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Diario del capitano

DIARIO di La Redazione   —   28/04/2001

Diario del capitano

Il diario di oggi è affidato Marco Minoli, Product Manager Eidos (Commandos 2, Tomb Raider) in Leader Spa. Giovanissimo (soli 24 anni), ma già con un’esperienza invidiabile, ha dalla sua una conoscenza approfondita del settore videogames che ci permetterà di giocare a lungo con i titoli Eidos in Italia.

La mia missione è chiara, devo raggiugere il contatto là sotto, nella metropolitana assediata dalle forze nemiche che, comincio ad intuire, siano molto più potenti di quello che potessi immaginare. Ho scelto un approccio discreto ma, per mia sfortuna, non sono riuscito a farmi largo con la diplomazia e mi è toccato uccidere quella guardia. Ora sono nel bel mezzo di una sparatoria e non so come diavolo possa andare a finire. Bel casino.

Stavo giocando all'ultimo capolavoro Eidos (Commandos 2, n.d.r.) proprio pochi giorni fà e, nel bel mezzo di quella sparatoria, mi sono venute in mente tutte quelle volte che li sento ancora chiamare "giochini". E invece no. Sono il risultato di passione, tenacia, grandi idee e grandi menti che le possano trasformare in qualche megabyte che riempia il nostro hard disk, sono grandi aziende, multinazionali, piccoli indipendenti o quattro amici che lo vogliono fare per divertimento, sono soldi (tanti soldi) spesi in Sviluppo, Pubblicazione, Marketing, Pubbliche Relazioni, Distribuzione e un "giro d'affari" che tocca cifre vertiginose, sono tutto quello che ognuno di noi vorrebbe essere ma che non può diventare, sono un concentrato di emozioni... sono tutto questo, e li chiamano ancora giochini.

John Davies, direttore Marketing di Eidos, nel 1999 ha detto in conferenza, a proposito degli attacchi di altre aziende in sede di borsa: "Noi vendiamo sogni, è tutto quello che siamo capaci di fare" e credo che John abbia ragione. Se conosci persone come Ian Livingstone, Demis Hassabis, Gonzo Suarez, Adrian Smith, non puoi fare a meno di pensare che tutte queste persone sono ricche, hanno belle macchine e, molto probabilmente, belle donne. Però è nell'istante stesso in cui accendono un PC o una console per mostrarti la loro ultima creazione, che tutte queste congetture svaniscono. Perché ti fanno entrare nel mondo che hanno creato, in un mondo che è loro e che ti concedono di vivere per un istante o per qualche ora; un mondo che costa fatica, sacrificio e rinuncia, ma che, a conti fatti, è l'unica vera forma di realtà interattiva con cui possiamo confrontarci.

La percezione generale nei confronti di questi piccoli grandi capolavori della tecnologia e della fantasia è distorta ed errata, retaggio di una evoluzione rapida, troppo rapida, sia del prodotto in sé, sia dell'industry in generale. L'opinione pubblica, insomma, non è riuscita a stare al passo coi tempi.
Forse dovremmo fermarci noi ad aspettarli.
Altrimenti per quanto ancora li chiameranno giochini?

Dimenticavo, quella sparatoria è andata a finire piuttosto male. Quei bastardi mi hanno fatto fuori...