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La guerra dei chip

Abbiamo provato nuovamente l'atteso reboot di Syndicate, approfondendo la modalità cooperativa

PROVATO di Umberto Moioli   —   01/02/2012

Versione testata: Xbox 360

La guerra dei chip

C'è una fetta d'utenti, là fuori, a cui questo Syndicate sviluppato da Starbreeze Studios non andrà mai davvero bene. La distanza dall'originale è abissale, sia in termini temporali che di genere d'appartenenza, e tanti non vedranno che l'utilizzo di questo glorioso marchio come una mera opportunità di insinuarsi nella mente di giocatori vecchi e nuovi, facendo tornare in auge un ricordo che, diretto o riportato da altri, è leggendario.

La guerra dei chip

Non spetta a noi decidere sull'opportunità o meno di solleticare certe suggestioni - in fondo uno strategico in 2D con visuale top-down del 1993, o lo si riprende per stravolgerlo oppure spesso lo si lascia dov'è - ma il nome dell'attuale sviluppatore svedese deve obbligatoriamente instillare un po' di fiducia: disastrosi nei tentativi di creare nuove proprietà intellettuali, i ragazzi di Starbreeze si sono imposti come uno dei migliori gruppi impegnati nella rielaborazione di proprietà intellettuali preesistenti. Riddick e The Darkness possono testimoniarlo. Nei mesi scorsi avevamo già introdotto l'avventura per giocatore singolo e, brevemente, la cooperativa, entrambe ambientate in un 2069 dominato dalle corporazioni, un'epoca in cui l'alta tecnologia raggiunta vuol dire innesti cerebrali e concorrenza spietata per rubare gli altrui segreti. Di recente, volati a Londra per scoprire le uscite pubblicate da Electronic Arts tra febbraio e marzo, abbiamo messo nuovamente le mani sulla componente multiplayer del gioco, attraverso qualche nuovo livello e scoprendo inediti dettagli sul sistema di progressione.

Un ricordo per quattro

Chiediamo a Jeff Gamon, executive producer di Syndicate, di introdurci gli obiettivi delle singole mappe e il meta game della modalità cooperativa, ma più che alla nostra domanda, che avrà risposta di lì a poco, gli interessa spiegarci cosa questa rappresenta per lo sviluppatore. Pare infatti che in oltre tre anni di lavoro, cancellazioni, ripensamenti e prototipi più o meno riusciti, la modalità per quattro giocatori voglia infine spiccare come qualcosa in più di un semplice contentino da poter segnalare sul retro del packshot: il quartetto di agenti impegnati a uccidere importanti esponenti della concorrenza, a recuperare segreti industriali e simili operazioni di infiltrazione, sono un omaggio all'originale di Bullfrog Productions. Come si declina questo tributo? Nove mappe da ripulire dagli avversari, terminali in cui infiltrarsi e soprattutto la necessità stringente di collaborare per restare in vita. Ci saranno tre difficoltà e, portato a termine ciascun livello, si conteranno i punti esperienza e gli altri bonus raggranellati a seconda della prestazione: progredendo si otterranno nuovi chip, utili a potenziare il proprio personaggio rendendolo più potente, rapido, resistente e così via, ma si sbloccheranno anche armi e potenziamenti per le stesse, oltre che dodici breaching app.

La guerra dei chip

Queste, selezionabili attraverso il d-pad, offrono una scelta estesa delle abilità viste anche in single player: con Breach si interagisce con computer e personaggi a seconda del contesto mentre Squad Heal cura tutti i compagni di squadra, EMP disattiva mimetiche ottiche e torrette, E-Drain aumenta i danni facendoci al contempo ricaricare un po' di energia vitale e via dicendo. A seconda della mappa e degli obiettivi, si è liberi di decidere quali armi portare e app avere disponibili, così da crearsi quelle che nella sostanza sono classi personalizzate. Non mancano neppure extra come le sfide da completare per avere esperienza bonus e la possibilità di fondare clan con un proprio nome e logo. Non si è lesinato insomma sulle opzioni, e l'obiettivo di Starbreeze Studios è chiaramente quello di invitare a giocare ancora e ancora le missioni, che in effetti presentano un livello di difficoltà molto elevato già sperimentandole a Normale. Ciò che bisognerà vedere è se tanta ambizione e una struttura così articolata, saranno supportate da un'altrettanto valida resa in game.

Il passo di Starbreeze

Le tre mappe che abbiamo giocato in compagnia di altrettanti colleghi erano ambientate tra complessi industriali occidentali e strette vie di una metropoli cinese, tra i sotterranei di una metropolitana e alcuni impianti hi-tech. Insomma non sappiamo cosa offriranno nel loro insieme tutte e nove le sfide cooperative - più quelle eventualmente rilasciate come DLC - ma in termini di varietà e level design promettono discretamente bene.

La guerra dei chip

Gli obiettivi in sé li abbiamo trovati molto più standard e, se lo scopo finale spesso variava, per gran parte del tempo non ci è stato chiesto nulla di diverso dal semplice uccidere uno dopo l'altro le decine di avversari lanciati contro di noi. La necessità di cooperare veniva rimarcata, più che dall'abbattimento dei comuni soldati, dagli incontri con piccoli boss o altre situazioni inusuali: per sconfiggere un gigante ultra corazzato e dotato di mini gun, ad esempio, l'unica strategia era distrarlo mentre qualcuno si avvicinava abbastanza da aggirarne le difese computerizzate, rendendolo vulnerabile per un certo lasso di tempo. E una simile operazione è stata necessaria per distruggere delle torrette volanti. Per certe meccaniche ben studiate, altre ci hanno per ora convinto meno: la partita termina quando tutti e quattro i componenti della squadra sono stati debilitati, così da lasciare anche all'ultimo una chance di salvare i compagni e rimettere in piedi le sorti dell'incontro. Il problema è che, non essendo i nemici sempre incalzanti, si creano lunghi tempi morti nei quali chi è debilitato può solo caracollare lentamente - e con un'animazione un po' ridicola - verso un punto sicuro, mentre chi ancora si muove con agilità tende a nascondersi perché troppo debole da solo. Dobbiamo comunque dire che, giocando e comunicando maggiormente, confidiamo si possa trovare maggior sintonia e soprattutto le abilità sbloccate aiutino a dare una varietà di possibili tattiche per affrontare le stesse situazioni. A sorreggere tutto ritroviamo la solita tecnologia alle spalle dei lavori dello sviluppatore svedese.

La guerra dei chip

Il risultato è quindi quel mix di grande pulizia dell'immagine e ottimi effetti di luce dovuti all'uso del software Beast. È un look riconoscibile che non fa della quantità di poligoni il suo punto forte e probabilmente non stupisce come altri riescono a fare, però il risultato è solido, piacevole. Come sempre è anche particolare il feeling restituito dallo shooting in sé: la telecamera si muove assecondando i movimenti del personaggio, non fluttua come capita solitamente negli FPS, e ciò rende le operazioni di mira più difficili ma in ultima analisi appaganti, anche se appena preso in mano il pad è necessario lavorare parecchio sulla sensibilità e l'accelerazione dei movimenti sugli assi. Ben fatto anche il sistema di coperture contestuale, simile a quello di Brink, che sporge braccia e fucile oltre i ripari quando vi si è nascosti dietro. Nel complesso restiamo più ingolositi dalla prospettiva di giocare la campagna single player, da sempre il punto forte di Starbreeze Studios, rispetto alla cooperativa, che però potrebbe rappresentare un buon extra una volta sistemati alcuni aspetti più spigolosi. Syndicate è in uscita per PC, PlayStation 3 e Xbox 360 il 24 febbraio prossimo.

CERTEZZE

  • La firma di Starbreeze
  • Single player ben scritto, cooperativa longeva

DUBBI

  • In coop alcune meccaniche non funzionano ancora a dovere
  • Longevità dell'offerta