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Diario del capitano

DIARIO di La Redazione   —   27/10/2001

Diario del capitano

Eccoci di nuovo insieme dopo un venerdì di assenza dalla home page. L'UomoQuake mi pare abbia fatto un bel lavoro, no?
Ieri in una giornata lunga non meno di diciotto ore, iniziata prima dell'alba e conclusasi ben dopo il tramonto, ho partecipato ad una conferenza-incontro tra investitori e imprenditori della "new economy" nella città della Torre Pendente®, Pisa, su invito del Centro Ricerche di Pisa. Non mi dilungherò nel raccontarvi gli interventi, vorrei solo porre l'attenzione sulla differenza che contraddistingue il "potere" in Italia, rispetto a simili meeting che avvengono in altri posti, come per esempio l'Inghilterra. In Italia sono gli investitori e i bancari a stare dietro la cattedra, come professori bacchettoni a giudicare e metter voti agli imprenditori-studenti discoli. In Inghilterra sono gli imprenditori a salire dietro la cattedra e gli investitori in platea a sentirli parlare. E' un punto di vista molto diverso. Rapporti decisamente più equilibrati.
In conseguenza a questo ho visto persone, anche di una certa età, piegarsi (se mi passate la metafora) con il microfono in mano di fronte alla platea e ai "professori", riducendo la loro idea a brandelli di parole sibilate, che non avrebbero convinto nemmeno i genitori, per quanto amore avessero nutrito per i loro figli.
Uno degli investitori, sicuramente il più navigato tra i presenti, ha dichiarato con una certa sicurezza di sé "Oggi giudico le persone, non più le idee".
Il mio disappunto, che ho poi manifestato quando è stato il mio turno di parlare (no, non mi sono piegato, se questo è quello che volevate sapere) è stato su un'affermazione della stessa persona "Non finanziamo più società di servizi". Fermi un attimo. Siamo in un confronto tra investitori e imprenditori "new economy" e voi non finanziate servizi? Internet è servizio. Internet è la quintessenza dei servizi. Non mi sono lasciato sfuggire l'occasione di dirlo.
Dalla mia giornata a Pisa, a sentir parlare non meno di venti persone, ho comunque capito quanto, specie dalla parte degli imprenditori, sia ampia l'incoscienza della situazione. Chi ha ancora un progetto in mano, e non ha attraversato i mari in burrasca degli ultimi diciotto mesi, non ha la più pallida idea di cosa sia successo e di cosa stia succedendo. In questa mancanza di coscienza generale gli investitori non riescono a far passare il loro messaggio, e l'unica cosa che traspare è una sorta di stop generale alle iniziative che a sentir loro hanno falle da qualunque parte le si guardi. Il messaggio che invece dovrebbe passare è che qualunque cosa vogliate fare, assicuratevi di conoscere bene il territorio in cui vi inoltrate. Se tutte le variabili a vostra portata sono state valutate, non ci sarà investitore che vi potrà fermare.