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A Year Of Rain, il provato

Abbiamo messo le mani sulla versione ad Accesso Anticipato del nuovo RTS di Daedalic, A Year Of Rain

PROVATO di Luca Olivato   —   14/11/2019

I ragazzi di Daedalic vanno sempre contro corrente: dopo essere stati tra i primi, a cavallo tra gli ultimi due decenni, a rivitalizzare il genere delle avventure grafiche con la serie di Deponia, si sono scoperti deungeon master (non proprio impeccabili, per la verità...) con lo spin-off di Dark Eye, Blackguards e relativo seguito. Oggi ci riprovano esplorando il territorio degli strategici in tempo reale, talmente desolato che gli appassionati devono aggrapparsi alla versione rimasterizzata di un classico intramontabile come StarCraft o correre ai ripari con qualche produzione indipendente (stiamo volutamente ignorando la serie Total War che fa storia sé). Abbiamo quindi salutato con speranza questo A Year Of Rain che sembrava promettere bene sin dal titolo; purtroppo però, da quanto abbiamo potuto constatare dalla versione Early Access su Steam, la strada da fare per prendere il posto degli illustri predecessori è ancora molta.

Storia che non prende

La storia non nasce sotto i migliori auspici: il prologo informa, chi non se ne fosse accorto, che la guerra fa parte del DNA dell'essere umano. "Non può piovere per sempre" pensano il generale Jaidee Rupah e la fedele amica Killian Morningview, e decidono dunque di imbarcarsi per porre le basi per un mondo fatto di pace e serenità in uno scontro con i non morti. Gli sviluppatori hanno deciso che non fosse necessario aggiungere molti altri dettagli per l'innesto di questo canovaccio su cui hanno costruito la campagna in single player. E in multiplayer. Proprio così, uno dei temi di A Year Of Rain è il gioco in cooperativa, ferma restando la possibilità di fruire dell'intera offerta offline. Le missioni, infatti, possono essere affrontate lasciando libero uno "slot" e permettendo quindi a un'altra persona di entrare nella partita per contribuire al raggiungimento degli obiettivi. Purtroppo, nelle nostre prove non siamo stati in grado di essere aiutati nemmeno una volta, quindi le impressioni si basano su un'esperienza di tipo "tradizionale" che non ci ha colpito positivamente. I ritmi lenti e la ripetitività di certe azioni, aspetti spesso presenti nelle campagne degli RTS, in questo caso non vengono sostenuti né da una storia in grado di coinvolgere, quantomeno nelle prime battute, né dal carisma dei personaggi che, anche per scelte stilistiche, appaiono letteralmente tagliati con l'accetta.

A Year Of Rain 12

Un clone di WarCraft III

Nei suoi fondamentali A Year Of Rain ricalca fedelmente il padre spirituale WarCraft III (di cui attendiamo la versione Reforged): abbiamo tre razze in lotta tra loro (umani, non morti e una formata da animali antropomorfi) tra cui scegliere. La partita inizia avendo a disposizione una base, baluardo da difendere a tutti i costi, e qualche lavoratore da mandare a scavare in miniera o a spaccarsi la schiena nei boschi: sono infatti due le materie prime da raccogliere per poter costruire le altre classiche strutture (caserme, scuole di magia, armerie, stalle) che permettono di reclutare e potenziare unità d'attacco sempre più letali, anch'esse realizzate secondo la grande tradizione Blizzard. Troveremo quindi soldati, arcieri e maghi, ciascuno declinato a seconda della propria razza; non mancano nemmeno gli eroi, gli unici ad acquisire esperienza grazie alla quale migliorano le statistiche e le abilità attive. Quando vengono uccisi in battaglia rimangono in un limbo per un minuto prima di farvi ritorno. Unica e lieve differenza rispetto ai canoni è l'assenza delle unità abitative. La sezione multiplayer, a cui si passerà ben presto visto lo scarso mordente della trama, è ingiustificatamente striminzita. Siamo d'accordo nel voler mettere al centro del progetto la cooperazione, ma eliminare tout-court la classica modalità tutti contro tutti è onestamente inspiegabile. L'unica scelta è quella di affrontare delle partite in due contro due; per il futuro è prevista l'aggiunta della cosiddetta Against All Odds che dovrebbe permettere a due giocatori di fronteggiare le armate controllate dal computer. A livello di difficoltà normale la CPU riesce a difendersi ordinatamente e a realizzare una buona compagine militare che non mancherà di far visita al campo del giocatore, mentre impostando quella massima la faccenda si complica notevolmente. Al momento sono disponibili solo tre mappe, ma i designer hanno promesso di rimpolpare questa esile lista.

A Year Of Rain 05

Tecnica e tecnici

Tecnicamente, la grafica stilizzata adottata da Daedalic non ci ha per nulla convinto, visto che va ad eliminare diversi dettagli che invece avrebbero fatto bene alla cosmetica del gioco. Una penuria che si fa sentire soprattutto sugli scenari che, per quanto siano abbastanza variegati (comprendendo zone desertiche, ghiacciate e boschive) finiscono con l'assomigliarsi tutti tra loro. Non aiuta una gestione delle ombre davvero pressapochista e uno scarso utilizzo dei filtri: su tutti basti vedere come è stata realizzata l'acqua per capire che non è stata riposta quella cura che avrebbe giovato all'intera produzione. Ciononostante, nelle scene più affollate abbiamo assistito a rallentamenti fastidiosi. Il doppiaggio, in sola lingua inglese, è scolastico e rispecchia quello che sembra essere stato il budget destinato a questa produzione, ossia piuttosto contenuto. l gioco di Daedalic non è esente da difetti: il più importante riguarda senza dubbio il pathfinding e soprattutto la disposizione delle truppe attorno ai nemici. Sin dal semplicissimo prologo (in pratica un labirinto ricavato in una distesa desertica) si verificano alcune amnesie delle unità che a volte preferiscono fare il giro largo per arrivare al punto indicato. Ancor più evidente è apparsa la necessità di indirizzarle una ad una, data la loro attitudine a rimanere inerti nello subire le offensive o ad incastrarsi tra loro anziché accerchiare le unità nemiche. La scarsità di giocatori ci ha impedito di prendere parte a qualsiasi partita cooperativa durante la campagna, e questo è il problema principale per un titolo che vuole fare del multiplayer il suo cavallo di battaglia. Dall'altro lato ci sono parse poco equilibrate anche le schermaglie online, visto che se uno dei due giocatori viene sopraffatto, anche per l'altro compare la scritta game-over: di qui la necessità di far quasi da balia ai meno esperti.

Ci è parso che i lavori su A Year Of Rain siano ben lungi dall'essere completati: il titolo soffre di problemi gravi per uno strategico in tempo reale, che rendono scarsamente godibile l'esperienza di gioco. La struttura è collaudata, anche se la differenziazione tra le tre razze non ci è parsa sufficientemente approfondita. Lo stile grafico deve piacere, ma potrebbe essere ulteriormente curato.

CERTEZZE

  • Uno strategico vecchia scuola
  • Meccaniche collaudate
  • Partite in multiplayer divertenti (quando si trovano gli avversari)

DUBBI

  • Troppe poche modalità
  • La parte cooperativa, che dovrebbe essere il fulcro del gioco, non è ben implementata
  • Problemi di pathfinding e di gestione delle unità