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Diario del Capitano

DIARIO di La Redazione   —   17/12/2002

Diario del Capitano

Mi scuso in anticipo per la lunghezza del Diario odierno.

Vorrei tornare brevemente sul Diario di ieri perché, evidentemente, qualcuno non ne ha compreso pienamente il senso.
Premetto col dire che le console sono il Nirvana dei videogiochi, o della maggior parte di essi. Così come con un banalissimo telefonino da 99€ svolge le sua funzione principale (telefonare) meglio dell’ultimo palmare multifunzione da più di 500€.
Fin dalla notte dei tempi, chi si ostinava ad utilizzare un XT-AT compatibile solo per giocare si è dimostrato una persona bieca e cieca se non che, abbastanza incredibilmente, alcune tipologie di videogiochi sono nate e continuano a svilupparsi quasi esclusivamente per PC: potrei parlarvi dei periodi d’oro della LucasArts, o del primo Survival horror della storia o di Dune 2 o di Civilization o di mia nonna, fatto sta che quando uscivano i suddetti giochi su 80486 e affini c’era, già da tempo, un certo Home Computer di nome Amiga che era lo stato dell’arte in fatto di multimedialità, insomma utilizzare il Pc per giocare era davvero una fesseria… tuttavia molti lo facevano. Questo perché già lo usavano per altri fantastiliardi di motivi ed utilizzarlo anche per giocarci non era poi così stupido. Incredibilmente poi, la Commodore riuscì ad affossare prima Denise, Paula e soci e poi anche se stessa. Ma questa è un’altra storia.
Ma non dobbiamo certo scomodare l’Amiga: nel 1991 esce il SNES sul mercato americano: 229 Dollaroni. In quel periodo un IBM AT 286 con scheda grafica VGA (320*200 e 256 colori) costava circa 1000$: inutile dire che il famigerato SuperMode 7, Castelvania e tanto altro erano cose a dir poco irraggiungibili. Quando nel 1995 esce la Playstation a 299$ il sistema entry level in ambito PC è il mitico 486 Dx2/66 Mhz (sempre per i soliti 1000/1500 $) … per vedere la qualità della grafica made in Sony, però, ci sarà da aspettare almeno altri due anni con l’arrivo del Pentium 100 e con prezzi davvero proibitivi, nonostante già nel ’94 fossero usciti i primi abbozzi di acceleratori tridimensionali da parte di Videologic e 3Dfx (volete davvero volete che vi dica i prezzi di quelle periferiche?).
Insomma, basta ripercorrere questi ultimi dieci anni e rotti di videogiochi per notare come il rapporto qualità/prezzo in ambito videoludico sia sempre stato ad appannaggio delle console. E questo non ci può stupire, perché altrimenti saremmo degli sprovveduti. Eppure bisogna pur sempre notare come certi generi di giochi abbiano sempre fatto fatica ad attecchire sui “sistemi da salotto” ed invece abbiano potuto nascere, vivere e prosperare proprio in funzione della natura aperta del PC e di quella sua scalabilità intrinseca che molti continuano ad amara/odiare ancor oggi.
Ecco perché la diatriba è inutile, ecco perché parlare di console contro PC è inutile: perché l’esistenza di una non esclude quella dell’altro. C’è chi ascolta la musica di Britney Spears su un impianto audio da poche decine di Euro e chi ascolta Vivaldi su Hi-Fi da migliaia, eppure l’esistenza di una non implica la negazione dell’altro. Non voglio certo dire che i giochi per Pc sono più complessi, intelligenti o profondi della controparte consolara ma solo che, nella grande maggioranza dei casi, risultano essere diversi nel carattere e nello stile (e viceversa). Un Europa Universalis avrebbe mai visto la luce su console? Ed un Rez su PC?
Il futuro del gaming sarà sempre più orientato verso le console per numeri e per audience, questo è indubbio, ma adesso venire folgorati sulla via di Damasco e lamentarsi dell’eccessivo costo dei PC per giocare mi pare, quantomeno, essere in ritardo di qualche decina d’anni. Il gioco è questo, le regole le hanno scritte anni fa. Rien ne va plus.

Oggi ho scritto fin troppo ma prossimamente mi piacerebbe tornare sull’argomento – o quasi – e discutere di come le comunità dei MODders e dell’Open Source in generale possano cambiare ancora più radicalmente il panorama dei videogiochi per PC portandoci, forse, ad un’ennesima evoluzione della specie. Con buona pace di Carmack e della sua collezione di Ferrari.