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L'Unione dà la forza

L'Unione Europea fa un timidissimo tentativo di incentivare la produzione di videogiochi.

DIARIO di Andrea Pucci   —   15/09/2007
L'Unione dà la forza

1,5 milioni di euro non sono poi molti ma lo sforzo va apprezzato. Dopo mesi e mesi di pressioni la montagna ha partorito un bellissimo topolino: un fondo per gli sviluppatori europei di videogiochi. Non un granchè invero, come sa chi già fa questo affascinante quanto rischioso (in termini di frustrazione e insuccesso) mestiere. Certo, i politicanti non hanno resistito a inserire due postille un po' pericolose: la prima è la preferenza per chi proporrà progetti dedicati a promuovere l'identità europea e le diversità culturali; la seconda è il requisito necessario di aver già sviluppato un videogioco nel periodo dal 1 gennaio 2005 a oggi. La prima postilla è pericolosa perchè favorirà progetti potenzialmente fallimentari fatti ad hoc per prendere i fondi che verranno poi utilizzati per altri progetti "sotto coperta". I videogiochi devono divertire e dovrebbero vendere non promuovere l'identità europea: quella tipologia di giochi dovrebbe essere un compito istituzionale dei vari ministeri della Cultura o del Commissariato europeo. Il secondo requisito è altrettanto dannoso perchè la quantità di fondi messi a disposizione può essere utile giusto per un primo progetto "d'approccio" non per un progetto serio e strutturato. In questo modo si rischia di dare contributi a fondo perduto percentualmente insignificanti ad uno sviluppatore professionista ma che invece sarebbero stati fondamentali per un aspirante sviluppatore che deve partire da zero.
Ma come verranno assegnati questi grassi 1,5 milioni di euro? Dopo aver partecipato al bando (link) e superato la selezione, si potrà accedere ad un finanziamento non superiore al 50% del costo del progetto e ad una cifra compresa tra i 10 e 100000 euro. Probabilmente la pressione sarà tale che si tenterà di accontentare più progetti possibili e per questo prevedo un livellamento verso il basso dei contributi.
Al di là dei bug strutturali, è una notizia importante: il mondo politico europeo (escluso il vicepresidente della Commissione Franco Frattini, detto il Censore, lui ha proposto pochi giorni fa di censurare alcune chiavi di ricerca su Google! E' la seconda volta, dopo l'intervento lo scorso anno sulla polemica di Rule of Rose, in cui voleva censurare i videogiochi violenti) si è interessato alla produzione dei videogiochi, fino ad oggi appannaggio quasi esclusivo di società americane e giapponesi. Non saranno certo 1,5 milioni di euro a far nascere progetti importanti, ma il primo seme è stato gettato. Se darà buoni frutti il fondo verrà rimpinguato di nuovo, magari in modo più consistente. Malte Behrmann (foto sotto, il secondo da destra), segretario della EGDF, European Games Developer Federation, che ha intercesso presso la Comunità Europea per ottenere il citato fondo, ha dichiarato che "adesso che l'Unione Europea ha preso visione dell'importanza della nostra industria, speriamo che la comunità degli sviluppatori raccolga i frutti del nostro lavoro e faccia le sue proposte al fondo per lo sviluppo di progetti". L'EGDF è una specie di confindustria degli sviluppatori europei di videogiochi e raccoglie le seguenti associazioni nazionali: Tiga (Gran Bretagna), APOM (Francia), GAME (Germania/Austria), BGIn (Benelux), Producentforeningen (Danimarca), Spelplan-ASGD (Svezia) e Neogames (Finlandia). Non ci vuole proprio un falco a capire qual è la nazione assente.