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Hitman e Mass Effect, due serie storiche a rischio: sarà il Giappone a salvare il single player dall’abisso?

Cerchiamo di ragionare sulla situazione attuale di alcuni storici brand

NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   12/05/2017

L'associazione del titolo può apparire un po' forzata a una prima occhiata, ce ne rendiamo conto, ma nondimeno vogliamo proporvi una riflessione partendo da alcuni numeri. Cominciamo con quelli di Mass Effect e Hitman, le due serie a rischio in questo momento. Del primo sappiamo che ha venduto più di due milioni di copie nelle prime settimane. Uno sprovveduto potrebbe vederlo come un ottimo risultato e magari lo sarebbe anche, se non considerassimo che Electronic Arts sperava di vendere almeno sei milioni di copie, cifra che a questo punto, con il calare dell'interesse per il gioco, appare difficile da raggiungere. Di Hitman, invece, non conosciamo l'entità delle vendite. L'unico dato disponibile è quello elaborato da SteamSpy, che parla di più di seicentomila copie vendute dal primo episodio su PC, non tutte a prezzo pieno. Ovviamente gli vanno sommate le vendite su Xbox One e PlayStation 4, di cui non sappiamo nulla. Quello che ci è noto però, è che Square Enix non ha citato il gioco nel suo ultimo rapporto finanziario, tranne per confermare la messa in vendita di IO Interactive. Insomma, evidentemente è andato sotto le aspettative, al punto da aver convinto la dirigenza a rinunciare alla proprietà intellettuale.

E qui arrivano i titoli giapponesi. Recentemente il Giappone ci ha deliziato con diverse hit: NieR: Automata, Nioh, Persona 5 e volendo anche Resident Evil VII, nonostante quest'ultimo abbia mancato l'obiettivo delle quattro milioni di copie vendute entro la fine dello scorso anno fiscale (ne ha vendute 3,4 milioni), conclusosi il 31 marzo 2017. I giochi citati sono dei successi perché sono stati definiti tali dai publisher, evidentemente soddisfatti dalle vendite. Guardiamo però i numeri: NieR: Automata pare che abbia superato gli 1,5 milioni di pezzi venduti, Nioh ha superato il milione, Persona 5 pare che sia andato ben oltre le aspettative di Sega e Atlus (anche se non sono stati forniti dati precisi) e Resident Evil 7, come già detto, è arrivato a 3,4 milioni di copie. A parte il titolo di Capcom, tutti gli altri hanno venduto meno di Mass Effect: Andromeda e, probabilmente, di Hitman, eppure hanno soddisfatto le aspettative dei loro publisher. Insomma, i videogiochi giapponesi vendono meno e hanno successo? Come si spiega?

Facile. Come al solito fa bene ricordare che le vendite da sole non significano nulla se non si relazionano ai costi di sviluppo. Facciamo due esempi. Max Payne 3 vendette più di cinque milioni di copie, ma Rockstar e Take-Two congelarono la serie perché ne doveva vendere di più per andare in pareggio. Lo stesso accadde con Alien: Isolation, che vendette due milioni di copie, fruttando però pochissimo a Sega. Insomma: non si producono videogiochi per recuperare i soldi investiti e non si producono per perderci. A prescindere dalle vendite, si parla di successo quando un titolo raggiunge o, quantomeno, si avvicina agli obiettivi prefissati, producendo utili. Per questo motivo le copie vendute da Mass Effect: Andromeda non significano nulla, se non le si mette in relazione con i costi di sviluppo e gli obiettivi di EA, che abbiamo esplicitato sopra. E solo così si può capire come mai di fronte a un numero inferiore di copie vendute, NieR: Automata sia un successo e il titolo di BioWare no: è costato meno produrlo.

Ecco, secondo noi uno dei modi per salvare le produzioni incentrate sulla modalità single player è proprio quello di affidarsi a produzioni meno sontuose, ma che garantiscano il successo superate un numero accettabile di copie. Gli sviluppatori giapponesi sono entrati in crisi negli scorsi anni perché non sono riusciti a stare dietro alla corsa tecnologica degli studi occidentali, corsa che però ha fatto lievitare enormemente i costi di sviluppo. Paradossalmente questa maggiore lentezza gli permette di lanciare su un mercato più sgombro una serie di titoli che riescono a risaltare anche senza dover puntare a vendite stratosferiche. Così mentre gli studi occidentali sono in un certo senso costretti a ridurre la loro offerta, perché ogni fallimento significa la perdita di molti milioni di dollari, concentrandosi su sempre meno brand, realtà come Koei Tecmo, Bandai Namco, Square Enix stessa e altre, possono annunciare l'arrivo di nuovi titoli dalle nostre parti, quasi tutti pensati come esperienze per giocatori solitari (o quasi). Perché comunque questi titoli un mercato ce l'hanno, a prescindere dall'avanzata inesorabile dei videogiocattoli/servizi.