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Diario del Capitano

DIARIO di La Redazione   —   14/11/2003

Diario del Capitano

Sulle pagine di Wired è comparso oggi un articolo su di un nuovo corso di studi universitari orientato al videogame, promosso dall'Università della California del Sud. L'articolo in se è molto interessante, anche perchè, oltre a parlare di questo nuovo minor degree, contiene anche una breve panoramica di quanto gli Stati Uniti offorno in termini di didattica orientata al videogame (non molto a dire il vero).
Forse per una questione di background, fatico ad associare il concetto di videogame a quello di scuola, si tratti pure di università, e mi rendo conto dell'incoerenza di questo pensiero, avendone fatta una professione quindi associandolo abitualmente alla parola "lavoro". Ma quando c'è di mezzo la creatività, la scuola diventa, a mio avviso, problematica. Perchè se da un lato è vero che la preparazione che si può ricevere in un aula è indubbia, è altresì vero che non basta applicare perfettamente una serie di formule per ottenere un capolavoro (e questo vale per il videogame, la musica, il cinema, ma anche per la costruzione di un ponte o un'autostrada). Applicare una serie di formule va bene per fare un lavoro nella media, un discreto lavoro, qualcosa insomma che fa quello che deve fare. Ma il mondo dell'intrattenimento vive di successo, non di funzionalità. Su un'autostrada ci si passa e basta, un videogame lo si gioca per il gusto di farlo, così come al cinema si va per gusto, e non per dovere o necessità, e lo stesso dicasi per la musica. Ecco perchè il mondo è pieno di produzioni formalmente ineccepibili che non ottengono il successo sperato: perchè non esiste formulario o scuola che insegni il genio. Indubbiamente una buona formazione favorisce e aiuta il talento, se trasmessa nel modo giusto per non soffocarlo. Ma sostituirlo no, è impossibile. Mi chiedo, è questo è il risvolto veramente preoccupante, quanti dei ragazzi che hanno deciso di intraorendere questa strada sono consci dei limiti di un'insegnamento formale e quanti, invece, sono convinti di uscire automaticamente dalle aule come nuovi guru del videogame.
Ho una risposta, ma mi auguro sinceramente di sbagliare.

Massimiliano Monti, responsabile editoriale area PC.

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