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Arrivano i colonial marines

Dopo cinque anni dall'inizio dei lavori e un processo di sviluppo tumultuoso, abbiamo potuto vedere in azione Aliens: Colonial Marines

ANTEPRIMA di Umberto Moioli   —   08/06/2011

Versione mostrata: Xbox 360

Borderlands nel 2009 ha cambiato tutto, è un fatto innegabile. Prima dell'uscita lo sviluppatore, Gearbox Software, versava in acque tutt'altro che serene uscendo da anni di ridimensionamento e tagli al personale. Il successo dell'atipico sparatutto in prima persona, però, ha diametralmente modificato sia le condizioni in cui versavano le casse societarie, sia la posizione dell'azienda fondata da Randy Pitchford agli occhi dei publisher. E proprio una rinnovata, generale fiducia gli ha permesso di intraprendere una direzione piuttosto atipica: anziché lanciarsi in un seguito di Borderlands, di cui al momento nulla è dato sapere, c'è stata l'acquisizione del marchio Duke Nukem con la conseguente presa carico della conclusione di Forever, e poi la testarda prosecuzione di Aliens: Colonial Marines, oramai in lavorazione dal lontanissimo 2006.

Arrivano i colonial marines

Il progetto, pubblicato da SEGA che detiene i diritti da 20th Century Fox, è stato al centro di ritardi, cambi di design e la sensazione, in un paio di occasioni, che non si sarebbe mai davvero messa la parola fine a questa epopea. E invece eccoci all'E3 2011, proprio in compagnia di Randy Pitchford, all'interno di una stanzetta allestita a tema, accompagnati per mano in una demo di circa dieci minuti; un assaggio che non può certo risolvere tutte le nostre curiosità ma basta a farci tornare a sperare.

Recupero e salvataggio? No, sopravvivenza

In termini di background narrativo, la storia raccontata in Aliens: Colonial Marines si svolge dopo il terzo film della serie inaugurata da Ridley Scott: il giocatore e un massimo di tre amici faranno parte di un team di colonial marine mandati a indagare la U.S.S. Sulaco alla ricerca di Ellen Ripley e del resto dell'equipaggio. Quando le cose diventeranno improvvisamente più convulse e la nave, invasa dagli Alien, finirà per schiantarsi sulla superficie di un pianeta lasciandoci alla mercé delle dentatissime bestie, non resterà che armarsi e cercare di portare a casa la pelle. In fase di presentazione è stato chiarito come la fonte d'ispirazione per ricreare l'atmosfera della serie cinematografica non sia stato il terzo capitolo, più vicino al primo come ritmo, ma piuttosto il secondo con i suoi scontri su scala più vasta, più frenetici e "aperti". La visione di Gearbox Software non prevede insomma di riportare in vita l'anima più d'atmosfera della serie, quanto piuttosto la sua faccia frenetica e drammatica: non abbiamo osservato una singola scena, tanto per citare l'esempio più evidente di questa filosofia, senza che qualche marine controllato dall'intelligenza artificiale non fosse dilaniato, decapitato o fatto a pezzi da un nemico.

Arrivano i colonial marines

Questi erano, nella demo, i normali Alien conosciuti sin dal primo film e la Regina di Aliens, però il gioco dovrebbe presentarne altri in grado di variare le strategie imposte ai giocatori. Oltre all'ambientazione e alla forza del franchise, infatti, l'elemento che distingue Aliens: Colonial Marines da molti altri sparatutto in prima persona è l'attenzione alla componente tattica degli scontri, con i giocatori che dovranno muoversi all'unisono per sopravvivere all'intelligenza artificiale, impegnata a far spawnare i nemici in modo dinamico dai controsoffitti così come dalle tubature, sfruttando qualche angolo buio o non coperto per mettere in difficoltà il gruppo. Insomma giocare da soli sarà possibile ma l'esperienza è plasmata sulle esigenze del gioco di gruppo, tanto che lo scorcio di gameplay visto presentava anche alcuni gadget interessanti in quest'ottica, come le classiche torrette posizionabili a piacimento nei punti che si ritengono strategicamente migliori.

Senza sosta

La demo, dopo lo schianto sul pianeta e la scoperta della presenza degli Alien sulla nave, accelerava il ritmo per poi non rallentare praticamente più fino al termine della sequenza. Passaggi tra i rottami della nave si alternavano ad altri all'esterno e proprio questa duplice natura delle ambientazioni è stata garantita come sempre presente, utile per mettere in scena una varietà di differenti situazioni. Ai momenti di fuga, inseguiti dalla gigantesca Regina, la dimostrazione ne alternava altri in ambienti più piccoli e angusti, come dei corridoi, oppure articolati come i saloni della U.S.S. Sulaco.

Arrivano i colonial marines

Molto interessante l'uso delle luci montate sulle armi, fondamentali per vedere nel buio quando non è possibile usare il radar attaccato al fucile e considerando che l'interfaccia non presenta alcuna mini mappa o indicatore di posizione degli avversari. Bella, infine, la sequenza finale con un assalto che coinvolgeva i giocatori, diversi altri marine controllati dall'intelligenza artificiale e una decina di Alien che, muovendosi su tutte le pareti, rendevano il magazzino teatro della scena un luogo in cui era impossibile sentirsi al sicuro. Per diversi aspetti positivi, ce ne sono altri che lasciano ancora un po' perplessi. Tecnicamente, prima di tutto, il gioco sente il peso degli anni e del lunghissimo ciclo di sviluppo, con superfici, modelli ed effetti non di ultimissima generazione. Il gameplay stesso, per quanto capace di usare in modo apparentemente sensato la licenza, non brilla per originalità e dovrà mettere sul piatto qualche idea in più per distinguersi davvero. Insomma tanti elementi sia positivi che negativi che andranno messi sul piatto al momento dell'uscita, la prossima primavera 2012. Per il momento la notizia - buona - è che Aliens: Colonial Marines è vivo e vegeto, pronto a mordere.

CERTEZZE

  • Il gioco è vivo e vegeto, la prima buona notizia
  • Sembra sfruttare in modo interessante la licenza
  • Coop a quattro giocatori

DUBBI

  • Tecnicamente un po' vecchio
  • Non ci sono grandi spunti di originalità