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TV Digitale Terrestre

Entro il 2006 prenderanno il via le trasmissioni televisive in digitale. In questo articolo cercheremo di capire i vantaggi che porterà un tale cambiamento ma anche gli aspetti più delicati da affrontare per sfruttare in pieno il successo del nuovo standard.

APPROFONDIMENTO di La Redazione   —   04/07/2003
TV Digitale Terrestre
TV Digitale Terrestre

In cosa consiste il cambiamento

Già in via di sperimentazione in alcune città italiane, fra le quali Palermo, tutte le nostre emittenti dovranno adeguare quindi i loro impianti alla trasmissione in digitale, mentre da parte dell’utenza il cambiamento non sarà da meno, visto che bisognerà acquistare un ricevitore – da non confondere con il decoder satellitare – che possa permetterci di godere del nuovo formato. Come i ricevitori tv satellitari anche quelli per il digitale terrestre potranno ricevere aggiornamenti software in remoto e gestire la guida elettronica dei programmi, la Pay-Per- View, servizi di Home-Banking ed Home-Shopping. Oppure un’altra soluzione vede cambiare la propria televisione con una che integri già al suo interno il proprio ricevitore. Inoltre non ci sarà bisogno della parabola ma servirà solo l’impianto di antenna tradizionale.

Vantaggi del nuovo standard

Ma perché, qualcuno si domanderà, c’è bisogno di un tale cambiamento? La risposta è che questa rivoluzione offrirà un salto qualitativo non indifferente. Infatti avremo finalmente la possibilità di trovarci di fronte ad una elevata qualità audio-video, a contenuti multilingua, a colonne sonore in multicanale. Oltre a questo si aggiunge la presenza di nuove reti, una ricezione migliore del segnale (che prima dava enormi scocciature a molti) e non ultimo per importanza un minore inquinamento elettromagnetico. Tutti aspetti fondamentali, ma che dovranno esser chiari anche all’utente meno competente.

Alta Definizione (HDTV): Miraggio o prossima realtà?

A scalfire l’entusiasmo per le novità in arrivo, ci delude la consapevolezza che in Italia non sarà prevista, almeno in partenza, la trasmissione digitale ad alta definizione (HDTV), già una realtà negli Stati Uniti ed in Giappone. Una conquista che si pensava fosse ormai a portata di mano ma che invece si trasforma in beffa, perché rinunciando all’alta definizione, visto che le nuove piattaforme non sarebbero compatibili, significa tagliare del 50% le potenzialità del digitale. Infatti l’HDTV permetterebbe formati di immagine di 1920x1080 pixel sia in modalità interlacciata che progressiva con un frame rate che va da 24 a 60 Hz. Concretamente la visione gode di maggior definizione con un livello di dettaglio eccezionale, impensabile con le normali trasmissioni analogiche. Il divario risulta ancora più tangibile se pensiamo che queste ultime godono solamente di una risoluzione orizzontale massima di 540 pixel (nel caso del Pal), tale da non raggiungere mai gli standar dell’HDTV. La trasmissione in digitale in alta definizione avviene tramite la compressione MPEG2 (standard utilizzato anche per i Dvd) con un Bit Rate elevato, intorno ai 20 Mbit/s. Risulta chiaro come questa nuova frontiera sembra essere ostacolata più da motivi burocratici che di carattere tecnico, anche perché un'eventuale privazione iniziale significherebbe meno introiti per le major dell’elettronica che si vedranno invenduti tutti i monitor compatibili con l’alta definizione. Forse l’unica speranza è che i colossi dell’elettronica diano per primi una scossa, soprattutto i più influenti in Europa come Sony o Philips, e facciano valere il loro peso politico.

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La nuova pay-tv italiana

Apriamo una piccola parentesi sulla nascita della nuova e unica piattaforma digitale satellitare Sky Italia, nata dalla fusione tra Tele + e Stream. Le trasmissioni prenderanno il via il 31 Luglio e leggendo il palinsesto si prospetta una pay-tv molto diversa dai due predecessori. L’offerta prevede oltre a dieci canali di cinema, un vasto assortimento di canali sportivi ma soprattutto inediti - per il nostro tipo di televisione – talk show e tg popolari di stampo prettamente anglosassone. Riuscirà il magnate Murdoch (padrone di Sky Italia) a risollevare le sorti della pay-tv italiana dopo che Tele + e Steam non hanno mai coperto i costi operativi? Questo potrebbe anche essere un presagio per la sorte della tv digitale terrestre, visto che un eventuale fallimento rappresenterebbe un problema difficile da non tenere in considerazione.

Eventuali incentivi dello Stato Italiano

Intanto lo Stato Italiano sembra muoversi con ipotetici incentivi affinché il passaggio sia indolore e avvenga entro i termini stabiliti dalla legge. Visto comunque che gli italiani non vedono di buon occhio questo cambiamento che comporta un sacrificio economico non indifferente per alcuni, il Ministro delle Telecomunicazioni Maurizio Gasparri ha annunciato l’intenzione di favorire il passaggio alla nuova tecnologia con una campagna di rottamazione degli apparecchi tv a partire dal 2004. Anche quest’ultima soluzione è stata molto criticata anche perché sembra avere secondi fini. Più che una strategia appare come un buon stratagemma per ricavare grossi introiti nelle casse dello Stato tramite l’IVA dei nuovi apparecchi. Per non parlare del problema di smaltimento dei vecchi televisori, che hanno un costo non indifferente e sono a carico delle aziende produttrici, e non ci è difficile pensare come queste spese di smaltimento aumenteranno i prezzi dei prodotti. Alla fine dei conti è sempre il consumatore che per un motivo o l’altro ci rimette. Perché l’utente può benissimo tenersi il suo vecchio televisore acquistando solo il ricevitore. In verità anche per quest’ultimo è stato previsto un incentivo che sembra far acqua da tutte le parti: nella finanziaria 2003 è stato previsto uno stanziamento di quattro milioni e mezzo di euro che però alla prova dei fatti permetteranno di agevolare l’acquisto di una piccola quantità di ricevitori e una volta esaurito – il fondo è il medesimo cui si attinge per attivare le ADSL - molti rimarranno a mani vuote.

Cosa fare per sensibilizzare l’utenza media

Mettendo per un attimo da parte questi aspetti logistico-economici in fase di studio, crediamo che il punto cruciale per far sì che si attui la svolta tecnologia il più velocemente possibile sia rendere tangibili e chiari i vantaggi che porterà l’avvento del digitale nelle nostre case anche agli utenti più ignoranti in materia. Perchè sinceramente, quando prima l’industria e le riviste del settore non si impegnano a diffondere questa nuova “cultura” ai meno esperti, sarà difficile pensare a uno sviluppo tempestivo del nuovo standard. Crediamo che l’esperienza avuta con il formato Dvd, che fino a un anno fa aveva un tasso di penetrazione bassissimo, possa chiarirci le idee per stabilire da subito una campagna “educativa” verso il bacino di utenza meno ferreato in materia che rappresenta una buona parte del mercato. Se si registrerà un successo in questa delicata operazione allora il digitale potrà avere successo. Nel frattempo chiediamo da parte dello Stato un piano di sviluppo serio e al passo con gli altri stati europei.

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Perché dovremo passare alle trasmissioni digitali terrestri

Ormai non ci sono più scuse: il recente Decreto legge 1181 prevede che entro il 2006 le Tv del palinsesto italiano (ed europeo) dovranno cessare di trasmettere in analogico per passare al formato digitale. Il Parlamento europeo con una recente risoluzione ha sollecitato la Commissione a predisporre in tempi rapidi linee guida per gli Stati membri per l'implementazione della tv digitale terrestre, lo standard di trasmissione DVB-T (Digital Video Broadcasting – Terrestrial). La nuova tecnica su cui si baserà la trasmissione si chiama O.F.D.M.: Orthogonal Frequency Division Multiplex, trasmissione in multiplex a divisione di frequenza ortogonale diffusa da ripetitori terrestri in UHF (come potete vedere dalle immagini). Il punto di partenza dei sistemi televisivi digitali è la codifica e la compressione del segnale audio/video, cioè la trasformazione di suoni ed immagini in movimento in numeri binari, zero e uno, gli stessi utilizzati dai computer.
Il segnale televisivo analogico varia in modo continuo e pilota direttamente il fascio elettronico che attiva i punti luminosi sullo schermo del televisore, determinandone la luminosità, il contrasto, il colore, in questo tipo di trasmissione il segnale ricevuto è sensibile ai degradamenti introdotti dal canale trasmissivo, quali rumore, interferenze, disturbi, riflessioni, che si ripercuotono direttamente sulla qualità del servizio. Nella trasmissione digitale le sequenze di zero e uno, che rappresentano istante per istante il segnale radiotelevisivo, vengono invece trasferite senza errori, grazie a sofisticate tecniche di correzione, ed è quindi possibile, per il ricevitore, ricostruire esattamente il segnale originario. La codifica e la compressione del segnale audio viene effettuata con il sistema MUSICAM, usato anche nello standard per la diffusione radiofonica digitale: il DAB, Digital Audio Broadcasting.
Come molti capiranno, questo comporterà una vera rivoluzione nell’ambito televisivo sia tecnologico ma anche qualitativo.