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Chi ha paura del lupo cattivo?

Videogiochi per terroristi, genitori smemorati e il governo che vara il decreto tappagiochi. Siamo alla frutta?

DIARIO di Andrea Pucci   —   23/07/2007

Aggiornamento. Non è passato tanto tempo dallo scorso editoriale e ci eravamo lasciati con il ministro Fioroni, in disaccordo con il vicepresidente del consiglio Rutelli, a proposito della censura nel mondo dei videogiochi, della tv e del cinema. La riunione sul cosiddetto DDL Rutelli si era risolta con un "riflettiamoci sopra". Ci hanno riflettuto per ben dieci giorni e hanno partorito un bel topolino. In pratica, per quel che riguarda internet e i videogiochi, sono stati previsti due correttivi: 1) verrà chiesto alle famiglie di investire, tramite incentivo statale, in "sistemi di navigazione internet" provvisti di parental control (!!!) 2) verrà recepito ufficialmente in Italia il sistema europeo di rating (PEGI). Ora possiamo sentirci più tutelati.

Io voglio bene agli americani perchè sono un grande popolo. Tuttavia quando escono di casa con una pistola per sparacchiare ad un po' di ragazzetti al campus universitario non mi stanno tanto simpatici. Tantomeno quando si mettono a giocare Dungeons & Dragons Online, dimenticandosi di avere due figli da sfamare. E' successo nella citta di Reno. I coniugi Straw, 23 e 24 anni, dovevano affettare troppi mostri per dare da mangiare ai loro due bambini rispettivamente di 2 anni e di 11 mesi. I due si erano conosciuti online quando avevano sedici anni e non si erano più disconnessi. Allora la domanda che mi pongo è: ma se dovevano giocare online in quel modo, perchè hanno fatto dei figli? Quando leggo queste cose mi vengono in mente le mie crociate contro "leggi repressive all'uso eccessivo di videogiochi" e mi chiedo cosa sia giusto. Poi mi ricordo che dentro la propria casa non c'è legge che tenga e che se hai una potenziale rotella fuori posto, ogni momento è quello buono per andare "oltre".

Chi ha paura del lupo cattivo?

Dopo qualche milione di mediorientali morti (virtualmente) in centinaia se non migliaia di videogiochi occidentali in cui il buono è sempre americano e il cattivo è sempre di pelle scura e con i baffi, l'Iran, che della provocazione diplomatica ha fatto un mestiere, ha deciso di "combattere" la battaglia contro il Grande Satana anche sulla sua specialità, il videogioco appunto. Con una decisione di natura chiaramente politica è stato sponsorizzato e dunque sviluppato un gioco dal titolo "Special Operation 85" in cui i buoni sono degli scienziati nuclerari iraniani e i cattivi sono, pensa te, i marines americani.
Apriti cielo! Come osano questi figli di un terrorista islamico ribaltare un cliché così ben confezionato in decenni di filmografia, bibliografia e ludologia? E quindi, dato che sono qui a fare il bastian contrario, professo qui la libertà di creare un gioco "politically incorrect" (secondo noi occidentali) che è una goccia nel mare dei prodotti "politically correct" (sempre secondo noi occidentali) in cui il buono è occidentale e il cattivo mediorientale. E' più violento Chuck Norris in Delta Force con la modalità "kill'em all" oppure lo scienziato che vuol fare scoppiare una bomba, inneggiando al sacrificio? Tutto dipende dalla cultura e dallo scopo. E' ovvio che oramai i prodotti occidentali non hanno più una finalità politica ma sono solamente l'effetto di un mercato aperto in cui si produce ciò che si vende. Mentre Special Operation 85 ha specificatamente l'obiettivo di "educare" giovani iraniani. Differenza che è tutt'altro che banale, e sulla quale mi accodo al coro di proteste. Ma se un domani, un'altra azienda che della provocazione ha fatto il suo mestiere, Rockstar Games, producesse un gioco dal nome Grand Terroristic Attack, che ci sarebbe di male? Non giochiamo oramai, dopo sessant'anni, con la Seconda Guerra Mondiale, anche per esorcizzarne i ricordi?
Detto questo passiamo ad un'altra notizia, sconvolgente a tratti imbarazzante.