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Nato per uccidere

A mollo nell'umida giungla vietnamita con Call of Duty: Black Ops di Treyarch.

ANTEPRIMA di Matteo Santicchia   —   19/08/2010

Il nostro nuovo incontro con Call of Duty: Black Ops ci ha permesso di vedere su Xbox 360, due missioni di cui una totalmente inedita. Tutti siamo a conoscenza della collocazione temporale del gioco, a cavallo tra la fine degli anni 60 e gli anni 80, quanto visto oggi quindi ci porta indietro negli anni ai tempi della guerra fredda, nel 1968 per la precisione e in special modo nelle umide foreste del Vietnam, un teatro di guerra che conosciamo a menadito grazie ai molti film realizzati con intenti più o meno propagandistici da Hollywood. La prima missione, piuttosto lunga e corposa, ci ha dato un buon assaggio della varietà delle situazioni che incontreremo nel gioco.

Nato per uccidere

Si è iniziato con il nostro gruppo di Forze Speciali Cia sopravvissute allo schianto dell'elicottero sul quale erano in volo, che si trova pericolosamente sul punto di andare a fondo nel fiume che ha mitigato lo schianto. Nemmeno il tempo di fare un bel respiro per cercare di guadagnare la riva che una pattuglia di Viet Cong giunta sul posto ha iniziato a crivellare il relitto. Nuotando sotto il pelo dell'acqua il protagonista Mason è sgusciato fin sotto l'imbarcazione di uno dei nemici, e con un balzo felino è riuscito a salire a bordo, disarmare un soldato, usarlo come scudo umano per poi svuotare il suo Kalashnikov contro la piccola barca di altri Viet Cong di fronte. Chiudendo infine la sparatoria, per deliziare la platea giunta sino a Colonia, con una sorta di primo piano in ralenty dell'ultimo proiettile sparato, dal fucile sino alla fronte dell'unico soldato rimasto in piedi. Il tutto nel giro di pochi, frenetici secondi.

Basso profilo...per ora!

Presumibilmente rimanendo in zona, abbiamo assistito all'assalto ad un villaggio sul fiume alla ricerca del generale russo Kravchenko, facendo ricorso ad un approccio stealth, ovvero basso profilo e coltellaccio lungo 30 cm per uccidere in silenzio tranciando di netto la giugulare dei Viet Cong assopiti o semplicemente distratti. Divisa la squadra in due gruppi e dopo aver piazzato e fatto detonare un paio di blocchi di esplosivo, anche sott'acqua, alla base delle palafitte nemiche, è iniziata la battaglia vera e propria in pieno stile Call of Duty, facendo ricorso a tutto l'arsenale in dotazione, ovvero M-16 con ottica, granate e fucile da cecchino. Questa parte, tutta l'opposto della precedente inserzione silenziosa, ci ha sbattuto in faccia il vero marchio di fabbrica della serie, e cioè ritmo veloce e frenetico e un gusto esagerato per i botti e le esplosioni, il tutto sapientamente coreografato da uno scripting che come da tradizione non accetta colpi di testa tattici del giocatore, ma che è capace di farci immergere in una credibile cacofonia di scoppi, tonfi sordi, ordini urlati a squarciagola e più in generale tutto quello che ci si aspetta quando le pallottole iniziano a fischiare, magnificato inoltre da un sapiente lavoro di campionamento. E'partita quindi una corsa a per di fiato verso la sponda più lontana del fiume, con i Viet Cong posizionati in ogni anfratto utile del villaggio e che si è arenata quando Mason si è trovato di fronte una postazione contraerea da eliminare per fare arrivare la cavalleria dell'aria sana e salva sul posto.

Qui come in nel vecchio Commando con Arnold Schwarzenegger il protagonista ha tirato fuori dal cilindro un lanciarazzi a quattro canne Flash, che ha avuto subito la meglio dei difensori armati di RPG. Nemmeno il tempo di riposare un secondo insieme alla fanteria scaricata dagli elicotteri che l'azione si è spostata verso la parte sulla collina del villaggio, con i combattimenti in salita in un corridoio mortale fatto di numerose baracche piene zeppe di sodalti armati fino ai denti. Giunti al culmine della corsa, abbiamo assistito una delle esperienze più classiche di qualunque tour del Vietnam cinematografico o videoludico che sia, una bella gita nel buio di un tunnel, con l'oscurità rischiarata da una semplice torcia. Grazie all'aiuto di Reznov, il russo già visto in World at War, Mason è riemerso sano e salvo dai cunicoli invasi dai topi, non prima però di aver steso un paio di nemici pronti a colpirlo alle spalle sfruttando le ombre e il buio degli stretti budelli.

Una valle in fiamme

La seconda missione situata più avanti rispetto a quella vista precedentemente, ha visto Mason a bordo di un elicottero da attacco Hind, una "licenza poetica" di Treyarch, visto che ci sarebbe voluto qualche anno in più per vederlo schierato in combattimento, ma che ci ha dato la possibilità di mettere a ferro e fuoco intere vallate, distruggendo ponti, villaggi, postazioni fortificate e colonne corazzate, a colpi di cannone e razzi e di abbattere in singolar tenzone altri elicotteri giunti sul posto per sbarrarci la strada. La software house americana in questo caso non si è limitata a metterci su un binario, come in un tiro al bersaglio, ma ci permette anche di pilotare e sparare contemporaneamente, e ciò è sembrato essere piuttosto complicato a giudicare dalla quantità di proiettili, razzi, e missili che ci vengono sparati addosso. A ribadire poi l'ampia interattività della scena sarà possibile anche distruggere i SAM in volo, usando ovviamente il nostro cannone anteriore. Tecnicamente parlando Call of Duty: Black Ops segna un buon passo avanti rispetto a Modern Warfare 2, sia in termini di pulizia e dettaglio che di costruzione poligonale, ma quello che è sembrato davvero ben fatto è la recitazione degli attori, tanto nel doppiaggio, rigorosamente in americano per questa demo, quanto soprattutto per espressività e movenze. Su tutto spicca però la solita attenzione alla messa in scena, che sa variare con equilibrio momenti silenziosi, stealth a quelli davvero pirotecnici e frenetici. Ovviamente questo piccolo assaggio non può, sino ad una prova più lunga e approfondita, essere la conferma finale di una maggiore varietà di tutto il gameplay, ma per quanto visto, l'alternanza all'interno di una stessa missione di situazioni e scenari piuttosto diversi potrebbe essere l'indizio pesante di una generale diversificazione di quanto ci aspetterà il prossimo 12 novembre.

Nato per uccidere

CERTEZZE

  • Varietà delle missioni
  • Tecnicamente davvero ben fatto
  • Recitazione dei protagonisti

DUBBI

  • Lo scripting è ovviamente presente, quanto è tutto da verificare