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Pitfall: The Lost Expedition

Torna una leggenda dei platform ed icona dei videogames: l'Eroe avventuriero Harry Pitfall approda sugli schermi portatili dei nostri Game Boy Advance, vediamo insieme con quali risultati

APPROFONDIMENTO di Claudio Camboni   —   20/03/2004
Pitfall: The Lost Expedition
Pitfall: The Lost Expedition

Il padre di tutti gli esploratori

Pitfall Harry si (ri)presenta al pubblico con un altro primato: essere il primo archeologo dei videogames. Ancora una volta molti anni prima della nascita di altre SuperStar come Lara Croft e Indiana Jones. Compito di riproporre un personaggio così importante e carismatico è della Software House Australiana dei Torus, studio responsabile della realizzazione di DoomII e Minority Report sempre su GameBoy Advance. Nel più classico dei modi, l'avventura di un eroe inizia da un'evento che da' l'incipit alla storia: l'inizio del viaggio vede il nostro protagonista impegnato a provarci spudoratamente con la bella esploratrice Nicole. Ancora prima di poter iniziare a credere nelle facoltà di seduttore di Harry, ecco l'evento scatenante: l'aereo sul quale si trovano precipita clamorosamente nella Giungla. Invece che poter mettere le mani sulla bella ragazza, spenderete così il resto del tempo a dover salvare lei, il famoso archeologo Dottor Bernard Bittenbinder ed altri personaggi, all'interno di un gioco che pur non apportando nulla di nuovo al genere dei platform, si presenta come un carino incrocio di azione in side-scrolling, esplorazione con visuale dall'alto e un mix di altri minigames. La forza del gioco risiede proprio nella varietà del level design e nella differenzazione del gameplay all'interno di essi. Pur presentando modalità di gioco variegate, ognuna di essa non è particolarmente innovativa e divertente. Si tratta sempre e comunque di avanzare nel livello, saltare, uccidere nemici e collezionare ogni tanto qualche items, nulla di più. Facendo un confronto con il diretto rivale sul mercato, Prince of Persia, pur essendo un titolo dello stesso genere questi presenta almeno elementi di gioco freschi e nuovi come, ad esempio, il controllo del tempo, facendo apparire Pitfall come una vecchia reliquia polverosa senza classe e stile alla quale è stato dato un restyling..

Pitfall: The Lost Expedition
Pitfall: The Lost Expedition

Un classico riveduto in chiave moderna... missione riuscita?

Graficamente parlando, "Pitfall: The Lost Expedition" non si discosta mai dalla classificazione di "carino". Tutti i livelli sono ben curati, colorati e dettagliati, ma senza nessun colpo di genio, senza eccezionalità, senza elementi di spicco che facciano stupire il giocatore. Le animazioni del personaggio principale, dei comprimari e degli animali sono buone, anche se sicuramente lo sprite di Harry risulta sproporzionato rispetto allo schermo all'interno del quale si muove. Essendo troppo grosso rimane meno spazio per visualizzare tutto ciò che lo circonda, con buona pace per tutti i nostri buoni propositi da esploratori. E così può succedere che qualche nemico sbuchi fuori all'improvviso, oppure che ci possa sfuggire qualche chiave o item particolare. Per fortuna questo piccolo dettaglio è relativo solo alle parti in side-scrolling, ovviamente. Una nota positiva è che gli sviluppatori hanno deciso di discostarsi notevolmente dalla vecchia versione per Super Nintendo e di inserire in questo "The Lost Expedition" un numero maggiore di elementi del classico stile Pitfall. Il risultato finale è un patchwork della versione Atari2600, di Mayan Adventure e della nuova avventura 3D per console uscita da poco. Purtroppo è anche vero che il sapore finale non è nè carne nè pesce e, seppur il gioco risulti molto più vario dei precedenti, annoia allo stesso modo di un genere stantio che non aggiunge nulla ai centinaia di platform anonimi già presenti nella softeca di GameBoy Advance...

Pitfall: The Lost Expedition
Pitfall: The Lost Expedition

commentone finale

Seppur realizzato con cura, Pitfall ha un dannato sapore antico. Gameplay all'osso, livelli vari realizzati senza infamia e senza lode si mescolano ad un livello di difficoltà ben calibrato, ma che lascia finire il gioco in pochissime ore. Quello che viene naturale domandarsi è: perchè Pitfall dovrebbe essere acquistato? Risposta: nessuno lo potrà mai sapere, perchè Pitfall è un platform tra i platform, un'avventura qualsiasi tra mille avventure, un esploratore/avventuriero in mezzo a tanti altri ben più rinomati. E quindi un mezzo buco nell'acqua.

    Pro:
  • level design variegato
  • animazioni curate
  • dialoghi irriverenti in stile Pitfall
    Contro:
  • gameplay vario, ma piatto e anonimo
  • problemi di visuale
  • brevissimo

Probabilmente Pitfall si può considerare, dalla sua apparizione su Atari 2600, il capostipite del genere platform su console. Detto questo, Pitfall Harry è di fatto il primo eroe di un videogame platform. In netto anticipo sulla creazione di un'altra icona storica nata negli anni '80, Mario, il gioco disegnato da David Crane ebbe un ruolo fondamentale nella creazione del clichè nel suo genere all'interno del mondo dei videogames. Nel tempo, attraverso ogni rincarnazione del protagonista Harry, il gioco di Pitfall ha sempre mantenuto, fondamentalmente, gli stessi ingredienti e lo stesso sapore. Questa volta, pur trovandoci di fronte all'adattamento portatile del gioco uscito recentemente per tutte le console maggiori, Xbox, PlayStation2 e GameCube, abbiamo a che fare con un Pitfall sostanzialmente diverso da tutti questi. Sia a causa delle limitazioni hardware sul quale gira, sia per la necessità di creare qualcosa di nuovo che si discostasse dall'ormai anziano "The Mayan Adventure" uscito per Super Nintendo e riproposto tempo fà sempre su GameBoy Advance.