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Diario del capitano

DIARIO di La Redazione   —   30/08/2001

Diario del capitano

Si critica sempre l'universo degli editori virtuali, su internet, per la facilità con cui si aprono e si chiudono siti web. Ma pensate un attimo alla vostra edicola preferita, quella in cui comprate la vostra copia di Dylan Dog, Corriere della Sera o The Games Machine. Quante volte avete visto nuove collane prendere il volo e quante volte sono sparite dalla vetrina dell'edicolante? Pensateci bene: un'infinità. Ma non fanno clamore. Aprono e chiudono senza fare confusione, non diventano casi aziendali, non arrivano alle stelle e non cadono forte per terra.
Mi ricordo per esempio un fumetto italiano di diversi anni fa. Il fumetto in questione mi pare si chiamasse "Full Moon Project". L'ambizioso progetto era condotto da una squadra di artisti italiani con in mente le avventure di questi acchiappamostri, dalle caratteristiche piuttosto uniche. Personalmente quei sei-sette numeri prima della chiusura li ho trovati originali e divertenti. Purtroppo all'epoca c'era un'inflazione di fumetti non indifferente (fine anni '80) e molti, pur di buona fattura, dovettero chiudere. Tra questi ci fu "Full Moon Project", di cui conservo gelosamente i numeri usciti. Cosa successe? Il ciclo dei fumetti nella realtà anticipa di circa un anno, minimo, le uscite in edicola. I ragazzi di FMP avevano previsto almeno dodici uscite. Peccato che a metà percorso l'editore aveva deciso di sospendere l'avventura, costringendo il team di disegnatori ad inventarsi una fine appiccicata come un cerotto al settimo numero. Un editoriale avvertì i lettori della sospensione delle pubblicazioni e nessuno il mese successivo cercò Full Moon Project in edicola.
Una tale franchezza non sempre è garantita. Molti editori danno un trimestre di tempo allo staff della rivista per dimostrare di riuscire a farcela, dopodichè - ZAC - tagliano via dalla line up la pubblicazione in questione. E tu continui a cercare il tuo giornale preferito senza sapere cosa sia successo. Questo è il caso di Business 2.0 della Future Media Italy, sparito dalle edicole a fine giugno e non più apparso. Dopo aver chiesto agli edicolanti informazioni inutilmente, e dopo due mesi di assenza ho concluso autonomamente che non l'avrei più trovata. In effetti, andando sul sito americano di Business 2.0, si apprende che la testata è stata ceduta dalla Future Media statunitense alla eCompany, una dot-com dalle verdi speranze. Ovviamente la eCompany non intende ripresentare la rivista per gli e-imprenditori in Italia. Un peccato. Business 2.0 era veramente una rivista ben fatta. RIP.