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Alla scoperta di Monkey Island

Multiplayer.it ripercorre la storia di una tra le più spassose serie di avventure grafiche di tutti i tempi: Monkey Island. Chi di voi non si è divertito a tirare fuori dai guai il mitico pirata Guybrush Threepwood?

APPROFONDIMENTO di La Redazione   —   06/04/2004

Non è facile chiamarsi Guybrush Threepwood. La vita da pirata è molto dura.. E' tutta strada in salita e la fatica è proporzionale alla felicità nell'aver conquistato l'ultimo preziosissimo tesoro. Non ci sono certezze, è un continuo vagare. La pelle brucia sotto il sole dei Caraibi, anche quando un rigenerante bicchiere d'acqua fresca riesce a ricordare alle proprie aride labbra che c'è ancora energia per andare avanti. Si naviga per settimane intere avvolti da cangianti tonalità di blu. Davanti agli occhi solo sterminate distese di mare e cielo. Le stelle aiutano a seguire la giusta rotta nella notte, il coraggio dà la forza di mantenere i nervi saldi durante il giorno.

E' dura chiamarsi Guybrush Threepwood! Perchè non si è dei semplici pirati. Nei ricordi di ogni videogiocatore quel nome fa tornare indietro gli echi di periodi ormai lontani durante i quali le avventure grafiche spopolavano ed erano tra i generi più giocati. Ricordo ancora il mio primo incontro con quel goffo e simpatico pirata di nome Guybrush. Possedevo un Amiga 500, allora. Fu passione al primo incontro. The Secret of Monkey Island, primo titolo della serie, ebbe il merito di riuscire a mixare sapientemente tutto quanto le avventure grafiche erano state in grado di offrire sino a quel momento con un'ambientazione azzeccatissima, una perfetta caratterizzazione dei personaggi e, soprattutto, una storia avvincente da vivere tutta d'un fiato; dialoghi da morire dal ridere e puzzle mai eccessivamente frustranti.

Every legend has a beginning: The Secret of Monkey Island

Sono passati quasi 14 anni da quel lontano 1990. L'anno dei mondiali di calcio italiani, delle notte magiche. L'anno di Monkey Island. Lucasarts uscì dal cilindro un'avventura grafica capolavoro: The Secret of Monkey Island. Il gioco fu rilasciato su differenti piattaforme: Amiga, PC e Atari ST. Il personal computer di mamma Commodore offriva una grafica a 32 colori e un reparto sonoro di assoluto rispetto. Allora, il mondo videoludico si divideva tra Atari ST e Amiga 500 (con le solite diatribe vecchie quanto i videogiochi: "è meglio la macchina Atari, no è più performante l'Amiga..."). Con quest'ultima che ebbe particolare fortuna nella nostra penisola. Il PC, dal canto suo, non era assolutamente visto come macchina da gioco e l'arrivo di schede acceleratrici 3D o la massiccia diffusione di schede sonore era tutt'altro che vicina.
TSOMI fu un incredibile successo e Lucasarts non perse tempo. Anno nuovo, 1991, e nuova avventura per il pirata Threepwood. Arriva, quindi, LeChuck's Revenge. Il titolo del secondo capitolo della saga è un omaggio allo scheletrico e cattivissimo nemico del nostro caro Guybrush: LeChuck. Lucasarts riesce nel miracolo, il secondo capitolo è divertente almeno quanto il primo e cosa altrettanto apprezzabile, ancora più affascinante graficamente. Il colpo di scena è che la versione "migliore" sembra proprio quella PC. Gli utenti Amiga dovevano nuovamente accontentarsi di una veste grafica a 32 colori e, cosa ancora più odiosa, sorbirsi il continuo swap di dischetti. Chi aveva la possibilità di giocare su sistemi DOS si trastullava davanti a un monitor che poteva sfoggiare una scintillante grafica VGA a 256 colori e, soprattutto, potenza dell'Hard Disk, godeva di caricamenti istantanei e nessun pallosissimo cambio di dischi. LeChuck's Revenge fu la killer application che convinse molti ad acquistare un Personal Computer. In realtà, per quanto riguarda il sottoscritto, l'acquisto avvenne un bel po' di mesi dopo ma il giorno in cui vidi per la prima volta la versione PC di LR capì che la mia valorosissima Amiga 500 presto sarebbe finita in soffitta.
Dopo un uno-due così micidiale chi tra voi non conosce questa storia si starà aspettando che vi racconti che dopo pochi mesi fu rilasciato un terzo e magari anche un quarto seguito. Le cose, però, non andarono così. Dopo aver conquistato il cuore di migliaia di videogiocatori Lucasarts decise di lasciare da solo per i mar dei Caraibi il buon vecchio Guybrush Threepwood.
L'escursione solitaria durò ben sei anni. E' solo alla fine del 1997 che una nuova avventura della isola delle scimmie torna a fare capolino. Il terzo capitolo della serie si chiama The Curse of Monkey Island e venne rilasciato solo su sistemi Windows. Dall'ultimo capitolo ne era passata di acqua sotto i ponti. Era il periodo in cui il termine "multimediale" veniva strillato da tutti. I PC erano ormai diventati la principale piattaforma videoludica (insieme alle console) ed erano armati di tutto punto per offrire grafica 2D di altissima qualità e un accompagnamento sonoro degno della miglior orchestra. COMI non era solamente il terzo titolo a catapultare Guybrush al cospetto di esilaranti nuove avventure. Era anche un taglio netto con il passato. Con questo nuovo capitolo era sparita la famosissima interfaccia che aveva reso celebri i primi due capitoli per essere sostituita da una versione meno invasiva e probabilmente maggiormente al passo con i tempi. Era anche il primo capitolo a non contare tra i titoli di coda il nome di Ron Gilbert (chi è costui? Ne parleremo presto...). Tecnicamente il gioco era notevole. La grafica bidimensionale non sfigurava davanti ai più riusciti cartoon televisivi. Potenza del CD-Rom, ogni dialogo era parlato e tutto il gioco era ricchissimo di musiche piratesche, effetti sonori e quant'altro.
Passano tre anni e arriva il quarto episodio. Tre anni in campo informatico sono tanti ma in questo caso possono essere sintetizzati in due sole parole: Playstation e 3D. Sony con la sua console porta il settore dei videogame sempre più ad assumere le sembianze di un mercato di massa. Contemporaneamente la grafica tridimensionale diventa una piacevole moda. Con tali premesse cosa è possibile aspettarsi da Escape from Monkey Island? Semplice: un titolo multipiattaforma (PC e Plastation) che saluta il bidimensionale per strizzare l'occhio al 3D. Guybrush si presenta per la prima volta a 360 gradi. Paradossalmente l'aggiunta della dimensione in più rende meno particolareggiata e caratterizzata l'isola di Monkey Island. Lo sbarco nel mondo console, poi, porta ad una nuova evoluzione dell'interfaccia che abbandona definitivamente il mouse per un approccio che da il meglio di sè impugnando un joypad o, nella peggiore delle ipotesi, la vetusta tastiera. I nostalgici storcono il naso, gli amanti dei pirati meno schizzinosi tornano a divertirsi.

Alla scoperta di Monkey Island
Alla scoperta di Monkey Island

Every legend has a father

La storia di Monkey Island sembra facilmente divisibile in due parti. Prima e dopo il 1992. Perché questa data? E' in quell'anno che Robert Gilbert, papà di Monkey Island, abbandona Lucasarts per fondare Humongous Entertainment. La dipartita di uno dei principali fautori della nascita del famoso pirata lascia il segno. Mai sapremo se gli ultimi due capitoli della saga sarebbero stati gli stessi o avrebbero intrapreso una differente strada se Robert Gilbert fosse rimasto in prima fila sulla nave di comando. Il percorso del papà di Monkey Island è interessante tanto quanto quello di Guybrush Threepwood e non difficile scorgere similitudini tra questi due personaggi. Robert Gilbert è un visionario. E' riuscito a vedere il futuro delle avventate grafiche con la stessa abilità con la quale Guybrush è, alla fine, sempre riuscito a togliersi dai guai. E' a Mr. Gilbert che si deve una delle più spassose e divertenti avventure di sempre: Maniac Mansion. E' con questo titolo (convertito per un numero impressionante di piattaforme) che, alla fine degli anni '80, la maggior parte dei videogiocatori prendono confidenza con lo SCUMM. Sigla sibillina che sta per Script Creation Utility for Maniac Mansion. Si tratta dell'engine, sempre più affinato, che accompagnerà una gran quantità di avventure realizzate dalla Lucasarts. Chi di voi ha giocato a Indiana Jones and the Last Crusade o ai primi due Monkey Island sa di cosa sto parlando: Open, Close, Use... un click di mouse e il nostro personaggio effettuava meticolosamente il nostro volere. Ah, quanti ricordi!

Robert Gilbert è creativo e spirito solitario quanto Threepwood. Nel '92, all'apice del successo, decide di abbandonare Lucasarts per iniziare una nuova avventura: nasce la Humongous Entertainment con la quale si dedica allo sviluppo di avventure per bambini. Il papà dello SCUMM sembra aver voglia di dare libero sfogo alla propria creatività senza dover dare importanza alle rigide scadenze dell'industria dei videogame per adulti. Come Guybrush, però, è sempre latente dentro di sè la sete di grande avventura, la voglia di regalare forti emozioni. Così nel 1997, lo stesso anno in cui il mondo scoprirà The Curse of Monkey Island, viene rilasciato dalla Cavedog Entertainment (software house fondata dallo stesso Gilbert) Total Annihilation, RTS acclamato da critica e giocatori. A questo punto ogni fan di avventure grafiche che si rispetti attendeva da un momento all'altro che Mr. Gilbert rilasciasse la versione definitiva di una nuovissima adventure dai toni adulti. Ma non è andata così. Con lo stesso coraggio che contraddistingueva il suo Guybrush Threepwood, Gilbert nel 2001 decide di cominciare nuovamente da zero. Ora è a capo della sua Hulabee Entertainment. Di cosa si occupa? Ma di creare avventure grafiche per famiglie e bambine, ovvio!

Has every legend an end?

Come si diceva all'inizio dell'articolo non è facile chiamarsi Guybrush Threepwood. Soprattutto quando lo sparire tra i ricordi di un personaggio tanto riuscito coincide con l'affievolirsi di popolarità di uno dei generi di videogame più popolari in passato: le avventure grafiche.
Negli ultimi due anni la tenue fiammella si è prima ravvivata e poi di nuovo riaffievolita con l'annuncio e la successiva cancellazione dei seguiti di altre due grandi avventure del passato: Sam & Max e Full Throttle. In questo momento all'orizzonte non si intravedono molte alternative per la nostra voglia di avventura, anche se nutriamo una lieve speranza che LucasArts dopo aver cancellatto le due avventure di cui sopra, possa decidere di tornare ad animare il corpo e lo spirito del pirata più divertente di tutti i tempi.

Tutte le copertine

In ordine, dall'alto verso il basso: Il Segreto di Monkey Island (1990), LeChuck's Revenge (1991), The Curse of Monkey Island (1997), Escape from Monkey Island PS2 (2000), Escape From Monkey Island PC (2000) 5 1 2 4 3