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Final Fantasy XIV: Shadowbringers, così finisce un'espansione straordinaria

Si conclude la storyline di Shadowbringers: riflettiamo sull'ultima espansione di Final Fantasy XIV mentre comincia l'attesa per la successiva... e per Final Fantasy XVI.

SPECIALE di Christian Colli   —   23/09/2020

Potremmo dire che il tempo è galantuomo, che ride bene chi ride ultimo e tante altre banalità, ma chi avrebbe mai pensato, a distanza di dieci anni, che oggi saremmo stati qui a incensare un'altra espansione di Final Fantasy XIV? Quando si affacciò sul mercato nel 2010, il titolo Square Enix era semplicemente imbarazzante: soltanto i più ottusi potevano difendere un abominio come quello, il quale fece perdere credibilità a una compagnia che, consapevole del disastro cui stava andando incontro, giocò la più impensabile delle carte, sostituendo il director Nobuaki Komoto con un certo Naoki Yoshida, uno che fino a quel momento aveva lavorato soprattutto su un altro MMO molto meno diffuso, Dragon Quest X. Yoshida, avido giocatore online con la passione per World of Warcraft e i giochi di ruolo occidentali, tra le altre cose, rischiò letteralmente la carriera con una mossa senza precedenti: convinse Square Enix a chiudere Final Fantasy XIV e a rifarlo da capo, a tutta velocità, esordendo con una cosiddetta versione 2.0 nell'estate del 2012.

Giusto per restare in tema di battute banali, il resto è storia. Mentre il mercato dei MMO affondava lentamente, lasciando una scia di morti e feriti che avevano tentato di bissare il successo di Blizzard senza riuscirci, Final Fantasy XIV proseguiva la sua corsa con un modello a sottoscrizione in cui non credeva più nessuno, a parte i ragazzi multimilionari di Irvine. Oggi Final Fantasy XIV è l'unico MMO a sottoscrizione mensile ancora in piedi insieme a World of Warcraft, laddove la maggior parte della concorrenza ha semplicemente chiuso i battenti o ha adottato il più conveniente modello free-to-play. A quella versione 2.0 sono seguite ben tre espansioni - Heavensward, Stormblood e Shadowbringers - e Yoshida, che nel frattempo si è circondato di uno staff acclamatissimo e di una stima al limite della venerazione messianica, è diventato il producer di Final Fantasy XVI. Non male per un tizio qualunque che era stato messo a riparare i danni di uno dei peggiori videogiochi di sempre, eh?

Reflections in Crystal

L'aggiornamento 5.3 del client di Final Fantasy XIV si intitola "Reflections in Crystal" e conclude la Main Scenario Quest dell'espansione Shadowbringers, chiudendo il cerchio sulle avventure del Guerriero della Luce nel First, il mondo parallelo in cui siamo stati trascinati all'inizio dell'espansione. In questa dimensione - un riflesso, appunto, del mondo di Hydaelin, il Cristallo madre - i Guerrieri della Luce avevano causato uno squilibrio nelle forze primordiali che abbiamo dovuto bilanciare noi giocatori, assumendo un ruolo idealmente opposto: quello di Guerrieri dell'Oscurità. Dopo aver ripristinato la notte nella regione di Norvrandt, l'unica a non essere stata consumata dalla catastrofica inondazione di luce, abbiamo dovuto sventare i piani degli Ascian, i superstiti di un specie antichissima che intendevano distruggere i riflessi del Cristallo per unificare tutte le dimensioni al cospetto della loro divinità, Zodiark. Sconfitto Emet-Selch, abbiamo passato gli ultimi aggiornamenti a trovare un modo per battere anche l'ultimo Ascian, Elidibus, il cui destino si compie proprio nell'ultima storyline di questa espansione.

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Ovviamente non vi sveleremo cosa succede nel gran finale, ma vi diremo questo: in tanti anni che giochiamo i MMORPG, raramente ci era capitato di chiudere un'espansione con un tale senso di compiutezza e soddisfazione. La Main Scenario Quest dell'aggiornamento 5.3 passa per un dungeon discreto (The Heroes' Gauntlet) e una mitragliata di missioni che fanno quasi da giro della vittoria di tutto Final Fantasy XIV, facendoci rivivere i momenti salienti della nostra carriera di prescelti. L'ultimo Trial, The Seat of Sacrifice, è un po' la rappresentazione del geniale Naoki Yoshida che, in uno slancio di metanarrativa, ci contrappone come boss finale la più iconica e rappresentativa figura di tutto il franchise in uno scontro ricco di fanservice. La storia si conclude poi col ritorno degli Scion a Eorzea, non prima di aver chiuso praticamente ogni sottotrama rimasta in sospeso: un'occasione d'oro per mostrarci l'evoluzione dei personaggi che ci hanno accompagnato durante l'avventura e commuoverci in un epilogo che spalanca le porte alla prossima avventura con la solita scenetta teaser.

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La resa dei conti con l'Impero di Garlemald è praticamente dietro l'angolo e Zenos si è circondato di alleati terrificanti. Shadowbringers ha calcato molto la mano sulla caratterizzazione dei villain, tanto da sembrarci un po' stucchevole con le frettolose rivelazioni su Elidibus di questo aggiornamento, soprattutto se si confronta col lavoro lento, preciso e metodico sullo straordinario personaggio di Emet-Selch. La musica sembra destinata a cambiare perché i nuovi villain non paiono particolarmente ambigui, ma semplicemente matti da legare. Gli Scion, insomma, avranno nuove gatte da pelare, ma la loro avventura nel First li ha cambiati profondamente: le ultime battute della Main Scenario Quest ci hanno un po' commosso, lo ammettiamo, perché negli anni abbiamo visto questi eroi crescere, affrontare insidie e tragedie, uscendone più forti di prima. La scrittura di Natsuko Ishikawa riconferma tutta la sua bravura e dimostra, ancora una volta, il punto di forza di Final Fantasy XIV: la caratterizzazione. Invece di concentrarsi sulle disavventure dei giocatori, la narrazione punta soprattutto sui comprimari, lasciando al caso ben poco.

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Oltre il finale

L'aggiornamento 5.3 non si limita a chiudere il cerchio sulla storia dell'espansione e a introdurre i nuovi problemi per gli eroi di Eorzea, ma prosegue anche due storyline parallele cominciate nei mesi scorsi. La prima è incentrata su Cid e Gaius, alle prese con le nuove armi dell'Impero: Yoshida ha preso le iconiche Weapon dei precedenti Final Fantasy e le ha trasformate in veri e propri mech da combattimento. Le fonti d'ispirazione sono evidenti, e la storyline cita a più riprese l'animazione robotica degli ultimi vent'anni, ma non solo: dai vari Gundam a Neon Genesis Evangelion, passando per una strizzatina d'occhio a Xenogears, leggendario JRPG uscito sotto l'etichetta Square molto prima di Monolith Soft e i suoi Xenoblade Chronicles. È una storyline molto breve che ci ha visto affrontare un boss ispiratissimo qualche tempo fa e che adesso ci mette letteralmente ai comandi di un mech tutto nostro nel combattimento con la Sapphire Weapon. Le tematiche sono un po' bizzarre per un Final Fantasy, ma chi è cresciuto a pane e robottoni si divertirà un mondo.

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The Puppet's Bunker è invece la seconda parte di YoRHa: Dark Apocalypse, lo stravagante crossover con NieR: Automata che vanta allo sviluppo due guest star d'eccezione, Yoko Taro e Yosuke Saito. Ancora alle prese con la fabbrica di automi scoperta dai nani nelle viscere della terra, ci ritroveremo in questo nuovo raid da ventiquattro giocatori ad affrontare una manciata di boss meccanizzati in incontri di una certa complessità, pensati però per essere approcciati anche dai giocatori meno navigati che, con un po' di impegno e pazienza, potranno mettere le mani su ricompense di livello 490. Ancora meglio, in questi encounter i fan di NieR e Drakengard riconosceranno tantissime citazioni più o meno nascoste, ma tutti gli altri potrebbero concludere che le atmosfere di questo raid stonano non poco con l'ambientazione di Final Fantasy XIV. I raid da ventiquattro restano comunque il momento di "sfogo" per Yoshida e il suo team, che possono sbizzarrirsi a inventare i crossover più strampalati, come quando diedero una specie di sequel nientepopodimeno che a Final Fantasy Tactics.

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In termini contenutistici, la patch 5.3 - composta da una serie di micro aggiornamenti che Square pubblicherà nel corso delle settimane - offre anche una nuova Trial di categoria Extreme (The Seat of Sacrifice) e l'inedita modalità Unreal per Akh Afah Amphitheatre, cioè lo scontro con Shiva: questo nuovo, altissimo livello di difficoltà è caratterizzato da una specie di minigioco che garantisce ricompense speciali ai migliori giocatori. La patch aggiunge anche una nuova tribù alla risma di missioni giornaliere, quella dei nani, mentre gli amanti dell'artigianato e della raccolta potranno sbizzarrirsi con la terza fase della restaurazione di Ishgard, e adoperare la nuova meccanica Trial Synthesis per sperimentare nella realizzazione degli oggetti senza consumare i preziosi materiali necessari.

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È in arrivo anche un nuovo passaggio per la questline Save the Queen: Blades of Gunnhildr legata alle armi potenziabili di fine espansione, che si svolgerà in una nuova zona chiamata The Bozjan Southern Front. La novità più eclatante, però, si rivolge a vecchi e nuovi giocatori: i primi potranno finalmente volare con le loro cavalcature anche nelle mappe di A Realm Reborn, mentre i secondi, che si affacciano per la prima volta sul MMO Square Enix, affronteranno un'esperienza di crescita più scorrevole grazie a una riduzione delle missioni nella Main Scenario Quest fino a livello 50. Riconoscendo la pesantezza di alcuni segmenti dell'avventura, Yoshida e il suo team hanno deciso di alleggerire il carico di missioni, tagliandone alcune e ridimensionandone altre: ormai è chiaro che il genere MMORPG è cambiato rispetto a otto anni fa, l'utenza si è fatta più intransigente nei confronti del cosiddetto "time sink" e molti giocatori avrebbero potuto storcere il naso di fronte alla lentezza della progressione originale. Questo accorgimento dovrebbe rendere Final Fantasy XIV più accattivante soprattutto per chi comincia a giocarlo in versione di prova.

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Che cosa c'entra Final Fantasy XVI?

Ormai dovreste saperlo e probabilmente state leggendo questo approfondimento anche per curiosità: Naoki Yoshida è il producer di Final Fantasy XVI, il nuovo gioco di ruolo Square Enix che uscirà prossimamente e che è stato svelato con un trailer durante il PlayStation 5 Showcase del 16 settembre. Nella nostra anteprima abbiamo analizzato il trailer e fatto qualche congettura su quello che possiamo aspettarci, ma tutto alla fine riconduce proprio a Final Fantasy XIV. Yoshida è infatti passato dalla direzione della Creative Business Unit II del MMORPG alla Business Division 5 per lavorare a braccetto col director Hiroshi Takai: quest'ultimo, che ha lavorato a titoli come SaGa Frontier, The Last Remnant e Final Fantasy XI, faceva da Assistant Director nello sviluppo della pluripremiata espansione Heavensward di Final Fantasy XIV. Del team dovrebbe far parte anche Mitsutoshi Gondai, che si è allontanato da Final Fantasy XIV insieme a Takai poco prima di Stormblood per lavorare a un altro progetto, presumibilmente questo.

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Nel frattempo, Square Enix ha assunto un altro nome importante, quello di Ryota Suzuki, che ha lavorato al sistema di combattimento di Devil May Cry 5 e diretto un altro titolo celebre, Dragon's Dogma: Dark Arisen, e che sembra proprio essere la mente dietro le battaglie smaccatamente action di Final Fantasy XVI. La colonna sonora ascoltata nel trailer di Final Fantasy XVI sembra opera di Masayoshi Soken, lo straordinario compositore di Final Fantasy XIV e di tutte le sue espansioni. In altre parole, sembra proprio che Yoshida abbia spostato i suoi collaboratori di fiducia sul nuovo progetto, e sebbene non sia il director, in qualità di producer è normale che abbia schierato gli uomini e le donne che gli hanno garantito il successo e la fama degli ultimi anni. Yoshida avrà pure resuscitato Final Fantasy XIV, ma è arrivato pur sempre in un secondo momento a metterci una pezza. Il sedicesimo capitolo sarà il momento topico che consegnerà Yoshida e il suo team alla storia di Square Enix, oppure la svolta disastrosa che potrebbe macchiare indelebilmente la sua carriera. Non può sbagliare.

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E considerando quello che Final Fantasy XIV è diventato negli anni, noi ci sentiamo particolarmente ottimisti, e anche un po' entusiasti. Dieci anni fa, sarebbe stato difficile immaginare che Final Fantasy XIV potesse competere con World of Warcraft, ma oggi possiamo affermare con una discreta sicurezza che, sì, Shadowbringers ha surclassato l'ultima espansione del kolossal Blizzard, e i ragazzi di Irvine dovranno davvero mettercela tutta per riprendersi il podio nei prossimi mesi, quando i due giochi si sfideranno nuovamente con le nuove espansioni. Bisogna capire, ora, che cosa succederà a Final Fantasy XIV. Chi sta lavorando alla nuova espansione, che non è stata ancora annunciata ma che probabilmente vedremo nel corso del 2021? Yoshida riuscirà a seguire entrambi i progetti con la stessa cura? E se la prossima espansione di Final Fantasy XIV sarà veramente l'ultima, riuscirà Square Enix a chiudere il ciclo vitale del suo MMO con tutti gli onori che meriterebbe?