più vicino possibile alla perfezione.

Dietro le linee nemiche

Spiega che non sarà solo il 1968 ma ci si muoverà lungo un arco temporale più ampio, forse attraverso più decadi, specificando quanta attenzione abbiano posto nella creazione di una trama, al momento ancora piuttosto fumosa, che possa evocare il fascino delle vicende geo politiche di un periodo storico perfetto quando si parla di segretezza, macchinazioni e operazioni che in caso di fallimento non sarebbero mai state riconosciute ufficialmente. Il protagonista delle vicende sarà uno, tale agente CIA di nome Mason, anche se capiterà di vestire i panni di altri più o meno loschi figuri, così da comporre una campagna per il singolo giocatore che, a precisa domanda, è stata descritta come un'esperienza pensata per essere qualitativamente di altissimo livello prima che particolarmente longeva - sarà già un successo se arriverà alle 8 ore di gameplay a nostro parere. Il multiplayer, che su PC vedrà il ritorno dei server dedicati, è stato promesso più ricco che mai, con una cooperativa per quattro giocatori online e due in split screen su mappe e con modalità ancora non rivelate, a cui si aggiunge l'immancabile lato competitivo promesso come più ricco che mai di opzioni per personalizzare l'esperienza e dotato di una rinnovata attenzione agli aspetti sociali dell'esperienza.

L'altro Vietnam

A proposito di varietà, per dare un'idea di quanto diverse si presenteranno le missioni di Call of Duty: Black Ops, è stato mostrato un secondo spezzone di gioco, parecchio distante dal primo per ritmo e spirito. La finestra temporale viene in questo caso spostata avanti di alcuni mesi mentre il mappamondo fatto girare fino a raggiungere l'umido Vietnam e nello specifico la città di Hue City, un agglomerato di costruzioni in muratura timidamente posto al centro di una sterminata foresta.

Dietro le linee nemiche

Il contesto, con la guerra in corso e la città sotto assalto, ha imposto alle forze speciali di far intervenire lo stesso gruppetto di soldati scelti comandati nella missione precedente, con il compito di recuperare dei documenti sensibili conservati all'interno del MACV, il centro operativo statunitense per le forze armate in Vietnam. La corsa all'interno dell'edificio non lascia spazio a nessuna strategia, è una continua sparatoria senza pausa, con l'esponente di Treyarch impegnato a condurre la demo, abile nell'utilizzo di un fucile a pompa armato con proiettili incendiari e nel frattempo aiutato da un elicottero in grado, da fuori, di eliminare gli ultimi scampoli di resistenza prima di far scendere i rinforzi e quindi coprire la fuga, immediata dopo il recupero dei documenti. I passaggi successivi, tra le vie della città, si svolgono in un ambiente vagamente meno angusto ma sotto una potenza di fuoco che non lascia comunque il tempo di rilassarsi, occupati nell'eliminare i nemici per strada e indicare all'elicottero con un sistema di puntamento laser quali edifici colpire per distruggere le postazioni fisse e far fuori i cecchini.

Dietro le linee nemiche

Motion Capture di nuova generazione

Nel corso dello sviluppo del gioco è stato utilizzato un nuovo sistema di motion capture in grado non solo di registrare i movimenti del corpo, ma anche le espressioni facciali e la voce, tutto simultaneamente. Si è così ridotto il numero di passaggi richiesto per la recitazione virtuale, aumentando la fluidità e il realismo delle scene.

Pem, pum, pam

La voglia di inserire quante più situazioni diverse possibili non ha ovviamente inficiato la struttura tradizionale di CoD: molte scene sono altamente scriptate ma verrà comunque svolto un lavoro sull'intelligenza artificiale, probabilmente concentrato sulle routine utilizzate durante gli scontri, mentre la fluidità tipica della serie è già presente a sei mesi dall'uscita così come lo sono gli ambienti unidirezionali al cui interno, però, è possibile muoversi con una discreta libertà. Graficamente il lavoro è sembrato ottimo e, a parte le già citate sessanta immagini al secondo, a fare bella mostra di sé sono stati i moltissimi oggetti stipati negli interni e pronti a saltare per aria durante le sparatorie, davvero impressionanti per ritmo e forza.

Dietro le linee nemiche

Bello il lavoro sulle ambientazioni - in particolare è stato suggestivo il panorama offerto dagli Urali - e le luci, anche se qualche ritocco alle esplosioni è ancora necessario. Le armi godono della solita precisione e più in generale tutta l'attrezzatura militare comprese le tute dei piloti del Blackbird e l'interno stesso dell'aereo, sono apparse molto credibili.
Purtroppo nessuna prova diretta è stata concessa e alcuni ulteriori livelli, oltre ai dettagli sul multiplayer, non verranno svelati prima della prossima E3 di Los Angeles, da cui ovviamente torneremo a parlarne. Per il momento l'impressione è stata più che positiva e Treyarch sembra aver sfruttato al meglio la possibilità di lasciarsi alle spalle il secondo conflitto mondiale. Call of Duty: Black Ops raggiungerà i negozi il prossimo 11 novembre, restate sintonizzati per i prossimi aggiornamenti.

CERTEZZE

  • Il mondo delle forze speciali americane è ricco di spunti e forte di una buona letteratura
  • Impegno a garantire la maggior varietà e quindi il miglior coinvolgimento possibile
  • Armi e situazioni inedite
  • Graficamente è già sembrato in uno stato più che avanzato

DUBBI

  • Grande curiosità per le novità sul fronte multiplayer
  • Lo scripting, al solito, andrà usato con cura e senza scordarsi l'intelligenza artificiale