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Uno spot ucciderà l’ultimo drago?

La pubblicità si insinua prepotente nei videogiochi. Arriveranno guai oltre che danari?

DIARIO di Antonio Jodice   —   05/07/2004

Qualche tempo fa leggevo un’intervista di Computer & Videogames a J. Allard, vice presidente corporate di Microsoft, che commentava con toni entusiasti l’arrivo di Electronic Arts su Xbox Live. Obiettivamente, la notizia è passata troppo sotto silenzio soprattutto qui nel vecchio continente, data la tipica matrice USA della maggior parte dei brand sportivi del colosso Statunitense, ma le cose cambieranno quest’autunno con l’uscita del prossimo capitolo di Fifa Soccer.

Uno spot ucciderà l’ultimo drago?

Nonostante l’arrivo quasi contemporaneo di Pro Evolution Soccer 4 sulla console verde crociata, se quest’ultimo non dovesse avere, come sembra, il supporto per Xbox Live, sarà interessante vedere quanto la possibilità di giocare in rete sarà in grado di convincere i giocatori europei a preferirgli il calcio made in EA. A prescindere da queste riflessioni, colpiva l’ipotesi paventata da Allard di un grande campionato di calcio europeo sponsorizzato dalla Coca Cola con in palio migliaia di euro per il vincitore. Il nostro invitava a pensare alle possibili implicazioni dell’innesto della pubblicità in un campo fertile come quello dei giochi di calcio, che son stati tra i primi a vedere le sponsorizzazioni di ditte realmente esistenti a mezzo dei cartelloni pubblicitari a bordo dei campi di gioco poligonali.

In effetti, le possibili combinazioni sponsor, online e giochi sportivi sono molteplici, soprattutto per una creatura pantagruelica come la pubblicità, sempre in cerca di nuovi settori in cui estendere le proprie attività. E’ un viaggio che parte da lontano, basta ricordare giochi come Cool Spot di Dave Perry, un discreto platform con protagonista il testimonial della 7Up, o McDonald's Treasure Land Adventure, altro platform per Megadrive, con protagonista il pagliaccio Ronald.

Uno spot ucciderà l’ultimo drago?

Ora, però, i pubblicitari di tutto il mondo sono in cerca di metodi meno sfacciati coi quali attirare l’appetitoso pubblico dei videogiocatori verso questo o quel prodotto.
Metodi più sottili in grado di far affezionare ragazzi di età compresa tra i 15 e i 35 anni ad un brand piuttosto che un altro. Nel Regno Unito è nata un’agenzia, Hive, che si occupa di pubblicità nei videogiochi. Non di semplice advertising, ma della ricerca, tra le migliaia di giochi in sviluppo, di quali siano passibili di integrazione pubblicitaria. I primi due frutti dell’opera di questo gruppo di ragazzi, tutti con un passato nel mondo dei videogiochi, son stati Judge Dredd: Dredd vs. Death e l’ultimo Worms 3d nei quali quando il giocatore o il verme di turno bevono una lattina di Red Bull ricevono una scarica di energia che migliora le prestazioni del personaggio. Un bel modo di introdurre in un gioco il noto “Red Bull ti mette le ali”, non c’è che dire. Uno degli scopi dichiarati di quest’agenzia è quello di aiutare gli sviluppatori, in questo caso Rebellion e Team 17, a trovare nuove risorse per portare a termine i sempre più onerosi cicli produttivi di un videogioco grazie agli input economici degli sponsor.

Quello che dà da pensare sono i possibili sviluppi di un intento all’apparenza così filantropico.

Uno spot ucciderà l’ultimo drago?

Non tutti i giochi sono naturalmente sponsorizzabili anche ad un’analisi veloce. Titoli sportivi, Fps, giochi d’azione con un’ambientazione contemporanea potrebbero, più o meno facilmente, trovare una nota marca di calzature o di cioccolatini disposte a dare in dote il proprio nome ed un bel pacco di soldi. Diverso il discorso per un titolo d’ambientazione fantasy, difficile immaginare un barbaro che con le sue Nike va ad affrontare l’ennesima battaglia. Niente sponsor per Conan, verrebbe da dire e fin qui poco male. Il problema è che, se le grandi software house sarebbero in ogni caso al riparo da certe tentazioni, avendo comunque i fondi per sviluppare titoli poco commerciali, gli sviluppatori medio piccoli potrebbero volersi dedicare unicamente a generi di giochi coi quali creare sinergie attira sponsor e danari. Ovviamente, questa è ancora una strada lunga e tenebrosa da percorrere, ma chi sa che un giorno Dirk non si renda conto che, per liberare Daphne dal drago, sarebbe bastato fargli vedere uno spot della Nuvenia Pocket. Una bella principessa, che si lancia col paracadute in quei giorni del mese, potrebbe fare miracoli ed uccidere anche l’ultimo drago.