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Diario del Capitano

DIARIO di La Redazione   —   04/12/2003

Diario del Capitano

La teoria dice che, da operatori del settore, dovremmo essere abbastanza aggiornati su quanto accade nel mondo videoludico da non avere bisogno di consultare la concorrenza. Nella pratica, invece, spesso ci si ritrova a leggere, in particolare i colleghi d'oltreoceano. Per curiosità, piacere, o per qualunque altro motivo. E di tanto in tanto si trovano spunti interessanti. Per esempio questo articolo di recente apparso su Gamespy ha degli spunti molto interessanti.
Il meccanismo con cui è stato steso (e credo sia una caratteristica della rubrica) è un recente ma efficace artificio retorico: il redattore immagina di sdoppiarsi in due controparti, una "buona" e una "cattiva". Un metodo empiricamente furbetto per poter dire tutto e il contrario di tutto e mascherarsi comunque dietro un velo di finzione scenica. Come a dire che, se mai qualcuno dovesse alzare il telefono alla volta degli uffici, ci si può sempre giustificare dietro allo spauracchio delle esigenze di copione. Al di la di questo e dell'argomento trattato, moderatamente interessante (ci si chiede se sia giusto o no per un game designer dare retta al feedback dei fan) c'è una frase di chiusura che spicca in modo particolare, probabilmente sfuggita per uno sprazzo dell'inconscio alla volontà appianante che permea l'articolo: "Making a game for the 'average gamer' only gets you an average game" ovvero "fare un gioco per il giocatore medio ti fa ottenere un gioco nella media" con buona pace del senso più allargato di "average" intraducibile senza che la frase perda di efficacia.
Questa frase dovrebbe essere scritta su di un cartellone luminescente da un metro quadrato e appesa sopra il monitor (o sopra il letto, per analogia di onde celebrali) del novantacinque per cento di coloro i quali lavorano nella filiera del videogame, dalla progettazione alla distribuzione. Soddisfare la maggioranza, agire con la Grande Paura (nel senso bukowskiano del termine) non porta altro effetto se non quello di garantire in modo quasi assolutò l'impossibilità di realizzare un capolavoro, secondo quell'adagio, che se non sbaglio venne citato anche in un vecchio diario, "chi striscia non inciampa". Un mondo che ha fatto dell'innovazione e dell'originalità le sue carte vincenti, ora le rinnega a favore delle logiche di un mercato di massa che in ogni caso non gli apparterrà mai, non del tutto almeno, e che rischia semplicemente di annichilirne i lati positivi, a favore di un sistema di gestione totalitario, e per questo più semplice da gestire. Naturalmente, all'insegna dell "average gamer" e dell' "average game".
Of course...

Massimiliano Monti, responsabile editoriale area PC.

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