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Diario del Capitano

DIARIO di La Redazione   —   06/10/2003

Diario del Capitano

SMAU: tutti gli anni faccio il possibile per evitarlo, tutti gli anni ci ricasco. Quest'anno in particolare, reduce dalla trasferta a Tokyo per il TGS e da un paio di settimane ricchissime di impegni sino allo sfinimento, l'intenzione di saltare l'appuntamento milanese era più che mai ferrea, salvo poi presenziare per motivi puramente lavorativi.
L'impressione? Pessima, di anno in anno peggiore. Il problema di SMAU è che non è più (lo è mai stato?) nè carne nè pesce: nata come una fiera dedicata all'office automation, roba noiosa da uffici noiosi, si è trasformata, espandendosi insensatamente sino a diventare un Frankenstein multimediale. Dove c'è di tutto un po' e non serve a niente a nessuno. Basta fare un giro in fiera per rendersene conto: a cosa serve SMAU? A niente. E' un baraccone mal organizzato e mal pianificato, dove chi va per fare business non può che rimanere frastornato dal baccano insopportabile e chi va da consumer non trova nulla di realmente interessante. E' un vetrinone, un bazaar, ma a quel punto basta andare in un qualsiasi negozio di consumer electronics e il gioco è fatto. E poi è possibile che i giorni in teoria chiusi al pubblico in realtà non lo sono? Trovare biglietti e inviti omaggio per i giorni riservati al b2b e ai giornalisti è una farsa: i controlli delle mie credenziali da giornalista di settore sono stati nulli, con il risultato che chiunque poteva iscriversi come giornalista tramite il sito web della manifestazione ed entrare senza alcun problema. Non è certo un comportamento serio e rispettoso nei confronti di tutti coloro che attendono alla fiera per affari, espositori o visitatori che siano.
L'errore di fondo di SMAU è tipica del pressapochismo che troppo spesso afflige il Nostro Paese: piuttosto che organizzare una manifestazione dai contorni chiari e ben definiti, effettivamente utile al pubblico a cui si rivolge, si cerca di fare di tutto un po', con l'unico intento di vendere il maggior numero di biglietti possibile e fare soldi. Si possono fare soldi, forse anche di più, proponendo un contenitore effettivamente valido. Anche perchè rompere il giocattolo è più semplice di quanto non sembri: alcuni espositori hanno già capito che la presenza in SMAU è inutile. Un costoso sfizio che non porta nulla in termini di immagine (anzi, forse la danneggia pure...) e vendite. E lo sanno bene gli organizzatori del defunto Futurshow...

Chiudiamo con qualche riga dedicata ai videogiochi, che con il contesto c'entravano davvero poco, presenti in fiera anche se in sordina rispetto a qualche anno fa, quando i distributori italiani si scannavano, tutti, a suon di stand dall'allestimento multimiliardario. Il famigerato piano 15/2, che ospitava SMAU ILP, era davvero difficile da raggiungere rispetto all'ingresso principale della fiera. Forse vista la spinta data all'iniziativa sarebbe stato meglio scegliere una location più centrale. E tranquilla. Assai più sensata la decisione di Sony di approntare una struttura esterna a SMAU: una scelta assai più efficace dal punto di vista del brand.
Molto meglio fuori da SMAU che dentro.

Mauro Fanelli, responsabile editoriale area Console.

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