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Battlefield 2: la guerra, per davvero

Electronic Arts sta per sfoggiare uno dei migliori simulatori di guerra online, dai tempi di Battlefield 1942.

ANTEPRIMA di David Falzarano   —   23/06/2005
Battlefield 2: la guerra, per davvero
Battlefield 2: la guerra, per davvero
Battlefield 2: la guerra, per davvero

Una volta lasciati alle spalle menu e settaggi catapultandosi nell’azione vera e propria ci si rende immediatamente conto che lo spirito di Battlefield è lo stesso che ha sempre contraddistinto il franchise: BF2 è un gioco che pur facendosi notare per alcuni timidi elementi strategici e verosimili riproduzioni di armamenti, scenari e veicoli, ha poche velleità simulative e fa ancora dell’immediatezza una delle sue caratteristiche principali. Lungi da me dipingere BFD come un arcade sfrenato alla Serious Sam, intendiamoci, ma piuttosto come un gioco che scende a compromessi per evitare i livelli di frustrazione che possono assalire il giocatore medio in titoli più simulativi, come ad esempio Operation Flashpoint, dove può bastare un singolo proiettile per lasciarci le penne e per uccidere un nemico non è necessario scaricargli addosso mezzo caricatore di mitraglietta.

La nuova meccanica per la gestione delle squadre è sicuramente un bel salto in avanti rispetto al passato. Prima dell’inizio di ogni round c’è la possibilità di unirsi ad una squadra già esistente o formarne una propria (all’interno della stessa coalizione, naturalmente) e proporsi come capo, chiamando tutti i giocatori presenti a votare democraticamente per l’elezione. Essere membri di una squadra porta vantaggi sotto ogni punto di vista, soprattutto da quello della coordinazione degli attacchi e della difesa.
Il capo squadra eletto è quello che più di ogni altro soldato deve organizzare l’aspetto strategico dell’azione militare, comandando sia i giocatori umani che le forze controllate dal computer, e per far questo BF2 mette a disposizione una particolare interfaccia dalla quale è possibile distribuire munizioni, medicinali, scegliere le azioni di attacco, comandare l’artiglieria e quanto altro, tutto semplificato da una visuale a volo d’uccello dal satellite.
Un altro grande vantaggio di far parte di una squadra è quello di avere il respawn vicino al capo squadra, cosicché dopo la morte ci si ritrova immediatamente resuscitati nel fulcro dell’azione senza dover perdere tempo a raggiungere la zona interessata dagli scontri, talvolta parecchio lontana vista la grandezza media delle mappe.
Se giocato con la gente giusta, seguendo un minimo di strategia, in BF2 la cooperazione fra i giocatori diventa fondamentale sotto ogni punto di vista, ed il gioco acquista una profondità inaspettata, sicuramente maggiore di quella vista nei suoi prequel, diventando davvero molto divertente.
Le armi ed i mezzi a disposizione sono piuttosto numerosi, e la loro gestione è sempre improntata ad un compromesso tra arcade e simulazione: per esempio nelle armi c’è ancora meno rinculo che in passato, e forse il cecchino ha la mano un po’ troppo ferma. I mezzi, d’altra parte, sembrano aver acquistato una fisica più vicina alla realtà, e non solo per pilotare a dovere caccia o elicotteri occorre prima un certo periodo di apprendistato, ma anche con i veicoli a quattro ruote è ora più difficile compiere quelle spericolate manovre circensi ben note in passato. Con caccia ultra-tecnologici, elicotteri, tank, dune buggy, corazzati, APC, BRT-90, anfibi, gommoni e via dicendo non ci si può certo lamentare di mancanza di mezzi.

Battlefield 2: la guerra, per davvero
Battlefield 2: la guerra, per davvero
Battlefield 2: la guerra, per davvero

La grafica si attesta su livelli più che soddisfacenti, non raggiungendo i picchi di qualità visti nei migliori esponenti del genere ma facendo comunque la sua discreta figura, soprattutto impostando i dettagli al massimo. I modelli poligonali di veicoli e persone sono piuttosto curati ma non si può dire lo stesso del paesaggio, che ha il merito di essere alquanto caratteristico ma risulta un po’ scarno. In ogni caso il motore è piuttosto scalabile, e gira abbastanza bene anche su macchine meno potenti, cosa alla luce della quale la mancata compatibilità con schede video meno performanti come Radeon 92x0 e Geforce 4 (o più in generale qualsiasi scheda che non supporti gli shaders 1.4) appare piuttosto strana. Con la mia configurazione (Barton 2600+, 9800Pro e 1 giga di RAM) il gioco non ha mostrato incertezze particolari nemmeno alle risoluzione più spinte con un livello di dettaglio medio/alto. Anche l’aspetto sonoro non delude: buona gamma di effetti sonori per veicoli ed armi, caratteristica musica medio-orientaleggiante moderna nei menu.
Capitolo a parte per il single player, infine, che ripropone le stesse mappe del multiplayer da giocare con i bot: una modalità che in un gioco del genere può essere considerata accessoria. Seppur BF2 presenti un’intelligenza artificiale leggermente migliorata rispetto ai prequel, essa non è ancora evoluta a dovere e spesso rende l’esperienza frustrante (è successo più volte che dei bot alleati gestiti dal computer mi investissero col carro armato).
Battlefield 2 promette davvero bene, e già migliaia di appassionati contano i giorni che ci separano dall’uscita europea ufficiale, fissata per il 22 giugno. Anche (e soprattutto) in prospettiva di mods, questo gioco ha potenzialità enormi: basti ricordare cosa si è riuscito a fare, ad esempio, con Battlefield 1942 grazie a mods come “Forgotten Hope” o simili. Nell’attesa vi invito ad aggiungere Battlefield 2 alla vostra lista di giochi preferiti, per essere informati in tempo reale di eventuali aggiornamenti su Multiplayer.it.

I giochi che durante gli ultimi anni hanno tentato di strappare a Counter Strike la palma di FPS Online più amato della rete sono davvero tanti, ma il nuovo capitolo della fortunata serie Battlefield è fra i più quotati per riuscire nell’ardua impresa. Dopo Battlefield 1942 e Battlefield Vietnam, Electronic Arts e Digital Illusion scendono di nuovo sul campo di battaglia con Battlefield 2, mettendo sul piatto alcune innovazioni piuttosto interessanti. Andiamo ad analizzare il demo rilasciato da pochi giorni.
Questa volta i giocatori sono chiamati a combattere nel Golfo dell’Oman, e possono impersonare soldati di tre diverse potenze: gli Stati Uniti, la Cina o la Coalizione del Medio Oriente (Middle Eastern Coalition), ognuna delle quali realisticamente differenziata dal punto di vista delle armi e dei mezzi a disposizione. I server possono ospitare fino a 64 giocatori online (più che in ogni altro precedente titolo della serie), ma la vera notizia è l’implementazione di una limitazione in tempo reale della grandezza della mappa in base al numero di giocatori presenti, caratteristica che aiuta in modo significativo dal punto di vista della lag e delle prestazioni.
Come nei precedenti capitoli, il giocatore potrà scegliere di assegnare al proprio alter-ego poligonale una fra le diverse classi di appartenenza disponibili, ognuna delle quali garantisce particolari abilità speciali. Le classi sono assaltatore, medico, geniere, cecchino, fanteria pesante e squadre speciali; tutte sono ben delineate e fisse, con buona pace dei fan del sistema adottato in Battlefield Vietnam, nel quale esse si potevano leggermente personalizzare.