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The Division 2, abbiamo provato il PvP e la nuova Zona Nera

Volati fino a Malmo, a casa di Massive Entertainment, abbiamo provato le modalità competitive di The Division 2 ed esplorato la nuova Zona Nera.

PROVATO di Pierpaolo Greco   —   17/01/2019

Eravamo già entrati in contatto nei mesi scorsi con The Division 2, atteso e promettente sequel di quell'action online con visuale in terza persona prodotto da Ubisoft, che rientra alla perfezione nella categoria dei giochi servizio. Lo avevamo già provato in occasione del suo annuncio all'ultimo E3 di Los Angeles, per poi approfondire alcuni aspetti della sua ambientazione, non più la freddissima New York del primo capitolo ma una calda e umida Washington DC, durante la Gamescom di Colonia. Ma per iniziare finalmente a capire qualcosa di più del progetto, abbiamo dovuto attendere fino a questa occasione: un viaggio nella splendida quanto gelida Malmo, direttamente a casa di Massive Entertainment, per entrare in contatto con un codice avanzato, per quanto limitato, del gioco. E ora siamo finalmente pronti per raccontarvi tutto quello che siamo riusciti a vedere e giocare durante questo incontro dedicato esclusivamente alla componente competitiva, quella PvP, di The Division 2. Nulla di nuovo, purtroppo, per quello che concerne la campagna principale o l'aspetto narrativo, neppure qualche informazione superficiale sulla fase di leveling o sull'evoluzione dei personaggi in termini ruolistici ma "solo" tanto, tantissimo giocatore contro giocatore sia all'interno della Zona Nera che in un paio di modalità multiplayer istanziate.

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La Zona Nera di The Division 2

Entriamo nel dettaglio del nostro resoconto e delle nostre impressioni partendo dalla novità più corposa di The Division 2: l'enorme potenziamento della Zona Nera. Se state leggendo queste righe ma non avete mai trascorso neanche un minuto con il capitolo originale dell'MMO firmato Ubisoft, sappiate che in The Division l'area principale della mappa, quella dove si svolge la campagna narrativa, non prevede la possibilità di attaccare gli altri giocatori ma solo ed esclusivamente i personaggi controllati dal computer. Chi vuole dedicarsi al PvP deve attraversare i varchi che recintano fisicamente l'area più caotica e priva di regole, per l'appunto la Zona Nera, così da ritrovarsi in un territorio dove vige il PvPvE: non bisognerà stare attenti solo alle fazioni controllate dal computer ma potremo essere liberamente attaccati anche dagli altri giocatori. Il risultato era un'escalation di assalti che permetteva di portarsi a casa bottini sempre più ricchi e preziosi vivendo sulla propria pelle il rischio e il pericolo di perdere in un attimo il loot accumulato con fatica durante le scorrerie nel territorio. La meccanica funzionava davvero molto bene ma ha rappresentato per lungo tempo l'unica componente end game del gioco portando così una frangia di giocatori ad allontanarsi dal titolo a causa di una certa ripetitività di fondo.

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Per questo sequel i ragazzi di Massive hanno quindi pensato di fare le cose ancora più in grande. Innanzitutto in The Division 2 ci saranno ben tre Zone Nere, ognuna con le sue specifiche caratteristiche strutturali e un'ambientazione peculiare in quanto legata al quartiere che "ospita" l'area anarchica. Per entrare nello specifico, ricordando che il sequel è ambientato esclusivamente a Washington DC, ce ne sarà una nella zona della Union Station, caratterizzata da molti spazi aperti e da edifici di dimensioni generose; una nel distretto portuale del Fisherman Dwarf che, esattamente all'opposto, offrirà soprattutto interni di edifici e ambienti molto ristretti; l'ultima, l'unica che non abbiamo purtroppo potuto provare durante il nostro test, sarà invece all'interno di Georgetown e rappresenterà un mix tra le due precedenti con alcune aree aperte e circondate da edifici bassi con uno stile architettonico europeo. Ognuna di queste Zone Nere sarà introdotta con un vero e proprio ciclo di quest narrative che consentiranno al giocatore di conoscere e prendere confidenza con l'area e la sua tipologia di guerriglia urbana prima di buttarlo nel mezzo della mischia alla mercé degli altri giocatori. Ma la scelta di implementare tre diverse Dark Zone non si limita a una questione estetica e scenografica.

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Alla base della scelta di Massive c'è un'ulteriore idea di gameplay: una volta raggiunto il level cap, si sbloccheranno le Zone Nere occupate. In pratica, una delle tre aree sopra descritte, a rotazione, sarà controllata da una fazione gestita dal computer con due importanti conseguenze sul gameplay: il friendly fire sarà sempre attivo, rendendo estremamente complicata e avvincente la gestione del proprio team e la coordinazione durante le sparatorie; inoltre verrà meno la cosiddetta normalizzazione delle statistiche. Di che si tratta? Un po' come avviene in moltissimi MMO, soprattutto nei giochi servizio, per cercare di rendere equilibrata la sfida tra giocatori, le modalità PvP prevedono un appiattimento delle statistiche degli sfidanti e non tengono conto del livello raggiunto e dell'equipaggiamento indossato. La Zona Nera occupata, a differenza di quelle libere, non prevede questa normalizzazione e, di conseguenza, armi, armature e sopratutto la build montata potranno fare la differenza, spostando su un ulteriore piano di difficoltà la sfida offerta. E ovviamente un rischio così elevato di rimanerci secchi per colpa dei proiettili sparati da un altro giocatore, sarà premiato con loot di altissimo livello.

Diventare traditori in The Division 2

Il corposo restyle operato da Massive con la Zona Nera è arrivato persino a toccare la meccanica che regola gli agenti traditori. Rispetto a quanto avveniva in passato, ora entrare nella Dark Zone non significa automaticamente essere predisposti al PvP: di default non si potrà infatti essere attaccati dagli altri giocatori, ma soltanto dai personaggi controllati dal computer durante la ronda che ci porterà a liberare le varie zone presidiate dalle fazioni criminali di Washington DC. Se si vogliono però mettere le mani sul loot di livello più elevato, dovremo attivare lo stato traditore grigio premendo l'analogico destro. Così facendo, saremo esposti al fuoco degli altri giocatori e potremo avviare un loop di missioni che ci porteranno a esplorare la dark zone per interagire con alcuni terminali così da individuare un covo dei ladri: una vera e propria istanza dove potremo entrare con i nostri compagni di team e avere accesso a ricompense di varia natura.

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Nel momento in cui si è grigi saremo sì soggetti al fuoco degli avversari ma noi stessi potremo uccidere gli altri giocatori che hanno attivato la modalità. Così facendo il nostro teschio si colorerà di rosso e saremo molto più facilmente individuabili dagli altri player. Continuando a uccidere gli avversari potremo alla fine attivare la caccia all'uomo diventando visibili persino sulla mappa della Zona Nera degli avversari e trasformando il nostro teschio rosso in uno dorato. Raggiunto questo stato, dovremo trovare uno specifico terminale e impiegare alcuni preziosi secondi per effettuare l'hacking mentre gli altri compagni di team dovranno difenderci. Se riusciremo nell'operazione sbloccheremo un loot di livello elevato. Di fondo rimane sempre presente l'estrazione, ovvero la meccanica che ci costringe a chiamare l'elicottero di supporto per portare al sicuro il loot raccolto nella Dark Zone e tutti questi elementi che caratterizzano il nuovo PvPvE si amalgamano alla perfezione per offrire un'esperienza giocatore contro giocatore decisamente più varia che in passato e probabilmente adatta a una platea più estesa.

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Ma in The Division 2 c'è qualcosa anche per chi cerca un PvP più classico e organizzato visto che in qualsiasi momento potremo unirci ad una serie di modalità di gioco competitive e istanziate con una propria progressione e ovviamente loot dedicati. A quanto pare al lancio di The Division 2 ci saranno quattro tipologie di sfide, all'interno di tre mappe originali, dove due squadre da quattro giocatori dovranno vedersela una contro l'altra: schermaglia, dominio, team deathmatch e cattura la bandiera. Queste ultime due sono abbastanza ovvie e non erano provabili durante la nostra visita da Massive. Nel nostro test, ci siamo quindi potuti focalizzare sulle prime due. La schermaglia è una variante del team deathmatch dove ogni squadra ha un numero predeterminato di vite (nella prova erano 16) che si consumano ad ogni respawn. Il primo team che le riduce a zero e rimane senza giocatori in campo, perde. Dominio è invece un classico controllo del territorio con tre punti dislocati nella mappa che vanno conquistati e mantenuti per far aumentare il punteggio del proprio squadrone. Chi raggiunge per primo lo score massimo (nella nostra prova il round durava al massimo 10 minuti con un punteggio limite di 750), vince. Nulla di particolarmente rivoluzionario, sia chiaro, ma è evidente come il team di sviluppo abbia davvero fatto tesoro delle critiche rivolte al primo The Division e stia cercando di portare sul mercato un sequel quanto più vario e completo possibile già al lancio.

Le nostre impressioni

Dopo essere rimasti attaccati al joypad di Xbox One X per quasi tre ore di fila, ci sentiamo abbastanza confidenti nel cominciare ad esprimere qualche considerazione. C'è un elemento che ci ha immediatamente colpito non appena abbiamo iniziato a passeggiare nella Zona Nera: l'estrema sensazione di familiarità percepita con The Division 2. Questo sequel è davvero la massima espressione, con l'accezione più positiva possibile, di more of the same. Se avete giocato il primo capitolo, anche soltanto per pochissime ore, con questo seguito vi sentirete immediatamente a casa. I comandi, la gestione delle coperture e delle abilità, l'interfaccia di gioco, le schermate interne, la reattività dei controlli, tutto sembra gridare The Division. E questo è sicuramente positivo visto che a parere di chi scrive, il franchise non aveva assolutamente bisogno di rivoluzioni o cambiamenti in corsa ma solo di un grandissimo lavoro di rifinitura, dello snellimento di alcune meccaniche e soprattutto dell'estensione massiccia dei contenuti offerti. E su questo fronte Massive sembra aver davvero centrato il bersaglio.

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Siamo rimasti invece più timidi per quello che concerne il bilanciamento e, a tratti, l'effettiva frenesia dell'azione. D'altronde non è stato semplice entrare subito in partita: la sessione di prova ci ha di fatto sbattuti di fronte a un contenuto praticamente da endgame con un personaggio completamente potenziato e senza alcun tipo di tutorial o sessione di riscaldamento per riprendere confidenza con gli aspetti più ruolistici del personaggio e del suo equipaggiamento. Anche il secondo The Division, esattamente come il primo, prevede una curva di apprendimento abbastanza accentuata e non potevamo impiegare minuti preziosi per studiare tutte le armi che avevamo a disposizione, le modifiche, le build relative alle abilità e così via. Quello che abbiamo però potuto notare è che il 100% dei giocatori, tutti giornalisti invitati da Massive, aveva almeno un drone equipaggiato come una delle due skill attive e questo denota un potenziale sbilanciamento almeno per chi è alle prime armi (o deve riprendere confidenza con il gioco dopo una lunga sessione di pausa).

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Allo stesso tempo durante la prima sessione all'interno di una delle due Zone Nere affrontabili durante l'evento, abbiamo percepito un'eccessiva sensazione di ripetività anche a causa di uno scenario davvero troppo vuoto. L'estensione dell'area di gioco, unita alla fase di "apprendistato" iniziale, ci ha fatto affrontare una Dark Zone quasi priva di altri giocatori (è ancora valido il numero massimo di 12 giocatori per Zona) costringendoci ad andare avanti per parecchio tempo con il solo loop delle aree controllate dal computer da svuotare. Un discorso similare ci sentiamo di farlo anche per il PvP strutturato visto che le due lunghe sessioni di schermaglia e dominio, per quanto divertenti e immediate, non ci hanno stupito essendo tipologie di sfida decisamente classiche e già viste in passato. Sia chiaro che si tratta di impressioni preliminari e probabilmente falsate da un ambiente di prova che non ci ha permesso di scendere in profondità tra le miriadi di opzioni a disposizione del giocatore per configurare il suo avatar. Su quest'ultimo fronte The Division 2 ha davvero moltissimo da offrire. Estremamente di più del suo predecessore, anche solo se si prendono in considerazione le abilità speciali, ognuna con le sue specifiche varianti, e senza tenere conto della specializzazione che si sblocca al raggiungimento dell'endgame.

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Il gioco di Massive Entertainment ci è apparso in splendida forma anche per quel che concerne l'aspetto tecnico. Pur trattandosi di un "semplice" potenziamento di quanto visto nel predecessore, il cambio radicale di ambientazione unito alla nuova condizione meteorologica estiva ci ha restituito un comparto visivo molto piacevole che spicca soprattutto nella qualità del rendering dei personaggi. Il codice girava in modo impeccabile e questo ci lascia ben sperare per la stabilità della release finale. Release che sarà ovviamente un punto di partenza e non di arrivo nella vita di The Division 2, visto che il supporto da parte dello sviluppatore sarà massiccio e continuativo, persino superiore a quanto fatto con il primo capitolo nonostante siamo convinti che stavolta ci troveremo di fronte a un pacchetto sicuramente più completo già al day one. Giusto per citare un esempio a conferma di quanto detto, il sequel supporterà i clan fin dal lancio con un sistema di progressione che avrà conseguenze persino sulla base personale visto che un'intera area della struttura, ancora oggi avvolta nel mistero, sarà dedicata proprio ai gruppi che saranno gestiti anche attraverso comodi menu interni con addirittura una bacheca privata dedicata allo scopo.

Nonostante l'incontro con The Division 2 a casa di Massive fosse relegato al solo comparto PvP, siamo riusciti a farci un'idea abbastanza approfondita di quello che possiamo aspettarci da questo sequel. È infatti molto evidente come il titolo sia un perfetto potenziamento dell'esperienza vissuta nel capitolo originale e sia il frutto di un laborioso e attento lavoro di analisi e studio delle richieste e delle critiche mosse dai fan. Se quindi siamo assolutamente certi che questo successore avrà grandi possibilità di farsi amare da tutti i giocatori veterani di The Division, siamo curiosi di vedere come riuscirà a convincere le nuove leve a entrare in questo profondo e complesso franchise. Ci sarà comunque ancora tempo per tornare sul titolo, tramite le immancabili sessioni beta e magari attraverso qualche altro evento dedicato, prima del suo arrivo sul mercato previsto per il 15 marzo.

CERTEZZE

  • La nuova gestione delle Zone Nere e dello stato rogue aggiunge molta carne al fuoco
  • Tra abilità, equipaggiamento e specializzazioni, la varietà delle build possibili sembra enorme
  • Incarna alla perfezione il concetto di more of the same...

DUBBI

  • ...e per questo potrebbe faticare ad attrarre nuovi giocatori
  • Non siamo convinti del bilanciamento delle abilità speciali nel PvP